Creato da: MICHELEALESSANDRO il 15/07/2012
PREISTORIA UMANA E TRADIZIONALISMO INTEGRALE

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« UN’IMPRONTA DECISIVALA SECONDA RAZZA ESIODEA »

LA DOPPIA CORPOREITA’ DELL’UOMO

 

Dopo la parentesi dedicata alle popolazioni pigmoidi, torniamo ora a svolgere qualche considerazione sugli aspetti connessi alla polarizzazione dell’elemento Aria ed al significato antropologico che vi potrebbe essere implicato.

A nostro avviso non sarebbe da escludere un’interpretazione che avvicini tale polarizzazione al sorgere dei mitici “Figli di Dio” (ovvero, il ramo boreale e “paleoartico” dell’umanità, rimasto a Nord) e delle “figlie degli uomini” (il ramo equatoriale, tendente verso una direzione in prevalenza pigmoide e spostatosi precocemente a Sud), immagine che in effetti qualcuno ha interpretato, sul piano fisico, come l’enuclearsi di due razze distinte; il loro incontro avrebbe più tardi generato i Giganti, ipotesi che potrebbe trovare una certa conferma anche dalla genetica con il particolare fenomeno noto come “vigore degli ibridi”, che si verifica quando la prole discendente dall’unione di persone alte con persone basse, arriva a manifestare una statura perfino superiore a quella del genitore più imponente. In questo contesto – ma abbiamo visto come molteplici possano essere le chiavi di lettura dei dati tradizionali – i Giganti allora potrebbero corrispondere ad una delle razze di Homo Sapiens, magari quella di Cro-Magnon, sulla quale avremo comunque modo, più nello specifico, di ritornare in seguito.     

Qui la “duplicazione/polarizzazione” umana trova quindi una possibile interpretazione su di un piano orizzontale, cioè quello corporeo/materiale.   

Ma, visti tutti gli eventi finora descritti nell’ambito del secondo grande anno, riteniamo che nello stesso tempo esistano, a fianco di un’umanità già materializzata (presente sia a Nord che a Sud) anche delle corrispondenti entità poste su di un livello più sottile.

Una conferma di ciò può venire dall’accenno di Jakob Bohme secondo il quale Adamo viene creato con due corpi, dei quali uno è quello dell’angelo – cioè il corpo celeste – mentre l’altro, almeno virtualmente, è quello dell’uomo terrestre: quest’ultimo, però, non si manifesta subito all’atto della creazione, ma solo in un secondo momento, ed in effetti così avviene anche secondo la nostra ricostruzione, ovvero in relazione alla bipolarizzazione maschio-femmina. Infatti Bohme aggiunge che il corpo terrestre può concepirsi solo nella dualità dei sessi, come pure che il corpo celeste viene perso con la Caduta definitiva e la perdita del Paradiso Terrestre (cioè alla fine del secondo grande anno del Manvantara). Forse un analogo ricordo, qui magari da interpretare nel quadro di una localizzazione più specificatamente boreale, è costituito dall’accenno che descrive ora un Adamo non più “in” Dio ma con lui fianco a fianco mentre cammina nel giardino dell’Eden.     

Riteniamo che accenni simili possano trovarsi anche in Henry Corbin, il quale identifica Prometeo (che, ricordiamo, è un titano) con Phos – archetipo degli “uomini di luce” di certi testi gnostici ed ermetico-alchemici – quale rappresentante dell’uomo spirituale nascosto; a questo si contrappone, come polo opposto, l’Adamo terrestre, uomo esteriore, carnale e che in questo caso, evidentemente, corrisponde alla “femmina” intesa in senso ampio (la quale, come dicevamo più sopra, si esteriorizza ed assume veste materiale). L’Adamo terrestre è assoggettato agli elementi, alle influenze planetarie ed al Destino, è archetipo degli uomini materializzati ed analogo ad Epimeteo (che nel mito greco, non a caso, accetta incautamente la donna, Pandora). Prometeo-Phos viene con l’inganno fatto legare ad Adam-Epimeteo, perdendo così la condizione di innocenza che aveva in Paradiso, episodio chiamente parallelo a quello che, nel mito maggiormente conosciuto, ci tramanda la punizione del titano con l’immagine dell’incatenamento alla roccia, palese simbolo della materialità più densa. Ed ancora in relazione al mito prometeico, anche dalle note di Ugo Bianchi è desumibile come l’umanità collegabile ad Epimeteo possieda ormai quella “individualità agente” della quale invece sembra essere priva la “pre-umanità” indistinta e prototipica che in tempi precedenti si era ritrovata a Mecone con gli dèi.   

Nella stessa direzione di una contemporanea doppia corporeità, a nostro avviso, si potrebbe interpretare anche Esiodo. La prima delle sue cinque razze, ovvero quella aurea, beata ed immortale (che più sopra avevamo posto in analogia alla supercasta unitaria Hamsa del primo grande anno del Manvantara), al termine del suo tempo venne mutata in una compagine di demoni epictonii, entità che però non vanno interpretate nell’accezione esclusivamente negativa veicolataci dal Cristianesimo; furono invece presenze che, divenute invisibili per gli uomini delle ere successive – ma non costrette ad un soggiorno sotterraneo – vengono descritte con tratti sicuramente benigni e, in qualche modo, “protettivi” nei confronti di un’umanità dalle caratteristiche più ordinarie. Julius Evola identifica queste entità ai già incontrati Veglianti, evidentemente anch’essi considerati non nel loro aspetto “infero”, bensì in quello positivo (più sopra accennavamo infatti al collegamento tra il concetto di “veglia” e l’aspetto solare del piano sottile).

Di conseguenza, questi demoni epictonii che nascono alla fine del primo grande anno potrebbero ben rappresentare l’entità incorporea che, ora, si qualifica proprio nella sua relazione con un’umanità nel frattempo manifestatasi anche sul piano materiale: “numi” che non avremmo difficoltà a sovrapporre a quella che nel mito esiodeo è proprio la seconda razza, cioè la generazione argentea. In tal senso, ci sembrano infatti particolarmente significative anche le considerazioni di Vernant che sviluppa un’analisi delle razze esiodee “a coppie”, cioè collegando più strettamente la razza aurea a quella di argento (ed analogamente, come vedremo, quella di bronzo a quella degli eroi): nello specifico, la coppia oro/argento esprimerebbe la funzione della sovranità considerata nel suo duplice aspetto, positivo/oro e negativo/argento. Della razza argentea è infatti stato notato come le caratteristiche da essa presentate non possano comunque essere considerate umane nel senso corporeizzato ed odierno, tanto che al termine del suo ciclo verrà, come i Titani, sospinta sottoterra ed inaugurando così la stirpe dei demoni ipoctonii. Ma la presenza, ad un tempo, di un’umanità materiale e di una schiera di entità poste sul livello sottile sembra desumibile anche dalle note di Mircea Eliade, il quale segnala come sotto il regno di Kronos le due categorie – uomini e “dei” – apparivano ormai chiaramente distinte, tuttavia ricordando anche la definizione esiodea degli dei come coloro che furono “fratelli potenti” degli uomini: una differenza che quindi non sembrerebbe irriducibilmente ontologica, ma piuttosto legata alle diverse modalità di manifestazione di uno stesso impulso antropogenetico, che ora veniva ad estrinsecarsi contemporaneamente su un doppio piano.   

 

 

 

 

 
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