Creato da kajapo il 03/09/2009
c'è un solo modo per impadronirsi della vita. viaggiare. viaggiare dentro se stessi con l'occhio nudo. e viaggiare nelle strade, camminando a piedi...
 

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i primi lettori di AMAZZONIA

Post n°10 pubblicato il 02 Ottobre 2010 da kajapo
 

Commento di graziella. di venezia, al libro “ Amazzonia”

Ho letto Amazzonnia.....non ho parole...è.è...STU PEN DO.
Adesso lo stò rileggendo perchè leggerlo una volta sola è per mè troppo poco,
l'intensità dei sentimenti espressi è troppo forte per riuscire a coglierli
tutti con una prima lettura, in quanto  c'è l'esigenza del racconto. Nella
seconda lettura la storia la conosci già e quindi "senti" meglio le sensazioni.
Sei stato di una bravura suprema nel trasmettere il dolore per l'amico
scomparso...il forte dolore che hai provato .. lo strazio fin in fondo
all'anima. Veramente non ho parole adatte per dirti quanto sia bello e quanto
mi sia piaciuto. Anzi....no.. importante dimmi che c'è Amazzonia 2.......dove
racconti l'esperienza con il popolo degli Zo'è. Non puoi lasciare i tuoi
lettori così ...in sospeso. Quando sono arrivata all'ultima pagina ho pensato
NO NO NO Osvaldo non finire il libro qui.....porca miseria NO.
Nel frattempo mi segnali cortesemente un sito serio e attendibile per
conoscere gli Zo'è.Grazie
Un abbraccio forte. ciao Gra


NIA

 
 
 

recensione di AMAZZONiIA

Post n°9 pubblicato il 16 Settembre 2010 da kajapo
 
Foto di kajapo

IL libro. In vendita da Rinascita, Feltrinelli e sul sito
«ilmiolibro.it». Romanzo e diario di viaggio esistenziale.

“Amazzonia, tra inferno e paradiso.
Un viaggio duale alla ricerca di sé.
Dalla morte straziante di un amico alla descrizione di esperienze umane estreme .

di Massimo    Tedeschi
Il diario di un viaggio esistenziale, alla scoperta di sé prima ancora che di un territorio. Un atto d'amore estremo e intenso per un lembo del pianeta dove il sistema-mondo manifesta nella maniera più brutale le sue storture e insensatezze. Una prova di scrittura che unisce al tormento dello stile immagini ad alto impatto emotivo.
Il bresciano Osvaldo Pasquali con «Amazzonia. Vivere e morire sulla linea dell'equatore, tra inferno e paradiso» (pagine 174 euro 14, in vendita alla libreria Rinascita, presso le librerie Feltrinelli con prenotazione, e
attraverso i siti www.lafeltrinelli.it e www.ilmiolibro.it, metà del
ricavato è devoluto a micro-progetti per comunità amazzoniche), offre una    nuova prova della sua scrittura e prima ancora del suo enorme bagaglio di esperienze di globe trotter minimal, abituato a calcare con bagaglio leggero e sguardo acuminato le lande più disperate del pianeta. Novello Kapusinsky, con propensioni meno giornalistiche e più letterarie del maestro polacco, Pasquali mette in moto la macchina narrativa di «Amazzonia» partendo dalla morte straziante di un amico, che lui assiste fino alla fine,
leggendogli pagine di Moby Dick. Dopo che la tragedia s'è consumata, l'autore parte. Recide affetti e legami
e fa rotta verso i tropici brasiliani: non le dorate spiagge ma le favelas, ovvero «la più magistrale imitazione umana dell'inferno. Dopo il lager». Approda a Bahia, dove «per lenire l'odore della morte cerca il profumo della carne». È questo il primo salvagente che gli si offre nella sua “disperata” ricerca del senso del vivere, del «diritto di tentare la felicità».
QUANDO arriva a perdersi nelle carni di magnifiche mulatte l'autore è già stato molti «se stesso»: «Operaio questo è certo, studente-lavoratore, saldatore, fabbro, rivoluzionario, tecnico, vagabondo, organizzatore, lettore, cooperatore e viandante».
Se Rimbaud aveva lasciato l'Europa per farsi mercante d'armi fra l'Egitto e la follia, come recita una vecchia canzone, Pasquali ha voltato le spalle all'Occidente per provare a lenire i dolori che le armi europee provocano nel mondo, dai Balcani all'Africa.
Poi, sempre più allergico «alle mediocrità della vita, che sono la salvezza dell'umanità. E la morte della speranza», Pasquali è approdato alla dimensione esistenziale del viandante, e Amazzonia è il romanzo del suo viaggio verso il cuore di tenebra di un continente in cui ci si addentra risalendo il Rio delle Amazzoni.
Di questa terra meravigliosa e aspra, autentico «canto del creato», Pasquali elenca le bellezze e denuncia le tragedie, a cominciare dalla deforestazione condotta da fazenderos-gangster, ma anche da piccoli agricoltori appoggiati da cooperative benemerite. L'Amazzonia di Pasquali è, prima di tutto,
«corrosa da questa malattia che è l'uomo».
Inseguito dallo spettro dell'amico morto, tormentato da insidiose malattie tropicali, l'autore va alla ricerca del senso della vita e del destino dell'umanità attraverso una serie di incontri che traduce in una galleria di personaggi (e dialoghi) memorabili.
Il «monaco laico della natura» Gabriel, il pittore-lebbroso italiano
Graciano che va alla deriva ai margini del Rio, il medico volontario
itinerante Ottaviano, il cooperante italiano Claudio irto di manie e
contraddizioni, e poi Niltan e Gisele, Luis e Alex, Joanes e Iran e tanti altri, insomma l'umanità meticcia e promiscua, bellissima e affamata, dignitosa e prostituita che brulica attorno al fiume-mare e segna le tappe di un'anabasi dolorosa e accidentata. Il viaggio in Amazzonia porta alla fine l'autore-viandante sulle orme degli Zo'è, mitici indios che hanno conosciuto la «civiltà» occidentale e se ne sono ritratti, indicando con ciò un futuro possibile.
PER PASQUALI credere nell'uomo «è di una tristezza infinita, una ingenuità fatale». Eppure l'essere umano è anche «l'opera d'arte suprema» che merita di scomodare la parola Amore. Pasquali non aspira a fornire un «sistema» di
pensiero. «Mi limito all'atto parziale della descrizione», dichiara alla
fine del libro. La descrizione di esperienze umane estreme, profonde, radicali. Affidata a pagine che intrigano e perturbano. E ci consegnano alla fine intatta una speranza. Quella di «incontrare un uomo. Cioè una pur piccola e fragile verità».
Bresciaoggi 19 agosto 2010 pag.39

