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« L'ORIGINE DI ME STESSO ...UN WEEK END CON MIA SORELLA »

RIUNIONE DI CONDOMINIO

Post n°32 pubblicato il 22 Ottobre 2011 da hermesgemini1

“Domani alle cinque”, le disse Giovanna con il cagnolino in mano.

 “Ok a domani alle cinque Giova’, ma... ti va un caffè, metto su la macchinetta  in un attimo..,

“No no Marì ti ringrazio..., devo andare, sto in ritardo con la cena, Giovanni m’aspetta ...”.

“Ma sono le sette è presto”

“Marì che dici saranno” e insieme “Le otto!!!”.

“Corro Marì”

“Ciao Giovà a domani. Lo dici tu a Soldina”,

“Ok gli e lo dico io”,

“Tu a Cristiano e alla signora Agnese, lei lo sa?”,

“Si si certo che lo sa, l’ho detto alla russa, sai la donna che le fa tutto, ormai ... poverina , non ce la fa dopo l’incidente.., e si poverina l’incidente con la macchina a novantattre anni anni poi, poteva andare peggio... e si “

“A domani Marì”

“Ok a domani Giovà”.

 

Una pioggia torrenziale aveva stanato tutti topi del quartiere. La notte si faceva molto più nera del solito. I tuoni avevano accecato i lampioni e quei pochi rimasti si riflettevano negli specchi d’acqua rimasta a terra dopo la tempesta. Le strade svuotate dalla pioggia si lasciavano riposare come bisce in cerca di tane. Dalla finestra si vedevano appena accennate le stelle. La tazza riscaldata accolta nelle mani la consolava per le assenze. Riunione il giorno dopo alle cinque, e chi se lo scordava, avevano messo le fotocopie anche sul portoncino all’interno vicino alle cassette della posta. Si sentiva un cerchio in testa, trooppe cose da fare il giorno dopo, la riunione di condominio, come un cecio in mezzo ai fagioli.

 

“Sono già le quattro, stanotte vuole passare troppo presto, mi faccio un altro thè, cerco di rilassarmi  e riposarmi, qualche ora di sonno mi basterà, pensava davanti all’ennesimo thè.

Una voce bassissima fuori dal portoncino di casa interruppe i suoi pensieri: “Maaaria, Mariiia ... ci sei... sono Franci del piano di sotto”.

 “Franci che vuoi sono le quattro del mattino da dove vieni co questo tempaccio da temporale”

“Sei sola vero, tuo marito non c’è vero, posso entrare devo raccontarti...”

 “Entra Franci”,

“Ho visto la luce del soggiono, la tua lampada di sale.. ho pensato che stavi bevendo il thè, stavo parcheggiardo  sotto la tua finestra”,

“Tu sei una pazza! dove sei stata ... ancora con quello, con l’arabo Abdul, devi stare attenta... Franci alla tua età, lo so che non bisogna dire niente, sei matura e intelligente, ma che ne so... se ne sentono tante e poi di dov’è”

“Di Damasco Maria...”.

Ecco ci risiamo oggi e la terza volta che sento Damasco, Jung sarebbe imapzzito di gioia per la “sincronicità”, pensava.

“Va bene, vuoi un thè, raccontami e poi ce ne andiamo a letto. Ah lo sai domani alle cinque  dalla signora Adele...

“Si lo so, lo so ma non so se posso c’ho l’università... mi dirai tu dai”.

 

 

 

Le otto: doccia... fredda, mi devo ricordare alle due viene a vedere la caldaia Tinto, me ne devo ricordare assolutamente, prima però devo passare alla Feltrinelli per prendere il libro prenotato una settimana fa, tanto non ce la faccio, già lo so, segno tutto sull’agenda e cancello dopo fatto,

ok riunione,

ok computer,

ok email,

ok rassegna stampa,

ok saltato pranzo con Lorenza, meglio, così posso andare a trovare Lucia che ha fatto un incidente con la bici elettrica sotto l’acquazzone di ieri! lei nel mio condominio ci starebbe bene...,

ok poi vado e a riprendere Bea a scuola, la metto a dormire chissà se riesco, magari,  sennò viene pure lei alla riunione di condominio.

 

Le cinque. Busso. Poi suono il campanello. Lentamente la signora Adele viene ad aprire. “CHI E’,” grida l’anzianissima donna. “Sono Maria signora” “Ciao Maria, non è ancora arrivato” “Ok a dopo... ripasso tra un pò”.

“Mariaaaa” mi sento chiamare da Giovanna dal piano di sotto “Vieni quiiiiiii”, come se chiamasse dall’oltretomba e io non riuscissi a sentire, “ancora non è arrivato!!!”. “Lo so, lo so” rispondo rassegnata.

 

Scendo. Entro. Giovanni prepara il caffè. I suoi capelli bianchi e unti mi impressionano un pò, anche il suo profumo, forte come le campane del cuppolone la domenica.

