Creato da ibisco9 il 05/08/2007
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Un vento caldo soffia da sud,
e aguzzando l’udito
si odono deboli suoni
percorrere lo spazio.
Sembrano lamenti e grida…
Ascolto…
E’ l’Africa che soffre,
l’Africa che muore
sotto un cielo implacabile,
in lotte tribali,
con terribili armi
che l’ingegno dei nostri padri
ha loro fornito a piene mani.
Mortai e carri armati
invece di frecce avvelenate…
Ecco il progresso!
E terribili pestilenze,
e le carestie,
che noi abbiamo provocato
con la nostra ingordigia,
stanno decimando le genti,
e le foreste scompaiono
al rabbioso suono
delle motoseghe.
La nostra civiltà
è al tramonto,
e una pioggia pesante
scende dal cielo…
Sono dollari d’argento,
danari avvelenati
che ci trapassano il corpo,
in attesa dei barbari
che ci potranno rendere,
in un medioevo sanguinoso,
le dimensioni umane
che forse
abbiamo perduto per sempre.
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Eugen
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Ti ricordi, Lidia, quando mi svegliasti all'alba in quell'albergo di fronte all'Eubea? Erano forse le quattro, e avevo sonno, ma tu hai insistito, e mi hai donato uno dei tuoi momenti magici. Il sole era comparso a metà. Una lunga striscia rossastra arrivava dal mare sino a noi e ci illuminava di una luce caldo/rosa. Gran silenzio in quel balconcino proiettato sul mare, e noi due soli, con piccoli lampi furtivi negli occhi, io e te abbracciati. Il sole alto sciolse la magìa e ci lasciò nell'anima una gioia cristallina fatta di salti e spruzzi d'acqua iridescenti. Quante volte questo istante fu rievocato con accenni e sguardi d'intesa! E un calore dolciastro colava dentro a noi. Ora qui, nella casa vuota di montagna, con nubi basse e grige dell'inferno, il ricordo solare di quel mattino diventa struggente come un paradiso perduto.
eugen
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Era un ribelle e come tale lo rispetto, come rispetto chiunque abbia il coraggio di credere nella speranza. In un mondo di regole ha indicato un punto fisso chiamato amore come regola di vita. Ha offerto se stesso come simbolo per le genti a venire, e le parole scandite agli amici dopo l’ultima cena sono taglienti come lame. Lo vedo nell’orto guardare il cielo della notte, pensando se vale la pena il sacrificio della vita per trasmettere alle genti l’idea dell’amore, e decide che ne vale la pena. Da lontano si sentono voci agitate che si stanno avvicinando. Lo vedo triste guardare gli amici che dormono mentre il cielo si spacca per la tragedia in atto. Il mondo dorme sempre mentre si consuma il mistero di una nuova idea che parte dal martirio. Il resto è un sentiero tracciato, e lui ne è consapevole. Era un maestro di coerenza, fino al sacrificio assoluto.
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La tua ciocca biondo oro
controluce,
la tua ciocca ti cala sugli occhi,
i tuoi occhi a stelline lucenti.
Tu sei Anna,
Anna leggera,
Anna gemelli,
trepida creatura di luce,
tacchi alti e sottili.
Tu vibri di vita,
tu piangi,
tu ridi,
tu canti,
gioia e amore,
dolcezza e speranza
dei giorni presenti,
dei giorni futuri
chiari di te.
