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Grano rosso sangue - F. Kiersch - 1984

Post n°32 pubblicato il 02 Giugno 2007 da wellburnthesky
Foto di wellburnthesky

Il dottor Burton (Peter Holton) e la sua fidanzata Vicky (Linda Hamilton), stanno percorrendo, fra un litigio e l’altro, una tranquilla strada provinciale sperduta fra i campi di grano, a breve raggiungeranno una cittadina dispersa nella campagna: Gatlin. Gatlin è una città popolata esclusivamente da bambini, i quali dopo aver sterminato in nome del "Dio del grano" tutti gli abitanti adulti, controllano l'intera comunità e uccidono gli sventurati che vi fanno sosta. Toccherà a Burton e Vicky affrontare i ragazzini e il loro "leader spirituale", un ragazzo di nome Isaac (John Frankiln) che detta legge in città fra sacrifici umani e punizioni esemplari. Tratto da un celebre racconto di Stephen King, il film non riesce pienamente nell’intento di mantenere la tensione presente nel libro e a suo tempo venne criticato dallo stesso King per i continui cambi nella sceneggiatura durante la produzione. La regia è di stampo tipicamente televisivo e ciò non favorisce certamente la pellicola. Il film comunque vuole essere un incubo un pò gotico e a tratti ci riesce seguendo un filone fanatico-religioso e non risparmiandosi su alcune scene splatter: fra crocifissioni, ragazzini assatanati ed esseri oscuri che abitano i campi di grano il film riesce a mantenere un buon ritmo per tutta la sua durata e nonostante la povertà di alcuni effetti speciali la tensione non cala, soprattutto nei frangenti claustrofobici degli infiniti campi di grano. Il regista Fritz Kiersch, in questa sua opera prima, non stupisce certo per originalità ma riesce comunque a dirigere una storia senza sbavature. Nel cast da segnalare il ruolo da protagonista di Linda Hamilton (famosa per aver interpretato il personaggio di Sara Connor in Terminator e Terminator 2) e la buona prova recitativa di John Frankiln, perfettamente a suo agio nella parte del "bad boy". Tirando le somme possiamo dire di trovarci di fronte a un buon film, non certo esente da difetti ma ben recitato e con una trama abbastanza originale; peccato che il finale del racconto di King non sia stato rispettato.nel fil

Snobbato dagli appassionati, rigettato dalla critica, Grano rosso sangue (Children of the Corn è il titolo originale) è invece un piccolo cult che andrebbe riscoperto.

In Grano rosso sangue i campi di grano sembrano assorbire tutto il male dell'umanità e delle divinità venerate da Isaac e Malachia (mai nomi furono più azzeccati per sottolineare il senso di distorsione della religione e della Bibbia in particolare, riscoprendo in un batter d'occhio le crudeltà disseminate a bizzeffe nell'Antico Testamento) e che si "rispecchiano" nel bene rappresentato dai due bambini non allineati, Job e Sarah (quest'ultima, non casualmente, è in grado di predire il futuro grazie ai disegni).

Ma è la provincia americana, soprattutto, a consentire ancora una volta la diffusione del malessere esistenziale, impiegando come terminale i fanciulli in fiore e le loro lame assassine. Non sono solo questi, però, gli unici dati significativi della pellicola, in quanto sono tanti i luoghi tipici dell'horro
che il regista ricalca con acume e intelligenza, con doti cioè non molto presenti in tanti altri film basati sulle storie dello scrittore americano.

Innanzitutto Grano rosso sangue evita le facili ellissi ambientando tutta la storia nell'arco di una giornata: solo Non aprite quella porta di Tobe Hooper
 (non a caso è un classico del genere) è riuscito nell'impresa di creare tensione e spavento con la stessa tecnica. Inoltre l'idea dell'approdo involontario in un posto sconosciuto è ripresa a piene mani da Kiersch, che comunque riesce nella difficile impresa di ricreare un'ambientazione naturale, misteriosa ed oppressiva, rendendo appieno il panorama di desolazione della cittadina deserta di Gatlin e facendo percepire in maniera quasi fisica l'incombenza degli steli di grano illuminati dal sole.

E' già la sequenza iniziale a farci penetrare in un mondo strano dove da subito capita quello che nessuno immaginerebbe possibile: dopo i fotogrammi in serie (che con atteggiamento tipicamente carpenteriano ci presentano, quasi a circoscrivere lo spazio scenico, i luoghi principali della storia), è la volta della sequenza shock dell'omicidio di massa, con inquadrature ravvicinate ed estremamente dettagliate, con un montaggio serrato e con l'uso dell'effetto zoom come "teorizzato" anni addietro da Mario Bava. Tutto gira alla perfezione, soprattutto perché sin dall'inizio abbiamo l'elemento principale della storia: la presenza di bambini assassini coordinati tra loro e gerarchicamente asserviti. A livello di trama, quello che segue è soltanto una conseguenza della cruda scena iniziale e che nulla aggiunge. L'arrivo nella città deserta è molto suggestivo, ma serve solo a compiacere la nostra curiosità e a soddisfare l'esigenza di ricerca dei due protagonisti. Sappiamo già, infatti, che c'è qualcosa che non và. Lo abbiamo capito sin dall'inizio. E che sia "colui che cammina tra il grano" o semplicemente Isaac o ancora la terrificante sagoma del suo sottoposto Malachia ad orchestrare il tutto, potrebbe anche non importare. Lo verremo a sapere al morire del giorno, quando sarà tutto pronto per l'ennesimo rito sacrificale. Quello che interessa è invece l'ottimo risultato che Kiersch raggiunge con la gestione della tensione emotiva e con la prova dei due adulti, capitati malauguratamente in quello strano posto del Nebraska.

 "Disobbedire a me è come disobbedire a Lui..." (Isaac riferendosi al Dio del grano)

Voto: 8

 
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