Creato da tiamat4 il 02/12/2007

La dea Madre

Matriarcato e creazione maschile

 

 

« Caccia alle streghe

Il punto di partenza di ogni evoluzione umana...

Post n°6 pubblicato il 27 Gennaio 2008 da tiamat4


Dispensatrice
della vita, espressione della terra che si rinnova, simbolo dell'enrgia
dell'universo, ma anche signora della morte, che è l'altra faccia della
vita: queste sono le connotazioni della Grande Dea a cui è dedicato il
presente blog.

Il suo culto è stato
dominante nell'Europa del Neolitico Antico, tra il 7000 e il 3500 a.C.
Un'Europa abitata da popoli felici che risiedevano in villaggi,
praticavano l'agricoltura, non conoscevano la guerra, vivevano in
armonia con la natura grazie, forse, proprio al fatto che le donne
avevano un ruolo primario nell'organizzazione sociale e nella vita
religiosa.

Una vita serena che cessò
verso il 4000 a.C. quando cominciarono ad arrivare da Est orde di
cavalieri armati che distrussero quella società matriarcale e la pace
dei" popoli della Grande Dea".

La
Dea gradualmente si ritirò nel profondo delle foreste o sulle vette
delle montagne, e lì sopravvisse sino ai giorni nostri nelle credenze e
nelle fiabe. Seguì l'alienazione dell'uomo dalle radici vitali della
vita terrena, e i risultati sono ben evidenti nella società
contemporanea. Ma i cicli storici non si fermano mai, ed ora vediamo
riemergere la Dea dalle foreste e dalle montagne, recandoci speranza
per il futuro, e riportandoci alle nostre più antiche radici umane.

Per
verificare questa tesi, in mancanza di documenti scritti Marija
Gimbutas, eminente studiosa e pioniera dell'archeomitologia - una
disciplina che fonde archeologia, mitologia comparata e folklore - fa
ricorso a un vastissimo repertorio di immagini, figurazioni dipinte o
incise su pareti di roccia, nonchè statuette in pietra, avorio e
terracotta. Si tratta di 2000 manufatti dell'antica Europa tutti
riprodotti nel suo volume, ricchi di significati simbologi e più
eloquenti di qualsiasi discorso nel far luce su un mondo perduto e nel
rivelare la genesi autentica del patrimonio culturale dell'Occidente.



Il
principio matriarcale è quello della vita, dell'unità e della pace.
Vari studi hanno rilevato l'esistenza di un periodo in cui la donna era
stata la massima autorità e il punto focale di una società, invece di
essere oggetto di scambio e schiava dell'uomo. Le società patriarcali
dominate dagli uomini furono precedute da sociètà matriarcali, nelle
quali centro della società e della famiglia erano la donna e la madre.
Nel sistema sociale e familiare le donne detenevano un ruolo dominante.
Il mito biblico della creazione comincia dove finisce il mito
babilonese (la figura centrale non è un dio maschile,ma una divimità
femminile, Tiamat). Tutte le tracce della supremazia di una divinità
femminile sono ora cancellate. La creazione ha inizio con la forza
magica di DIO, la magia stessa della creazione per mezzo della parola.
Il tema della creazione maschile viene ripetuto: contrariamente a
quanto avviene in natura, l'uomo non nasce da una donna, ma la donna è
creata dall'uomo. Il mito biblico è un inno al trionfo che celebra la
sconfitta della donna; esso nega che sia la donna a partorire l'uomo e
sovverte il corso naturale delle cose. Nella maledizione divina viene
ribadita la supremazia maschile: la funzione procreatrice della donna
viene riconosciuta, ma essa sarà dolorosa. L'uomo è destinato a
lavorare, vale a dire a produrre; in tal modo egli soppianta la
produttività originaria della donna. Si può rilevare come la
caratteristica essenziale del racconto biblico è che la vita dell'uomo
comincia con la rottura di un'armonia originaria tra uomo e donna.
L'idea della fratellanza universale dell'uomo è radicato nel principio
di maternità, ma scompare con lo sviluppo della società patriarcale. Il
matriarcato è la base della libertà e della giustizia universale, della
pace, dei teneri sentimenti umanitari, è
strettamente collegata all’amore per gli animali e per la natura, la
Dea del Neolitico possiede anche un corredo iconografico che giustifica
la sua designazione come «Signora degli Animali» e «Signora dei
Monti»:Fu, quello, un lungo periodo di notevole creatività e stabilità,
un’epoca priva di conflitti. La cultura di quel popolo fu una cultura
dell’arte.Come afferma Marija Gimbutas: «La Dea era, in tutte le sue
manifestazioni, il simbolo dell’unità di tutte le forme di vita
esistenti nella Natura.