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eugen
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Parlo del momento storico attuale, dato che sulla guerra e sulla pace ci sono migliaia di grandi scrittori come ad esempio Tostoy che ne hanno parlato ad abundantiam. Io vedo spesso accorati appelli per la guerra in Sudan, o in Libia, o in ognuno di quei paesi vittime del colonialismo durato secoli specialmente in Africa da parte dei nostri amabili antenati. I confini degli stati sono quelli che hanno tracciato i colonialisti col tiralinee, e la conseguenza la vediamo. Resta un fatto. Se noi europei, eredi di una splendida civiltà che ci ha portato a quello che siamo, abbiamo fatto due guerre spaventose che sono costate ottanta milioni di morti, come si fa a pensare che non sia normale nel continente africano, povero, sfruttato, politicamente a zero, non possano succedere conflitti locali? E' bello vedere che ci siano persone come me, che anno vissuto la guerra, pacifista convinto, che si diano da fare per cercare soluzioni atte a evitare situazioni violente, ma alla mia età ho l'impressione che non serva assolutamente a nulla. Noi siamo arrivati alla democrazia dopo secoli di guerre terribili, di rivoluzioni sanguinose, e non sappiamo ancora se la democrazia sia il meglio. Io penso di sì, ma molti non sono d'accordo. In ogni caso è utopistico esportarla altrove come stiamo facendo, portandola in paesi a struttura tribale. Con un pizzico di cinismo, che a volte non guasta, mi sembra che ognuno deve arrangiarsi in casa propria nel creare un progresso basato sulle tradizioni locali. Quando noi eravamo bifolchi nei grigi castelli medioevali, gli arabi hanno creato una splendente civiltà, e basta vedere l'Alhambra per capire. Inutile illudersi, l'Africa avrà un medioevo di sangue, e noi non potremo far nulla per impedirlo. L'esempio lampante attuale è la Libia, che ha tre milioni di abitanti, e non riusciamo a cavare un ragno dal buco, figuriamo quando esploderà la Nigeria, con cento milioni di abitanti in condizioni di estrema povertà. Cosa facciamo? Una guerra al mese? Mi rendo conto che quello che dico non sia molto popolare, ma mi sono stancato di fare il povero illuso. A mio avviso gli interventi nostrani sono accettabili solo su persone singole. La nigeriana salvata dalla lapidazione ci fa sentire buoni, ma quante altre migliaia di donne sono state lapidate? Si tratta di processi di massa che non possono in alcun modo essere influenzati da fuori. Le donne afgane le vedo ancora con il burka, dopo dieci anni di sangue. Forse sono troppo pessimista, ma attualmente la penso così, e non sono solo io, basta vedere "Viridiana" di Bunuel per capire cosa vado dicendo.
eugen
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Sono passati tanti anni, sai, ma io ti ricordo come fosse ieri. E ti chiedo perdono per il torto che hai subìto. Era un momento particolare, ed ero in estasi per quello che avevo visto in quella giornata memorabile. Mi trovavo a Larissa, quando mi consigliarono "le Meteore". Infilai una lunga vallata, e alla fine si presentò lo spettacolo. Sullo sfondo, ancora lontane, le Meteore. Grandi rocce di tipo dolomitico tra le quinte di monti verdi e rotondi. In cima si potevano notare i monasteri bizantini che coronavano le rocce a picco sulla valle. Una stradina ci portò in cima alla montagna, da dove si potevano scorgere scalette vertiginose che portavano ai monasteri, appollaiati come aquile in cima ai giganteschi roccioni che incombevano con le loro pareti precipiti sui prati. Le cupoline policrome, i mosaici degli interni! Estasi!
Era il tramonto. Un tramonto da sogno... Luci rosse...il cielo trasparente, la luce cadente all'imbrunire... E tu che mi appari con in mano le cartoline... Sono stato impulsivo, lo so. Ma ho capìto subito, e ti ho richiamato. Il tuo ricordino con i paesaggi lo tengo da conto, perchè mi ricorda un momento particolare. Il tuo volto rassegnato, i tuoi capelli da albino, lucenti controluce da tardo tramonto, mentre pensavo di aver offeso un erede di quella irripetibile civiltà che ha illuminato il mondo... Per te sono solo un'ombra, ma tu mi hai incantato, una sera, in cima a una montagna da sogno. Grazie per avermi fermato! Senza saperlo, sei diventato un tassello di quel grande mosaico che si chiama "vita".
eugen
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Era mio cognato...ora è morto e non ha più nessuno che lo ricorda...morti genitori sorelle e moglie. Lo ricordo io con un piccolo scritto, per farmi perdonare qualche sgarbo che gli ho fatto.
