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Post n°72 pubblicato il 12 Ottobre 2010 da contenadir
Sempre in movimento, sempre alla ricerca di qualcosa, sempre pronta ad andare oltre.. e io che mi stupisco ancora … No hai ragione, non è stupore … è la piacevole sensazione di sapere che sei tu, mai uguale a te stessa, ma sempre tu. Mi basta guardarti, e subito avrei mille parole, ma tu , con un dito sulla bocca, mi insegni un nuovo modo di comunicare, senza le parole: è restare in contatto con la testa, con i gesti, con le emozioni. Qualcuno la chiama empatia, oppure simbiosi … ,ma è qualcos’altro. E’ aggiungere un po’ di noi stessi al mosaico delle nostre vite, è lasciare che un po’ di noi diventi trasparente all’altro, per essere attraversato, come una seconda pelle. Mi piace pensare che un po’ di te si adagi su di me, come l’odore della tua pelle che mi resta addosso. Mi piace pensare che ascoltare i tuoi silenzi, è come lasciarti scivolare dentro ai miei anfratti. Mi piace pensare che, come per gli alberi, cadute le foglie resta l’essenza di quel che siamo. Senza orpelli, restano gli spigoli, come i ricci per le castagne. Appare l’autunno per quel che è: una stagione necessaria. Profumi intensi, colori caldi, brividi e voglia di tepore. Morbida come il muschio, l’atmosfera ovattata ci avvolge come foschia, mentre i nostri aliti condensano sui vetri in un perlage finissimo … “Andiamo “ mi dici, e sottovoce, indovinando il mio pensiero, aggiungi: “… lo so …”
Post n°71 pubblicato il 26 Settembre 2010 da contenadir
E’ una giornata di settembre, ma di un tiepido autunno. Il sole invita ad andare, ad uscire, a catturare questi ultimi raggi, prima del freddo. Accetto l’invito, e mi immergo in questa atmosfera sospesa, a metà tra una stagione e l’altra. Non è più estate, non fa più caldo, ma non fa freddo. Si sta bene, e quest’aria profumata mette di buonumore. Costeggiando il lago, mi assale un ricordo. Di questa stagione, arrivava il momento che mi rendevo conto che , iniziata la scuola, l’estate era finita. E il lago ritornava mio. Finite le frotte di turisti della domenica, il lago sfoderava tutto il suo fascino, assumendo sfumature e tonalità diverse, ma ancora stupende. Questa luce di taglio regalava riflessi che la luce della piena estate non ha. Gli stessi riflessi che oggi mi richiamano alla mente quelle sensazioni. Un’estate è finita, ma ogni fine, segna l’inizio di una cosa nuova. Ed è questo il bello: è come andare a letto la sera, e addormentarsi sereno, sapendo che è stata una bella giornata. E svegliarsi la mattina, con l’entusiasmo che ti da la forza di affrontare un’altra giornata. E in mezzo la notte. E’ come guardarti negli occhi, e sapere che ciò che è stato, è ieri. Tra un attimo , sarà un’altra emozione, a increspare l’aria. E in mezzo Tu….
Post n°70 pubblicato il 08 Marzo 2010 da contenadir
IL viaggiatore era tornato, e ancora una volta il destino l’aveva portato alla sua porta Lei, dietro la porta, non sapeva che lui stava arrivando. Non sapeva che lui era come se fosse sempre stato li fuori. Perché viaggiando l’aveva portata sempre con se. E lui un giorno, viaggiando, aveva raccolto quella conchiglia, per lei. Per portarla a lei. Era una semplice conchiglia, ma lui ne aveva fatto un ciondolo: l’aveva forata , e aveva passato nel foro del filo rosso. E viaggiando, aveva messo nella conchiglia i pensieri per lei. Quelli di quella sera, col mare in burrasca ed il vento che soffiava, accanto a quelli della spiaggia senza impronte, come una lavagna liscia , tutta da scrivere. Pensieri soffici, come cuscini, e pensieri aguzzi come scogliere, o roventi come sabbia al sole. Era una semplice conchiglia, ma nel guscio lui vi aveva messo la sua poesia, il piccolo granello attorno al quale si coagulavano frammenti di anima, da regalare a lei. Era una semplice conchiglia, poteva contenere poche gocce d’acqua, ma goccia dopo goccia, l’acqua poteva diventare ruscello,fiume , cascata. Era una semplice conchiglia, e lui la teneva stretta nel pugno. Quando incontrò i suoi occhi, le disse: ”E’ una semplice conchiglia. Se la porterai all’orecchio, sentirai il mare. Se la metterai sul cuore, sentirai il mio cuore.”
Post n°69 pubblicato il 22 Gennaio 2010 da contenadir
Era un’atmosfera particolare. Lo era per me, magari per il resto del mondo no. Ma essere li davanti a te , che seduta davanti a me sorseggiavi la tua bevanda ghiacciata, mi faceva viaggiare in un’altra dimensione. Non era il solito sole: mi accecava, non riuscivo a tenere gli occhi aperti. E dovevo controllarmi , per stare zitto. Morivo la voglia di farti domande,ma era stupendo ascoltarti. Mi perdevo nei tuoi occhi, e ti accarezzavo con lo sguardo, scrutando ogni tuo movimento. Non c’era nessuna fetta nelle nostre parole, due persone normali, che parlano, seduti ad un tavolino. Era quello che passava nei nostri sguardi, che la gente non poteva vedere. Erano le tue mani, che muovendosi mi davano i brividi. Era vederti giocare con la ciocca di capelli, o sentire l’ironia della tua voce, che faceva rotolare dentro di me un inseguirsi di emozioni. Ed è a queste emozioni che ti collego, ogni volta che il lavoro, gli impegni, qualcosa ci separa. Sono la molla inesauribile che mi fa nascere sempre nuove domande da farti, che ogni volta tengo per la prossima volta: mi piace troppo ascoltarti… Ascoltarti : entrare in comunicazione con te, sentirsi, sfiorarsi con le parole, e ritrovarsi, con le proprie trasparenze, nel riflesso dell’altro, nel riflesso dei tuoi occhi. Ti ascolto, e senza parlare, ti parlo. E tu capisci. Stai sorridendo…..
Post n°68 pubblicato il 22 Dicembre 2009 da contenadir
Era stato uno scambio, un continuo intrecciarsi di ruoli.. lei sinuosa, che lo incantava con movenze ondeggianti, lui, flessuoso, che avvinghiava in morbide spire… lei suonava flebili note sussurrate, e lui accecato dal desiderio, accordava i suoi sonagli al tintinnio delle sue conchiglie.. lui , riscaldato dal fuoco della passione, ridisegnava le sue anse, rivelando l’anima di lei, tentatrice e letale… occhi come fessure, dardeggianti e assetati, i sensi contratti e ricettivi.. quale che fosse il loro aspetto, la loro natura animalesca si armonizzava reciprocamente, rendendoli preda e predatore al tempo stesso, in un continuo scivolarsi dentro.. e mentre il mondo , attorno, scorreva essi si respiravano.
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Inviato da: unpodeaunpobefana
il 25/01/2013 alle 16:24
Inviato da: unpodeaunpobefana
il 24/01/2013 alle 00:03
Inviato da: perla88s
il 19/01/2013 alle 11:25
Inviato da: perla88s
il 31/12/2012 alle 14:16
Inviato da: perla88s
il 24/12/2012 alle 13:51