Creato da: MICHELEALESSANDRO il 15/07/2012
PREISTORIA UMANA E TRADIZIONALISMO INTEGRALE

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« IL FEMMINILECORPOREIZZAZIONE »

LA DOPPIA MODALITA’ DEL FEMMINILE

 

Nel mito greco, la causa della separazione tra il maschio e la femmina viene attribuita a Kronos, che all’inizio del secondo grande anno taglia i genitali del padre Urano interrompendo così la fase primordiale ed indistinta: tale atto divide irrimediabilmente il Cielo dalla Terra (che poi, è stato notato, vengono mantenuti separati dal Titano Atlante), ma contemporaneamente assicura un’unione complementare tra i due elementi, dal momento che, in qualche modo, la reciproca vicinanza / lontananza dei due principi viene ad equilibrarsi.

Come si era già accennato più sopra, la figura di Saturno, che qui interviene demiurgicamente da “separatore”, è stata effettivamente avvicinata anche a quella di Prometeo e di Lucifero. Karoly Kerenyi inoltre sottolinea come, nella sua azione, Kronos utilizzi la falce, utensile significativamente legato alla Luna; ed a nostro avviso la sfera lunare qui può ben rappresentare il complesso della manifestazione formale o individuale, che, in tal modo, sembra venire attivamente a specificarsi rispetto al superiore ambito universale. Dal canto suo, un analogo evento viene segnalato da Coomaraswamy, con il mito della bisezione del Serpente che può essere paragonata alla separazione tra il Cielo e la Terra. L’azione di polarizzazione tra maschile e femminile, trova quindi una certa analogia con le azioni demiurgiche già incontrate in precedenza e che, per “caduta”, avevano portato alla creazione generale del mondo della materia.

Per andare rapidamente alla tradizione indù, ricordiamo che la separazione maschio-femmina sembra accompagnarsi alla polarizzazione dei due gunas Sattwa e Rajas. Un ricordo in tal senso potrebbe essere rappresentato dalla disputa sorta fra Vashista e Visvamitra, rispettivamente appartenenti alle caste dei Brahmana e degli Kshatrìya, superiori a tutte le altre ma inferiori a quella originaria degli Hamsa, nell’ambito della quale tale contrasto si verificò. Un altro ricordo simile può essere costituito dall’episodio narrato nel Naradapurana, che segnala nel Krita Yuga le malefatte, probabilmente enfatizzandole, di un cacciatore chiamato Gulika, tracotante e violento, uccisore di brahmani. In rapporto alla polarizzazione maschio-femmina, Coomaraswamy attribuisce alla funzione sacerdotale, contemplativa ed autocentrata, segno maschile, ed al guerriero i caratteri della femminilità, data la presenza in essa di indubbi elementi emotivi; per la casta kshatriya diversi autori evidenziano anch’essi come, significativamente, il relativo simbolismo sia sempre di carattere femminile.

Ma, come dicevamo in precedenza, per Filone di Alessandria, la separazione maschio-femmina sembra implicare un evento doppio, ovvero l’ “uscita” della femmina rispetto all’Adamo-Androgino e l’ulteriore polarizzazione di questa, a sua volta, in un maschio ed una femmina “relativi”. In relazione a questa, per certi versi, paradossale duplicità logica, crediamo opportuno ricordare come anche Julius Evola segnali il concetto di “binario”, cioè il “due”, essere effettivamente un elemento connaturato e riferito propriamente al principio femminile.

Ora analizzeremo in termini più generali il “femminile” e la sua già accennata “doppia modalità” di dispiegamento in rapporto all’Adamo-Androgino, mentre la corrispondente ri-polarizzazione nella summenzionata coppia maschio/femmina “relativi” implicherà degli elementi più specifici che verranno esposti in seguito; possiamo comunque ricordare che, in analogia a quest’ambito più ampio, il concetto della doppia modalità di azione del femminile potrà, a nostro avviso, trovare nuovamente applicazione anche alla “femmina” relativa all’ambito più ristretto (cioè “post-polarizzazione”).