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Cercare....capire.... perchè un uomo
non si spegne come una candela,
dolcemente, col sorriso sulle labbra,
in partenza verso un meritato riposo.
Non è così.
Vedo un uomo che saltella come un uccellino,
sorretto ai due lati, le guance infossate,
la bocca aperta e gli occhi spenti.
Era un tenente,
e un quadretto sul tavolino lo ritrae impettito,
orgoglioso nella sua divisa.
Ora è curvo sulle ginocchia e trema come una foglia
e articola suoni incomprensibili.
Un'attimo di distrazione e risuona un colpo cupo.
Era lui, disteso bocconi e il sangue usciva copioso
gocciolando sul pavimento.
Lampeggia nella mente il Gregoire di Kafka,
ma la pietà prevale,
e quel povero corpo stanco, immobile al suolo,
colpisce al cuore.
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eugen
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Cantavi stasera distratta,
e la tua frangetta bionda
oscillava alle tue movenze,
ed io ti guardavo incantato,
e pensavo che così ti ho conosciuta
mentre uscisti dal coro
vestita della tunica rosa,
con la magia della tua voce solista,
e come per la maddalena intinta nel the,
dopo trentaquattro anni
ti ho rivista all'istante nella mente
quando mi indicasti la strada
con il ditino a rovescio,
e quando nella baita puntasti diritti
i tuoi occhi sui miei
il futuro mi apparve come la luce.
La malinconia di un tempo perduto
mi assale,
e vorrei ancora baciarti come allora,
con tenerezza,
mentre canti soave
con quel timbro d'incanto
la tua dolce canzone.
Ma tutto è cambiato...
ed è tardi ormai.
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eugen
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(Ripetizione)
Ottobre volge alla fine.
Con piede leggero
scivolo su prati gialloverdi
rasati all’inglese.
Alte rocce
spruzzate di neve fresca,
sono là,
inondate di sole.
La terra vibra sotto gli urti
del Sesia infuriato
contro le pareti della forra.
Più a monte il fiume,
chiaro e tranquillo,
si increspa in superficie,
ed io sento
il fremito dell’acqua
che intuisce la cascata.
Baite di pastori
occhieggiano furbescamente
nell’orgia di colori,
dal giallo al rosso
al bruno caldo.
Vago odor di letame
si fonde nei colori d’autunno,
colori di morte fertile,
di morte-rinascita,
colori del ciclo eterno
intuito da un genio
e sofferto
dalla nostra fragile natura
di piccoli uomini
come un dolce-amaro destino.
Vicinissimo,
un larice giallo-arancio,
in trasparenza contro il sole,
con i suoi mille aghi lucenti,
sembra esagerare.
Lassù,
oltre le piante,
tetre pareti nerastre
si stagliano contro il cielo.
E’ di là che precipitano,
come nei disegni infantili,
cascate d’acqua bianca
polverosa di luce,
ansie verticali
che sprofondano nel nulla.
Veli rossicci,
morbidi vapori,
rendono irreale
la parete valsesiana del Rosa,
mostro immutabile
con tentacoli di ghiaccio.
E tu vedi
blocchi bianco-verdi
sospesi lassù
in attesa...
Ed ecco
dalla cresta del gigante
velocissime,
lunghe nuvole bianche
anelando lo spazio,
avanzano nel cielo.
Piccoli uomini
colorati di maglioni,
laggiù,
brulicano nel prato.
Forse sono felici.
Stilla nel cuore
con mille armonici echi,
una pace solenne.
In una magica rete
di suoni e di colori
Annina mi guarda
e mi è vicina,
realtà bionda,
la mia compagna di sempre.
