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CHI C’È PER CENA STASERA?

Post n°4 pubblicato il 31 Ottobre 2005 da paura_del_buio

Erano le nove in punto, quando arrivai a casa di Leo. Mi aveva chiamato quel pomeriggio, e mi aveva dato appuntamento quella sera alle nove a casa sua perché voleva parlarmi. I suoi genitori non c’erano, e avrebbe gradito la mia compagnia per cena. Accettai il suo invito senza alcuna esitazione. Eravamo amici da tempo immemore, fin da bambini, e dall’ultima volta che ci eravamo incontrati era passato più di un mese.
In verità ero piuttosto preoccupato per la sua salute. Durante quel mese di silenzio e assenza avevo cercato di contattarlo più e più volte, ma il telefono rimandava sempre e solo un ossessivo “tu-tu-tu”. Avevo deciso di recarmi comunque a casa sua per sincerarmi della sua integrità, ma fui ostacolato dagli impegni, e soprattutto dalla distanza. Infatti, Leo viveva in una immensa cascina distante qualche chilometro dal centro abitato, e questo per me è sempre stato un ostacolo. Eravamo amici da 14 anni, dalla prima elementare, ma sono stato a casa sua (escluse le feste di compleanno con i prelibati dolci preparati da sua madre) non più di tre o quattro volte, quando proprio non si poteva fare a meno. Solitamente ci incontravamo a casa mia, o comunque in città.
Tuttavia, pur essendoci stato di rado, ricordavo piuttosto bene la casa. O meglio, ricordavo l’impressione. Più che una cascina era una sorta di “castello rustico”. Era così grande che probabilmente alcune camere erano sconosciute anche allo stesso Leo.
Quel pomeriggio, quando sentii la sua voce al telefono, tirai un sospiro di sollievo, e il cuore mi sembrava molto più leggero. Temevo fosse malato, ma la sua voce sembrava piuttosto energica, anche se devo dire che notai anche una certa vena di… non so come dire… di “negatività”.
La telefonata non durò molto. Provai a strappargli qualche informazione, ma la sua unica risposta fu che quella sera mi avrebbe spiegato tutto.
Così, puntuale come un orologio svizzero, alle nove in punto parcheggiai la mia vecchia Fiat Uno, e mi avviai sul sentiero di brecciolina che dal cancello serpeggiava fino alla porta. Nero e Calcutta, i due mastini da guardia, dapprima abbaiarono come forsennati, poi credo mi riconobbero, visto che si calmarono.
Quando ero a tre o quattro passi dall’uscio, la porta si aprì, e apparve l’ombra di Leo. La luce alle sue spalle lo faceva apparire come un fantasma, tutto nero, con le lenti degli occhiali che brillavano come gli occhi di un gatto.
- Ciao, Davide!
- Leo! Come stai? Cazzo, è un mese che non ci vediamo!
Entrato in casa, constatai che non era un fantasma, ma il solito Leo. I capelli biondi erano molto più lunghi di come li portava di solito, arrivavano quasi a toccargli le spalle, ma a parte questo era il solito Leo. Sembrava in ottima salute, e sorrideva. Bastò la prima occhiata a convincermi che mi ero preoccupato inutilmente.
Mi fece accomodare sul divano. Lo stereo propagava le note di “Metropolis” dei Dream Theater. Era sempre lo stesso, il buon vecchio Leo. Ascoltava quel cd da quando aveva 16 anni. Cazzo, pazienza ne ha da vendere. Quattro anni di “Images and Words” sarebbero troppi per qualsiasi essere umano!
- Allora, di cosa volevi parlarmi?
- È una cosa importante – disse passando da una stanza all’altra – prima ceniamo, poi ti dirò.
La cena era veramente ottima. Io non alzai un dito per prepararla, anche perché in cucina sono una frana, ma devo dire che Leo aveva davvero del talento con i fornelli.
- Caro Leo, sei un cuoco coi cazzi! – mi complimentai.
- Un bicchierino di Padre Peppe?
- No, no. Il vino ha già detto il giusto.
- Dai, è il Padre Peppe di mia nonna, quello fatto in casa. Altro che Striccoli!
- Mmm… se è quello di tua nonna, allora col cazzo che rifiuto!
- Oh! Mo’ ci capiamo!
Bevemmo più di mezza bottiglia di ottimo nocino fatto in casa: era già iniziata. Se fosse stata nuova, l’avremmo vuotata comunque.
Leo si gettò sul divano e accese la tv.
- Oh, Leo! Allora, si può sapere che cazzo avevi da dirmi?
- Ah! – disse levando leggermente il capo sopra la spalliera del divano. – È vero… vieni sopra, che ti spiego tutto.
Salimmo su per le scale barcollando e sghignazzando ad ogni monosillabo che nella nostra mente si rivestiva di significati che ora non saprei spiegare. Al piano di sopra c’era un lungo corridoio costellato di porte tutte uguali, come quelle degli hotel. Camminammo un bel po’, o almeno così sembrava, e finalmente arrivammo nella camera di Leo.
- Aspetta qui. Vado un attimo in bagno e poi parliamo – disse Leo. Poi sorrise e scomparve nel corridoio.
La stanza di Leo non era molto grande. Era molto più grande della mia, che ci sta solo un letto e una scrivania, ma non era grande come ci si aspetterebbe che fosse una camera in una casa-castello come quella.
C’era un letto piuttosto alto, di quelli antichi col materasso pieno di lana vera, di quelli che ci affondi dentro, e che ormai possiede solo qualche nonna delle più attempate. Dev’essere molto confortevole, pensai, e mi sedetti. Affondai giù nel materasso, e faticai un po’ a rialzarmi.
Oltre al letto, c’era spazio sufficiente per una libreria, un armadio, un paio di sedie (di cui una con le rotelle) e una scrivania.
Mi sedetti sulla sedia con le ruote, e mi abbandonai ad insulse piroette nei pochi metri quadri a disposizione. Poi mi fermai. Notai sulla scrivania un quaderno aperto, e mi spinsi un po’ con la sedia fino a raggiungere il quaderno con la punta delle dita. Pian piano, tirando coi polpastrelli, riuscii ad afferrare il quaderno e nello stesso tempo ad avvicinarmi ancora alla scrivania.

