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bose

Post n°1036 pubblicato il 26 Ottobre 2011 da ibisco9


Bose è una piccola comunità religiosa sistemata tra Biella e Ivrea. Nel mezzo di una conca verdissima c’è una chiesetta, e tutto attorno alcune case coloniche la stringono a sé in un abbraccio affettuoso.  I ragazzi della comunità avevano  sistemato case e stalle in modo da poter alloggiare una ventina di persone.  Tanta era la consistenza del gruppo.  Sembrava un villaggetto messicano, con le case imbiancate e le porte lustre con sopra le scritte della località biblica: Betania, Emmaus, Bethlem, e così via.  Questa notte mi è riapparso alla mente quel lontano ricordo di tanti anni fa. Erano gli anni settanta, così grevi di avvenimenti più o meno tragici, e Isabella si doveva sposare il filosofo.  Erano così carini davanti al sacerdote!  Sembravano più piccoli vicino all’altare...Durante la cerimonia, un uccellino entrò da una finestra e si mise a cinguettare con insistenza, e un fascio di luce illuminò gli sposi.  Nel silenzio assoluto della chiesetta, quel canto era penetrante come quello di un soprano.  Sembrò un evento augurale.  Eh, si…Dopo dieci anni il divorzio…Mah!  Mia moglie era morta due mesi prima, dopo aver confezionato a uncinetto e inamidato le coppette per i confetti.  Il tempo cancella tutto, come le onde sulla sabbia.  Non volevano sposarsi, ma convivere, come usa adesso, ma la mamma se ne stava andando, e sognava di vedere la coppia regolare. Hanno rispettato il suo desiderio, ma lei non c‘era più…
Sono tanti anni che non vado a Bose, ma a quell’epoca ci andai più di una volta.  Il luogo era un lago di pace, e i ragazzi erano ospitali. Il più importante di loro era Enzo Bianchi, che oggi è uno tra i massimi biblisti italiani.  Era amico del mio genero filosofo, e per quello frequentavo la comunità.  C’erano sempre dibattiti  in corso, ed io ascoltavo con interesse cosa dicevano in quel gruppetto di volonterosi, i quali avevano scoperto che basterebbe essere più buoni, che il mondo sarebbe stato migliore.  Certo che da giovani ci si illude, ma è un fatto che loro agivano.  Era il periodo in cui gli spagnoli perseguitati dal regime erano emigrati in Svizzera, e la loro famiglia era clandestina. I bimbi vivevano nelle cantine e nei solai per non arrischiare il rimpatrio forzato di tutta la famiglia.  Che faceva Enzo Bianchi e i suoi amici?  Traversavano la frontiera e andavano a insegnare ai bimbi spagnoli le nozioni primarie della scuola, onde evitare che crescendo potessero diventare soggetti violenti, dei quali oggi abbiamo esempi da manuale in quel di Palestina, ove i ventenni sono nati nei campi profughi.
L’atmosfera a Bose era davvero serena, e mi faceva riflettere sulla importanza di una fede.  E’ per quello che non sono ateo, anche se molte cose vorrei che cambiassero nella visione del mondo cattolico.  Mi piacerebbe che fosse messo più in luce il Vangelo, fonte di saggezza, e la figura del Cristo profeta, trascurando tutte quelle incrostazioni bibliche in aria di leggenda e tutte quelle norme perniciose istituite in seguito. Troppi “misteri”, troppi davvero! Credo che la religione del duemila dovrebbe essere più seria e tener conto di avere a che fare con masse più evolute.  Altrimenti finirà per essere praticata nel Burkina Faso,  mentre da noi mancherà un mezzo formidabile per dare speranza  a chi non è stato prescelto dalla signora Fortuna.
Mi spiace di avere abbandonato quell’isola felice, e non so cosa sia accaduto in seguito.  Enzo Bianchi l’ho visto più di una volta in tivù, nei dibattiti teologici della seconda serata.  Non l’avrei riconosciuto tanto è cambiato.  Ho saputo che la comunità aveva scelto la castità, perché Enzo sosteneva che l’amore individuale toglieva spazio all’amore collettivo.  Io avevo visto quei ragazzi di ambo i sessi, ed ho malignamente pensato che in fondo per quei soggetti la castità era facile…Sarei stato casto anch’io, visto le ragazze del luogo…Ma questa è solo una indegna maldicenza per chiudere con un sorriso. 
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eugen

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