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eugen
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Era scritto sulla fiancata del mio barchino, un piccolo e veloce motoscafo lungo appena tre metri, forse più adatto al lago che al mare. La scritta da me pitturata in corsivo portava un accento enorme che dava nell'occhio. Ne ho parlato anche altrove, ma non mi stanco mai di ricordare i momenti bellissimi che mi ha fatto godere, tra un'isola e l'altra della costa Smeralda.
Ricordo il mio arrivo a Mortorio, nella piccola baia popolata da panfili enormi. Per Agnelli era il posto preferito. Quelli delle suddette barche mi guardavano con sufficienza...il proletario in barca...che ridere! Anch'io li guardavo dal basso con molta sufficienza...mi sembravano un po' coglioni, salvo le dame con le tette al vento di prima qualità, la cui intelligenza passava in secondo piano. E poi Capricciòli, e Codacavallo, e la magica Tavolara con i suoi giganteschi spigoli dolomitici dominanti il golfo di Olbia. Di fronte a Porto San Paolo c'è un' isoletta, l'isola Piana, dove andavo spesso a godermi l'acqua limpida, un'acqua che più limpida non si può. Alle spalle la Tavolara, gigante uscito dal mare in tempi lontani. Di fronte la baia caraibica blu scuro con strisce turchese da laguna del Pacifico e poi le montagne viola come sfondo. Ecco, mi chiedo perchè ci sia chi si sbarba trenta ore di volo per andare nel Pacifico quando qui c'è il paradiso. D'accordo, qui non ci sono le ragazzole con la cintura di banane che menano il culetto appena arrivi, come accadde all'epoca del Bounty, ma io mi chiedo se adesso in quelle isole le ragazze ondeggianti al ritmo dell'ukelele sono davvero maori o sono native di Abbiategrasso, scritturate dalle agenzie turistiche locali.
La prima crociera sul Colibrì fu però quasi tragica, con il mare mosso e la moglie urlante ad ogni onda che arrivava sui denti. Al ritorno fummo trattati quasi da naufraghi. Imparai però a prendere le onde al modo giusto, anche se mia moglie non si fidava mai della mia abilità marinara. Tanto è vero che una volta (ma ero giovane), mi sono messo a duecento metri dalla riva a fare follie col barchino. Saltavo sulle onde come un grillo, facevo fare il kristiania al Colibrì come fosse uno skyboard, e d'improvviso sento silenzio. Mi giro e il motore giocava a fare il sub sott'acqua, trattenuto a galla dai cavi di comando. Era balzato fuori dalla sede per una mia acrobazia insensata. Sicuramente tutta la spiaggia si torceva dal ridere, e immagino mia moglie alla quale volevo dimostrare la mia abilità. Dovetti prendere il remetto d'emergenza e mestamente portarmi a riva, cercando un angolo riservato per nascondermi agli occhi indiscreti, trainando il motore che sembrava gradire il bagnetto imprevisto. Mi facevo un po' pena.
E quella volta dell'onda anomala? Mare piatto, sto tornando a tutta birra, quando vedo avanzare un'onda ripida alta un paio di metri. Una veloce virata mi becca di traverso e per un pelo non mi rovescia la barca. E poi in un attimo splashhh... sul mare piatto. Alcuni pescatori ci guardavano straniti. Sembrava un sogno ad occhi aperti. Dissero che l'onda fosse stata generata da un sommergibile della base militare in fase d'immersione.
In compenso altre volte accaddero cose simpatiche, come la coppia di delfini che ci affiancava saltando sull'acqua, ed io temevo che mi rovesciassero la barca a testate...si sa, sono animali giocherelloni.
Quello che mi colpiva era vedere gli stormi di pesci azzurri volanti. Hanno pinne a forma di ali, e volano per una ventina di metri a pelo d'acqua, anticipando la barca, prima di rituffarsi.