31 ottobre ’05

Era il diario di Leo. Chi l’avrebbe mai detto che Leo scrivesse un diario!
Diedi un’occhiata alla porta. Non si sentiva rumore di passi. Decisi di leggere.

31 ottobre ’05 

Caro diario,
questo pomeriggio ho finalmente telefonato a Davide, e l’ho invitato a casa. Lo faccio bere, vado a prendere la cara vecchia ascia, e lo faccio fuori.

Fui percorso da un brivido, guardai ancora verso la porta. L’idea era di fuggire di corsa, ma cazzo, è una vita che siamo amici, è il 31 ottobre, sarà uno scherzo. Sfoglio il quaderno a ritroso.

30 ottobre ’05

Caro diario,
Davide è il prossimo.

26 ottobre ’05

Caro diario,
Davide è il prossimo.

10 ottobre ’05

Caro diario,
Davide è il prossimo.

1 ottobre ’05

Caro diario,
Davide è il prossimo.

30 settembre ’05

Caro diario,
finalmente mi sono liberato di quei due scassacazzo di mamma e papà. Nero e Calcutta gradiranno, e credo che anche Davide gradirà. A proposito, te l’ho detto? Credo proprio che il buon vecchio Davide sarà il prossimo…

Gli scherzi si fanno il primo d’aprile, pensai.
Che schifo! Leo mi aveva cucinato i suoi genitori! Sentii che stavo per vomitare. Dovevo resistere. Dovevo riuscire ad arrivare alla macchina.
Mi scaraventai fuori dalla porta e vidi Leo che arrivava brandendo l’ascia. Non c’era un istante da perdere. Leo iniziò a correre, e più si avvicinava, più sembrava grande e feroce. Quegli occhiali con la spessa montatura nera, quel camicione grunge a quadrettoni, i suoi capelli svolazzanti. La lama scintillante dell’ascia.
Il corridoio era più lungo di quanto ricordassi, e si che mi era parso lungo qualche minuto prima…
Correvo, correvo, correvo e il corridoio non finiva mai. Più correvo, più mi sembrava di vivere un incubo. Alle spalle Leo urlava come una belva. Sentivo rimbombare i suoi passi scanditi dai pesanti anfibi. Sentivo già la lama nella mia carne. Maledetto corridoio, non finiva più!
Mi ritrovai la ringhiera nell’inguine. Un dolore cane, ma non avevo tempo per contorcermi. Non avevo neanche il tempo di scendere le scale: saltai direttamente giù.
Per qualche istante mi mancò il fiato. L’urto col pavimento deve aver nociuto al diaframma, o qualcosa di simile, e dovetti faticare un po’ a rimettermi diritto.
Leo era già a metà delle scale.
- Daaaavideee! Dobbiamo fare due chiaaacchieree! – cantilenò Leo sfoderando un ghigno malefico.
Col cazzo, pensai, e corsi a perdifiato verso l’ingresso, e poi giù per il vialetto, con i tacchi che mi urtavano la schiena.
Arrivai al cancello, ce l’avevo fatta! La macchina era li, oltre quell’esile struttura di metallo!
Uscii, e mi trovai davanti qualcosa che davvero non mi aspettavo: Nero e Calcutta, i due mastini, erano li, con la bava che colava dalle fauci. Ringhiavano, e i loro occhi brillavano come quelli dei gatti. Come gli occhiali di Leo.
- Cazzo! – mi sfuggì ad alta voce.
Mi accorsi che da quando ero uscito dalla casa, non avevo più Leo alle costole. Quel maledetto doveva aver addestrato i suoi cani.
- Daaavideeeee!
Cazzo, è qui!, pensai, e mi voltai istintivamente.