Riteniamo, innanzitutto, che vada comunque ben sottolineato come la femmina rappresenti in sé un’unica entità; questa, infatti, nel mito greco trova corrispondenza nella figura singola di Pandora, mentre invece altrove viene avvicinata, in quanto donna “prima”, sia a Lilith che ad Eva (nella tradizione ebraica, compagne di Adamo in due fasi diverse). Pandora arriva immediatamente dopo il patto di fine convivenza tra uomini e dei, e quindi è presumibile che quella umana sia proprio la razza aurea primordiale, ovvero la prima segnalata da Esiodo (che infatti, antecedentemente all’avvento della donna, viveva in una situazione di serenità e di abbondanza); come abbiamo visto, nel mito ebraico la donna appare invece nella doppia figura di Eva e di Lilith, ma un probabile elemento a sostegno di una loro unicità di fondo può essere fornito dalla contemporanea analogia che, di entrambe, è stata da più parti proposta con il Serpente, il che porterebbe quindi ad inquadrare le due donne primordiali piuttosto come due diversi aspetti del medesimo essere.

Tale ipotesi si avvicina significativamente alla constatazione generale, già evidenziata, secondo la quale la manifestazione del femminile avvenga secondo una duplice modalità. 

Come detto, Evola infatti ci ricorda che la potenza mercuriale, femminile, è una cieca tendenza all’identificazione e che, separata dal centro ed abbandonata a se stessa, coinciderebbe inizialmente con l’impulso promanativo a cadere verso il basso; ma tale movimento, arriverà fino ad un punto di equilibrio con il principio maschile, contrassegnando quindi una fase nella quale la forza femminile apparirià ora imbrigliata, ancorata all’elemento virile. Di passata, riteniamo che forse si potrebbe spiegare questa doppia fase anche attraverso l’ipotesi di un, parallelo, “doppio stato” dell’elemento maschile, all’inizio “assopito” e successivamente ridestato ad una nuova coscienza.

Di conseguenza, posto che l’elemento mercuriale richiamato da Evola è collegabile al concetto di espansione ed in generale all’azione del Raja Guna, come già detto in precedenza, riteniamo che la fase promanativa possa corrispondere all' “aspetto Lilith” di questo piano, mentre invece la successiva fase in cui la femmina appare più “stabilizzata” ed ancorata al principio maschile, possa essere avvicinata all' “aspetto Eva”. “Doppiezza femminile” peraltro ritrovabile anche in Jakob Bohme, che, attraverso il concetto dell’ambivalenza del serpente, delinea la duplice possibilità della vergine celeste o della femminilità maligna; ed il serpente pure per Renè Guenon costituisce uno dei simboli più caratteristici dell’Anima Mundi, i cui due aspetti, contemporaneamente essenziali e sostanziali, a seconda del punto di osservazione, vengono da lui opportunamente messi in luce.

Quindi l’attualizzazione della femmina, ovvero della manifestazione formale in una modalità doppia, potrebbe anche essere interpretata in termini cosmologici come esercitata contemporaneamente sul doppio piano, cioè sia quello sottile che quello grossolano; e ciò, come anticipavamo, tramite l’attivazione piena soprattutto del Raja guna, dal momento che è presumibile immaginare la componente tamasica essersi invece già separata a seguito della precedente caduta demiurgica, già segnalata nei post precedenti e che generò le inferiori forme “parodistiche” e subumane. Guenon ricorda infatti come è proprio attraverso Rajas che si produce l’espansione dell’essere al livello dell’individualità, mentre Evola aggiunge che tale guna corrisponde anche al “seme femminile”.

Ed, inoltre, è anche la primordiale doppia azione del demiurgo, riassunta alcuni post fa, che a nostro avviso può trovare qui una certa analogia con la duplice modalità di dispiegamento della femmina (ora cioè intesa come il complesso della manifestazione formale): ovvero come “plasmazione” nel suo aspetto più alto (ma adesso piuttosto di carattere culturale ? Lo vedremo più avanti) e come “espansione” nel suo aspetto di caduta.

 

 

 
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