Adesso i cormorani sono quasi estinti da queste parti, perché i pescatori li eliminano, dato che mangiano molto pesce, ma tempo fa ornavano con la loro elegante sagoma nera i piccoli scogli che emergono presso la costa. Peccato...tutto cambia in peggio! Una volta arrischiai di finire su uno scoglio per voler fotografare un gruppo di cormorani, che nel frattempo si era infilato sotto lo specchio d'acqua, e riuscii a innestare la retromarcia per un pelo.
E quando feci un naufragio a Porto san Paolo, e stavolta senza colpa? Tutti ridevano sulla banchina nel vedere il nocchiero saltare in acqua vestito, mentre la barca si era ridotta a una vasca da bagno. Per fortuna non ero nell'oceano, e la moglie sul molo si torceva dal ridere. Qualcuno mi aveva tolto il tappo a vite del doppio fondo, e qualche quintale d'acqua era troppo per il povero barchino, ma questo fu scoperto in un secondo tempo.
Adesso come nocchiero sono in pensione, e il Colibrì giace in un cortile tra cucce di cani e rottami di legno. Punta ancora orgogliosamente la prua verso il cielo, ma si sente frustrato per l'abbandono immeritato. Quando passo di lì mi viene il magone.
Anche le barche hanno un'anima.
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Venuta dall' Africa
occhi neri e zigomi forti
per una nuova vita di speranza
ti vedo correre tra vecchi malati
come un fiore tropicale
con i denti spalancati
in un gioioso sorriso.
Chi ti molesta è un barbaro.
Questi esseri umani fuggiti dal terrore
delle loro terre martoriate
tra mari e deserti
meritano solo rispetto
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eugen
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Sono le sei del mattino
e non riesco a prendere sonno.
Esco e mi piazzo su una roccia
a strapiombo sul mare
tranquillo come l'olio.
A oriente bagliori rosati
si allargano nel cielo.
Dal profilo del promontorio
l'enorme disco rosso
si alza lentamente
proiettando una striscia lucente
sul pelo dell'acqua.
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eugen
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RITRATTO DI LIDIA (ripetizione)
Molte volte ho pensato di descriverti com'eri, perchè tu possa restare per sempre un'immagine immutabile, ma il timore di ridurti a poca cosa mi ha sempre fermato la mano. Avevi una fossetta nel mento che era tanto carina. Ogni tanto ci mettevo il dito e tu ridevi. La tua risata era un'acqua chiara, era totale. Quando eri attenta sul lavoro allungavi la bocca. Io ti guardavo, e tu sentivi il mio sguardo, ti giravi verso di me e spalancavi il sorriso, poi simulavi un bacio socchiudendo gli occhi. Ti piaceva lo scherzo piccolino, delicato, e ne spiavi furtivamente l'effetto. Avevi il nasino perfetto, e gli occhi... Avevi gli occhi saldi, duri quando odiavi, stupendi quando amavi. Sapevi amare, e allora i tuoi occhi verdi erano spesso stupendi. E poi erano stupendi anche quando odiavi, perchè il tuo odio era un amore diverso. I tuoi occhi inchiodavano con la loro dignità. Anche se eri trasandata, spettinata, chi ti poteva scambiare per una donna qualsiasi quando il tuo sguardo si tendeva diritto e sicuro nella sua direzione? Chi ha mai dubitato che tu mentissi quando i tuoi occhi e la tua frase si allineavano? La tua capacità di amare non aveva limiti. Sempre pronta al gesto, alla finezza occulta, piccole cose che nascondevano un cuore così. E quando ti dovevi battere per i tuoi figli eri una leonessa, anche se le forze ti venivano mancando, fino all'ultimo. Quando mi aspettavi alla finestra sembrava che aspettassi il sole. Vedevo agitarsi una mano dietro ai vetri, tu eri là. Se tornavo a casa con la faccia scura e tu mi guardavi, io sentivo che la frase giusta era già formulata, e