Quando aprii gli occhi, il muso del mio vecchio amico era a pochi centimetri dal mio naso. Stavo per svenire ancora.
Feci rapidamente il punto della situazione:
ero vivo, +1;
ero nella stanza di Leo, -10000000;
avevo mal di testa, -3;
dopo mezzo secondo ero ancora vivo, ancora +1;
ero legato alla sedia, -infinito;
è la sedia con le rotelle, +0,5.
Non era proprio un bilancio favorevole.
Credo che quando ero a un passo dalla macchina e dalle fauci di Nero e Calcutta, il buon vecchio Leo mi abbia stordito con un sasso. Poi deve avermi portato qui e messo a sedere, per poi andare a cercare una fune per legarmi. Quel sasso dev’essere stato bello grosso.
O forse non c’era nessun sasso.
Il fiato di Leo puzzava di alcol. Alcol e tabacco. A quanto pare ha ricominciato a fumare, il tanfo delle Pall-Mall rosse, anzi, New Orleans, è inconfondibile.
- Hai ricominciato a fumare? – chiesi, sperando di guadagnare qualche istante per pensare. Avevo mille cose per la testa, mille domande, e neanche uno straccio di risposta.
- Cazzi miei.
Quel miei lo pronunciò molto aspirato, alitandomi disgustosamente in faccia. Non riuscii a trattenere una smorfia di schifo.
- Bene, caro Davide – disse, allontanando finalmente quel brutto muso – è ora di fare due chiacchiere.
- Ok. Ma dimmi almeno perché…
- No! Ti farò saltare la testa, che cazzo vuoi sapere? Pensa a pregare!
Stavo per vomitare dalla paura. Ormai ero già rassegnato, speravo solo che finisse presto. Leo finalmente riprese l’ascia e iniziò a giocherellare, a farla volare, roteare in aria, ed acchiapparla al volo senza tagliarsi neanche un dito. Doveva essersi esercitato molto, pensai.
Poi si fermò, di colpo. All’improvviso si bloccò come un PC pieno di filmati porno. Mi fissava.
- È arrivato il momento di far saltare una bella testolina – sibilò luciferino.
Alzò l’ascia traendosi indietro più che potesse, poi si avvicinò svelto urlando come un gorilla furioso. Io istintivamente chiusi gli occhi, poggiando la guancia sulla spalla. Avevo tutti i muscoli tesi, tremavo, sentivo il cuore battere come un martello pneumatico, “tum-tum-tum-tum-tum”, pensavo avrei rivisto la mia vita, o almeno i due o tre momenti salienti, invece niente, solo buio, e l’urlo di Leo sembrava amplificato, cento volte più forte, sempre più forte, sudavo freddo, l’urlo mi entrava nel cervello ed echeggiava e si sovrapponeva a se stesso e tutto questo in un secondo o due.
Poi sentii un colpetto sulla guancia.
Aprii gli occhi. Solo un poco, però. Sbirciai e vidi Leo che mi mostrava il diario.

31 ottobre ’05

Caro diario,
questo pomeriggio ho finalmente telefonato a Davide, e l’ho invitato a casa. Lo faccio bere, vado a prendere la cara vecchia ascia, e lo faccio fuori.

Ahahah! Davide ci è cascato come un cazzone!

Lo guardai negli occhi.
- Vaffanculo!

scritto da jabawack85

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Commenti al Post:
nino_il_marinaio
nino_il_marinaio il 31/10/05 alle 10:33 via WEB
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahaaaaaaaaaaahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahaaaaaaaaaa grande
 
 
jabawack85
jabawack85 il 01/11/05 alle 12:04 via WEB
non era proprio la reazione che mi aspettavo... speravo in qualche urlo di terrore... che fallimento!
 
   
nino_il_marinaio
nino_il_marinaio il 01/11/05 alle 23:50 via WEB
dai te l'avevo pure suggerito io di scrivere un racconto comedy-horror. mancano ancora romance-horror, sci-fi-horror, documentary-horror ecc ecc
 
     
jabawack85
jabawack85 il 02/11/05 alle 02:56 via WEB
già, ma io pensavo che tu mi avessi suggerito qualcosa come scream o scary movie... e poi che cosa sarebbe uno sci-fi-horror?
 
Il_capo_dei_cattivi
Il_capo_dei_cattivi il 01/11/05 alle 01:01 via WEB
.
 
 
jabawack85
jabawack85 il 01/11/05 alle 12:05 via WEB
capo, il suo punto è per me un onore immenso. ora posso anche morire con un sorriso tagliato sul volto.
 
SunnyLallina
SunnyLallina il 01/11/05 alle 13:08 via WEB
Bel ritmo!!!!! :-)) Ma... hai verificato per i genitori?!? Uhahahahaha (risata satanica)
 
 
jabawack85
jabawack85 il 02/11/05 alle 02:57 via WEB
i genitori non li ho ancora visti...
 
   
SunnyLallina
SunnyLallina il 03/11/05 alle 01:26 via WEB
ohi ohi... non sarai un veggente?!?
 
Eresh
Eresh il 07/11/05 alle 14:38 via WEB
carino...queste cose mi allietano la giornata ;)
 
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