C’è anche la signora Soldina. Muta. Con una pennellata di rossetto rosso fuoco, i capelli tinti castano biondo chiaro dritti e corti. Tiepida nella sua vestaglia di pile.

Entra Cristiano. Mi guarda. Mi fa un cenno con la testa.

“Tuo marito è tornato”, sembra una minaccia. Gli rispondo di no, ma ci sto io, protesto con lo sguardo. So cosa devo dire, gli e lo faccio capire con una tranquillità che spaventa anche me.

Giovanni versa il caffè nei bicchierini piccoli, come quelli degli anni cinquanta, credo appartengano proprio a quell’epoca, sono deliziosi gli e li invidio un pò: una caffettiera di due tazze riempie cinque bicchierini,

“E di zucchero ne basta poco poco... si risparmia un sacco così, e di questi tempi....(suggerisce Giovanna).

 

Giovanni ci parla di Gheddafi: “Ma ti pare che l’hanno ammazzato in quel modo. Ma ti pare quello era uno che sapeva il fatto suo!”

Io e Cristiano ci guardiamo, io provo a discutere un pò “Ma era Gheddafi Giova’, il Colonnello quello ha sterminato un popolo...era un dittatore...”.

Cristiano mi ferma e con lo stesso sguardo mi accompagna vicino al termosifone dal quale pende un manganello nero, vicino al pupone Totti che intona con la foto sulla bandiera rosso gialla il grido di forza Roma.

Giovanni continua “Ho guardato il telegiornale, quello di Fede, s’intende, perche gli altri mica ti dicono niente. Insomma Fede diceva che gli italiani tradiscono al 25 per cento, so tanti so!”

Io provo a discutere di nuovo “Ma forse Fede lo dice perchè così Berlusconi sembra come tutti gli italiani Giovà”.

Cristiano tossisce, io sorrido e capisco. Sto zitta.

 

Intanto sentiamo un urlo dal piano di sopra, è la signora Adele: “E’ ARRIVATO!!!!!”

 

Saliamo. Entriamo in fila indiana. Dentro ci sono la signora Agnese, novantreenne sulla sedia a rotelle con la badante russa. La signora Adele sulla poltrona: novantaquattrenne. La Giovanna. La signora Soldina. Giovanni. Io. Cristano. E lui.

Ci sediamo intorno al tavolo tondo della camera da pranzo. So già quello che devo dire. Abbiamo accennato al fatto tra di noi, abbiamo gia chiacchierato nelle scale. Ognuno di noi vuole dissuaderlo dall’impresa. Ma c’è la signora Agnese, la più giovane delle due ultranovantenni, che è quella più autorevole, se lei dice di si,  siamo fritti.

Lui è un pò distratto. I pantaloni a fiori gli stanno a pennello. La camicia rossa sbottonata appena sul petto gli da quel tocco sexi ad effetto. I capelli corti con un pò di schiuma sul ciuffettino davanti gli da’ un tocco glamur, insomma niente è lasciato al caso. Anche un cenno di matita nera sugli occhi (è indiana, la uso anch’io, anche se sbava un pò, ma sugli occhi neri è quello che ci vuole, me lo dice sempre Franci, che alla riunione non c’è).

Lui ha due cartelle. Ci sono i conti. C’è tutto. L’ascensore si farà con o senza di noi è pronto a tutto per la sua mamma novantaquattrenne che non riesce a fare le scale, e anche se i lavori dureranno anni si farà!, e il nostro t e r z o piano avrà l’ascensore, questo ci ha detto, senza se e senza ma.

 

Ma la signora Agnese tenera, dolce, e indefinibilmente gentile ha qualcosa da dirci: non ha più l’età di andare in giro come una volta, dopo l’incidente a novantatreanni, quando l’hanno buttata per terra e si è rotta un femore non riesce a fare niente. La seguiamo senza perderci un fiato di quello che ci dice, pendiamo tutti dalle sue labbra. Non vuole chiedere i soldi al figlio che sta in America, (torna questa settimana, ci dice). Non vuole dipendere dagli altri, lei che ha lavorato una vita, vuole continuare a badare a se stessa come ha sempre fatto. Poteva andare peggio, e non ce la fa proprio a lamentarsi, e non si lamenta esponendo le sue ragioni. A lei, insomma, fa più comodo salire i suoi quarantasette gradini, a piedi, una volta a settimana, perchè quello gli fa bene alla salute . Insomma ci ripete per l’ennesima volta, poteva andargli peggio. Tutti gli facciamo un cenno di testa. Peggio peggio... le diciamo in coro accennando visi dispiaciuti.

 

Ha parlato lei non cè bisogno di aggiungere altro. Io e Cristiano usciamo con un siiiii silenzioso e composto, ma vittorioso!

Lui acconsente alla sconfitta, abbassa le armi. La dolcissima Agnese ha detto tutto.

Domani le porto un mazzo di fiori.

 

 

 
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