Creato da: MICHELEALESSANDRO il 15/07/2012
PREISTORIA UMANA E TRADIZIONALISMO INTEGRALE

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« I PIGMOIDI NEL MONDOUN’IMPRONTA DECISIVA »

I PIGMEI AFRICANI

Anche per quanto, più nello specifico, riguarda l’Africa, ci pare qui utile ricordare gli studi, già segnalati in precedenza, dell’etnologo Leo Frobenius, che individuò elementi culturali tali ipotizzare un’antichissima migrazione proveniente dall’Islanda e dalla Groenlandia fino al confine meridionale della terra abitata; civiltà iperborea alla quale per Frobenius si ricollegarono in particolare i Boscimani ma anche i Pigmei stessi e le cui tracce sarebbero riscontrabili nella stretta connessione che gli parve di scorgere tra le ritualità, più boreali, del paleolitico superiore europeo e quello africano.  

Ma oltre a ciò, seguendo la linea già accennata nel post sopra, vi sono diversi ricercatori che, in termini più generali, hanno postulato nel continente nero una certa anteriorità di popolamento delle popolazioni pigmoidi rispetto a tutte le altre.   

Contro una visuale che interpreta i pigmoidi come una mera “specializzazione” recente (ed indipendente, sorta in varie aree del mondo) di altre popolazioni a statura normale, possono essere citati autori quali, tra gli altri, Carleton Coon, che formulò l’idea articolata, ma interessante, dei Pigmei africani come parziali progenitori dei Negridi moderni per effetto del loro re-incrocio con i residui dello stesso tronco ancestrale dal quale si sarebbero originati per differenziazione; di questo tronco ancestrale i Pigmei attualmente rappresenterebbero la sopravvivenza più arcaica, al contrario dei più recenti Negridi. Questi ultimi, secondo altri antropologi, sarebbero invece il risultato di un’ibridazione diretta dei Pigmei con popolazioni già chiaramente differenziate in senso europoide. In ogni caso ne consegue che i Negridi sub sahariani, a prescindere dalle varie teorie sulle modalità della loro formazione, in generale dovrebbero essere interpretati come complessivamente più recenti rispetto alle popolazioni pigmoidi. In questa direzione, vi sono infatti molti studiosi che ritengono i Pigmei africani essere stati un tempo anche geograficamente molto più diffusi rispetto ad oggi e che abbiano costituito un’ampio substrato preistorico africano – esteso tra Sahara, altipiani orientali ed Oceano Atlantico ad occidente – substrato precedente al sorgere del classico tipo Negride (con il quale si poterono comunque verificare anche dei successivi ed ulteriori re-incroci parziali); l’ipotesi pare confermata anche da analisi genetiche più recenti secondo le quali, nel dettaglio, i Pigmei sembrano presentare linee mitocondriali e del cromosoma Y estremamente antiche, tipiche di uno dei primi gruppi africani, e comunque sicuramente più arcaiche di quelle dei Negridi classici. Lo stesso Cavalli Sforza segnala tra i Pigmei la frequenza molto elevata di numerosi marcatori tipicamente africani, tale da candidarli come il più diretto residuo odierno dei “Protoafricani” originari ed ammettendo anch’egli, in tempi remoti, una probabile maggior diffusione territoriale di questi rispetto ad oggi; altri studi genetici sembrerebbero rilevare che tre dei popoli più antichi del mondo sarebbero oggi i Pigmei Biaka della Repubblica Centrafricana, i Pigmei Mbuti del Congo e i !Kung San.

Ma, oltre ai dati genetici, sussisterebbero anche alcuni elementi linguistico-culturali che potrebbero essere letti nella medesima direzione: secondo alcune teorie glottologiche, la parlata originaria dei Pigmei dell’Africa equatoriale (oggi praticamente scomparsa, con l’adozione dei linguaggi delle popolazioni circumvicine) avrebbe costituito il substrato linguistico fondamentale dal quale sarebbero poi sorte soprattutto le lingue bantu e quelle sudanesi. Per quanto riguarda invece il mondo mitico, avevamo in precedenza già accennato al fatto che gli attuali Negridi spesso fanno riferimento a degli enigmatici “Uomini Rossi” – non senza una qualche relazione diretta con gli attuali Pigmei – che furono un popolo a loro preesistente e caratterizzato dalla piccola statura; è interessante notare come anche Mircea Eliade citi un simile mito presente tra i Dogon del Mali, secondo i quali i primi leggendari abitanti della loro regione furono i Negrillos – piccoli negri – infaticabili fabbri ora scomparsi sotto terra e trasformati in geni (concetto sul quale torneremo più avanti).

In altri casi il rapporto Pigmei – Negridi, pur estrinsecandosi in modo diverso, tenderebbe sempre ad inquadrare quest’ultimo come elemento culturalmente superiore e temporalmente più recente: molte sarebbero infatti le usanze e le consuetudini che le popolazioni pigmee avrebbero ricevuto dai vicini Negridi, e lo stesso legame economico-funzionale stabilito con essi (ad esempio, il proporsi dei Pigmei come “casta” inferiore, al servizio dei vicini agricoltori) potrebbe essere un’ulteriore elemento indicante una certa anteriorità dei Pigmei rispetto ai Negridi, dal momento che normalmente sono le popolazioni autoctone “assoggettate” dai nuovi arrivati quelle che vengono impiegate per le occupazioni più umili.   

Al contrario, il rapporto dal punto di vista genetico sembrerebbe nettamente invertito. Infatti sia Coon che Cavalli Sforza segnalano come le modalità dell’incrocio tra i due elementi sia tale che il flusso appare sempre diretto dai Pigmei verso i Negridi e praticamente mai viceversa; ciò è la risultante del fatto che sono sempre i maschi negridi ad unirsi a donne pigmee, mentre non si verifica praticamente mai il caso opposto, e la prole poi viene sempre accudita nell’ambito culturale più elevato (cioè quello agricolo). Di conseguenza, le tribù pigmee rimangono geneticamente intatte ed al livello culturale di base (caccia-raccolta), mentre il DNA mitocondriale, che si trasmette esclusivamente per via femminile ed è di origine pigmea, scorre invariabilmente verso le popolazioni degli agricoltori.  

 

 
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