La società puramente patriarcale
non dà alcuna importanza all'amore e all'uguaglianza; si interessa
unicamente alle leggi fatte dall'uomo, allo stato, ai principi
astratti, all'obbedienza. La cultura patriarcale - la cultura in cui
gli uomini sembrano destinati a dominare sulle donne e a essere il "
sesso forte" - si è mantenuta in tutto il mondo. Solo in piccole
comunità primitive possiamo oggi rintracciare alcuni resti della più
antica organizzazione matriarcale. Solo in tempi recentissimi il
dominio dell'uomo sulla donna ha cominciato a vacillare. Ci troviamo al
termine del dominio patriarcale, eppure nel nostro sistema il rapporto
tra i sessi non può ancora dirsi un incontro tra eguali.

Il conflitto è tuttora forte...

I testi del presente blog sono tratti dai seguenti volumi:


bibliografia:

Bachofen e la scoperta del matriarcato

Fromm, amore sessualità e matriarcato

M. Gimbutas, Il linguaggio della Dea












Marija Gimbutas ha dedicato la sua

vita allo studio della cultura dei popoli europei dell’età neolitica, studiando

e classificando reperti, e soprattutto decifrando i motivi simbolici ricorrenti

della ricca iconografia rinvenuta (manufatti trovati in grotte, in siti

sepolcrali e in complessi megalitici abitativi e cultuali: perlopiù, piccole

sculture, vasi e oggetti di uso quotidiano).
La Gimbutas ha lavorato alla sua

opera fondamentale (Il linguaggio della Dea, Longanesi, 1990; Neri Pozza, 1997)1

nel decennio compreso fra il 1975 e il 1985, caso davvero sorprendente: in

esatta coincidenza con quello che le Nazioni Unite hanno proclamato il Decennio

delle Donne. All’avvio del lavoro i pianeti lenti si trovano in maggioranza

schiacciante nei segni femminili (Plutone in Bilancia, Nettuno in Sagittario,

Saturno in Cancro e Giove in Pesci; soltanto Urano si trova in un segno

maschile: lo Scorpione). Nel 1981 Urano passa in Sagittario, e quindi la triade

dei lentissimi al completo occupa segni femminili. Nello stesso anno Giove e

Saturno sono in Bilancia, per cui si può affermare che l’anno astrale sia tutto

rosa. Quando nel 1983 Plutone entra in Scorpione e Nettuno nel 1984 in

Capricorno l’opera della Gimbutas è ormai conclusa.
Il decennio 1975-1985 è

infatti un’epoca d’oro per gli studi e i progressi del mondo femminile, dal

campo politico a quello familiare a quello sociale le donne lottano per il

riconoscimento di importanti diritti (lavoro, salute ecc.) e ottengono

lusinghieri successi (fra cui il referendum per il divorzio e l’aborto, tanto

per fare un paio di esempi di casa nostra).





 

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Commenti al Post:
nomore.norless
nomore.norless il 27/01/08 alle 19:32 via WEB
ciao tiamat, interessanti i tuoi post, anche quello sulle streghe, che ricorda un periodo così cupo per la ragione umana. Mi fa sorridere il collegamento con i progressi delle donne e i pianeti, perchè ricordo qualcuno dei ns amici che non era per nulla d'accordo (penso che sai a chi mi riferisco). Ciao, buona serata ed ottime cose. M.
 
brigitgoddess
brigitgoddess il 28/07/08 alle 12:48 via WEB
Interessantissimo e originalissimo articolo, tanto più che le edizioni Venexia stanno per fare uscire di nuovo e finalmente "Il linguaggio della Dea" della mitica Gimbutas! Stavo impazzendo per trovarlo. Sarà il mio prossimo acquisto assieme a quello da te segnalato di Bachofen "Il matriarcato".
 
 
tiamat4
tiamat4 il 14/09/08 alle 10:28 via WEB
Ah grazie della segnalazione!Lo prenderò anch'io visto che il libro mi è stato prestato! Ho letto molto in ritardo il tuo post...Non ho molto tempo per seguire il mio blog e nemm per aggiornarlo...Spero però di poterlo fare al più presto, magari anche con qualche suggerimento da parte di quanti sono interessati...un saluto
 
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