 

come sempre bisognerebbe scrivere di seguito la critica della critica. condivido solo in parte l'analisi del giornalista. ma il giudizio ovviamente è libero e soggettivo. credo che molti " dettagli" significativi siano sfuggiti al critico. Alcuni in grado di modificare anche il giudizio di valore , diciamo finale . anche se nel libro resta una domanda , alla fine. ma tant'è. è un punto di vista...

 
 
 

il nuovo libro dell'autore del blog disponibile nelle librerie feltrinelli : AMAZZONIA

Foto di kajapo

cari lettori. non scrivevo dal lontano novembre....passato un secolo. ma è la questa la giustificazione. il nuovo libro. per tutti coloro che amano la natura. che vorrebbero il rispetto integrale della flora della fauna..per coloro che ancora credono che l'uomo è si una bestia, ma che potrebbe anche essere ..umano.

e alla fine un incontro insperato. ed è una storia vera e vissuta...

e' un viaggio duale, come dice il critico, risalendo il fiume in una anabasi accidentata e tormentata. ma credo pieno anche di emozione e domande per ognuno . alle quali se vorrete . potrete rispondere

il libro è : AMAZZONIA vivere e morire sulla linea dell'equatore, tra inferno e paradiso

lo trovate nelle feltrinelli, su prenotazione. e anche nei sites lafeltrinelli.it e ilmiolibro.it

 
 
 

cambio di respiro

Post n°7 pubblicato il 26 Novembre 2009 da kajapo
 

sabato novenbre isola di cotijuba delta del Rio delle amazzoni

spiaggia bianca linea di mongrovie fitte vento spazio infinito natura come dio l'ha creata

l'uomo del kilombo cammina solo nel deserto pieno di voci non umane un posto per vivere, per

morire forse...e dentro poesia di rabbia e d'amore

 

 

 

 

Cammini, e il dio della natura, unico e fragile dio dell’universo ti abbraccia e ti penetra con lo sguardo del sole. Sei solo, nella moltitudine di un lembo d’ Amazzonia. E adesso cammini ad occhi chiusi.
I profumi di ogni albero,  di ogni fiore , danzano nelle tue narici che sembrano espandersi tra le isole e il sogno azzurro del fiume. E sogni camminando, di essere vivo e di appartenere a questo magistrale concerto di silenzi e di nature, a questo cielo,  e si, di essere per un attimo non più cosa umana  ma  figlio del dio del vento.

E Cominciai a correre come un pazzo e a urlare contro le raffiche di sole tagliente che il vento mi gettava addosso correvo a piedi nudi a torso nudo schizzando l’acqua in mille scintille dorate riflettenti il colore dell’acqua del sole provavo una corsa fino al dosso avanti dove un arbusto fatto albero e inclinato dalla sferza incessante dei venti si arcuava genuflesso verso il rio e sembrava piangere piangere... Corsi corsi corsi il sudore si imperlava e cadeva cadeva fondendosi con la spuma e le gocce....
Caddi riverso gli occhiali scuri sulla sabbia e gli occhi chiusi velati una gioia una gioia che non si puó narrare perché solo si puó si puó si deve si deve provare provare...
Perché la vita é questa, provare per dioo, provare tutto quello che ci é dato e spingerlo con la necessaria determinazione dentro e oltre i confini delle nostre maledette limitazioni... e si , perché quella era, perché quella era , felicitá. Si, lo era  senza aggettivi.
Acqua sulla faccia sulla bocca sole  e verde che musicava  il vento, le foglie tra i rami sussurranti e... E tutto declinato nella perfezione del silenzio senza piú confini..
Affondo con le mani nella sabbia umida e il mondo dentro di me affonda  e si spegne nella luce chiusa dell’occhio




 
 
 

l'uovo della speranza

                                                 avviso


per tutti gli amici del blog. chi volesse usare i testi del blog o le prossime foto pubblicate, può farlo. unica richiesta citare per favore l'autore e la fonte. questo blog non è scritto soltanto per l'esercizio della scrittura o per semplice informazione di altri mondi. e' fatto anche per coinvolgere le persone sensibili ad un gesto di amore, si proprio amore,  verso  chi non ha pescato il biglietto giusto nella lotteria della vita.  è per tentare di essere persone collettive, non soltanto individui. noi tentiamo ...

 

il pezzo che segue è apparso sul mensile " La Nuova Ecologia" del mese di settembre 2009

 

LA STORIA

L'uovo del quilombo

In Brasile un microprogetto di cooperazione realizza un pollaio. non una goccia nell'oceano, ma uno strumento per alzare il reddito. e difendere la foresta.

Realizzare un pollaio in Amazzonia visto dall'Italia può sembrare un nulla. ma nel quilombo Tipitinga può essere la frontiera tra miseria e dignità. significa nutrirsi più adeguatamente, accedere alle medicine senza mendicare, progettare per i figli la possibilità di continuare a studiare. così Osvaldo Pasquali, militante di movimenti sociali e di Legambiente di Brescia, e oggi viandante irrequieto e approdato alle foci del rio della amazzoni, e dopo aver lavorato in vari progetti di solidarietà: ha deciso di attuare microprogetti in Amazzonia, per avviare  un vero sviluppo sostenibile.

" Se voi vedeste" racconta osvaldo " Cosa resta dei grandi progetti di cooperazione, dopo uno o due anni dalla conclusione, avreste spesso delle delusioni". molti fallimenti sono dovuti alle difficoltà nel creare forme di autoorganizzazione dei beneficiari, o nell'incapacità di formare le persone a continuare in maniera autonoma il progetto, dopo la fine delle risorse arrivate dai paesi ricchi.

ecco perchè è meglio sostenere le comunità nella salvaguardia integrale dell'ambiente in cui vivono, foreste,isole, campagne, rive dei fiumi. e contestualmente verificare quali siano le forme più idonee per aumentare il reddito delle famiglie coinvolte. nel microprogetto " Un pollaio per il quilombo", le 35 famiglie interessate, afrodiscendenti in una zona devastata dagli allevamenti estensivi di bestiame, hanno un reddito di circa ottanta euro mensili. questo significa stare al confine tra miseria e povertà. significa una vita di sussistenza e l'impossibilità di costruire un futuro differente per i propri figli.

'L'energia elettrica è arrivata qui solo dieci mesi fa. le caso sono di fango.si vive coltivando mandioca e riso. ci sono quaranta chilometri di strada sterrata, tre fiumi da attraversare su ponti di legno precari. e durante la stagione delle piogge, da dicembre a maggio, spesso il quilombo resta isolato.

" ma abbiamo salvato novanta ettari di foresta primaria, mentre tutto intorno a noi, è stato devastato" sostiene orgogliosamente Severino de Souza Ribeiro, presidente della Associazione quilombola.  " Intorno a noi le fazendas di bestiame hanno ridotto la foresta ad un immenso spazio vuoto, dove circolano bovini per produrre carne da esportazione verso chi può pagarla, l'Europa , L'america, l'Asia."

il pollaio consentirà alla comunità di produrre uova e pollame. e in qualche mese anche di ottenere una eccedenza da vendere al mercato di Santa Luzìa do Parà, la cittadina a circa ottanta chilometri.

i giovani del villaggio hanno partecipato alle riunioni per definire il microprogetto. hanno imparato le tecniche più appropriate per la gestione del pollaio, che in futuro arriverà a contenere circa 500 polli. il reddito  potrà così passare da ottanta a circa centoventi euro.

"Inoltre", aggiunge osvaldo, " abbiamo anche discusso di tutela dell'ambiente e della foresta, del fiume e della biodiversità del quilombo".

Legambiente Brescia ha versato mille euro per il progetto. adesso sta raccogliendo un altro contributo per l'acquisto di una incubatrice. questo significa un altro passo avanti. Significa un ulteriore sviluppo verso una vita dignitosa per la comunità.

" Se potessimo sviluppare la dimensione dei microprogetti, se potessimo sostenere le comunità ad autoorganizzarsi, a pensare se stesse come risorsa straordinaria per modificare il loro futuro , salvando l'ambiente attorno" conclude Osvaldo " daremmo un contributo verso concreto e eccezzionale. per un altro mondo possibile, un mondo ben migliore".

"Pensate a quanto si spreca da noi. E quanto si potrebbe fare con poco denaro e un briciolo di solidarietà."

 

Site : www.legambientebrescia.org

 



 


 
 
 
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