stava gorgogliando come una bolla nella sorgente, per arrivare alle tue labbra . Io fingevo di non voler parlare, e borbottavo che non c'era niente. Ma il tuo sguardo mi seguiva ovunque, e quando alfine balbettavo confusamente qualcosa, era sul raggio del tuo sguardo che la frase scorreva limpida, dopo essere affiorata sullo specchio d'acqua della tua sicurezza. Quando guardavi i tuoi figli, il tuo sguardo non li colpiva, li avvolgeva, e tutto il tuo amore formava attorno a loro un sostegno, una rete che li avviluppava con dolcezza. Ed è con dolcezza che che negli ultimi giorni guardavi Isabella che ti stava vicino, e ti raccontava le sue prime esperienze con i bambini della scuola, e godevi nel sentire tua figlia arrivata e sicura di se, e forse si allentava il tuo spirito vitale, perchè il tuo messaggio era arrivato a destinazione. C'era Lorenzo, la tua spina, il tuo amore deluso, ma ormai avevi capito che del suo ciclo tormentato non ne avresti potuto vedere la fine, perchè il tempo, esattore implacabile, stava aspettando alla porta. Con passo fermo sei andata ad aprire.
eugen
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Mi spiace annunciare che mi hanno premiato. Siccome sono stato bravo nella vacanza precedente, mi hanno premiato con una nuova vacanza forse di una settimana. Sto aspettando la chiamata. Per la precisione non si tratta di una vacanza in crociera, per cui sono più tranquillo. Beh..se tra qualche giorno non mi vedete, sapete il perchè...
sarò più serio...trattasi di una pleurite pesante. :(((
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Eravamo allegri quel giorno sulla mia "tre metri".Il cielo azzurro e il mare calmo facevano presagire una bella giornata. Infatti a due miglia da Porto San Paolo, il motore, che fino allora aveva ruggito felice, si ammosciò all'improvviso, e borbottando sommessamente, ci lasciò nella più cupa disperazione. La costa non era lontana, e un pescatore pietoso ci trainò fino a riva. Dopo quattro ore di attesa sotto il sole cocente, arrivò il vecchietto che si portò il motore in officina, lasciandoci muti e senza soldi. Bravi amici ci portarono a casa. Il giorno seguente invitiamo i nostri amici al rito del trionfale rientro. Io e il mio amico a bordo. Sua moglie e la mia a riva con i fazzoletti d'addio. Purtroppo l'elica si impiglia in una cima, la barca fa acqua, e , in breve, io e il mio amico saltiamo in acqua vestiti per il viaggio. Sulla riva le donne urlanti, il vecchietto che impartiva ordini gesticolando come un matto, e un pubblico divertito per la scena, a dire il vero, meno tragica di quella del Titanic. La barca sembrava una vasca da bagno, ove galleggiavano il serbatoio e le borse degli accessori. Il mio Colibrì, che non mi aveva mai deluso, giaceva sul fondo, muto. Le povere mogli, sulla spiaggia, passarono dal pianto al riso irresistibile, con le conseguenti perdite che avvengono in questi casi specifici. Possiamo chiudere il sipario sui personaggi in questione, che sventolano al sole di Sardegna i documenti personali e le banconote bagnate nel naufragio, oltre all'intimo succitato. Clap,clap,clap! Dimenticavo. Era uscito il tappo del doppio fondo, o forse qualcuno l'aveva tolto, imbarcando duecento litri di acqua.
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eugen
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Erano gli anni sessanta, e un collega nativo di Atri mi ospitò in casa sua per quattro anni di seguito, durante la vacanza estiva, e ne serbo un ricordo affettuoso. Atri è una cittadina bellissima a circa cinquecento metri di altitudine. Ricordo un parco che guarda verso il mare, e una cattedrale con una stupenda facciata romanica, simile a quella dell'Aquila. Da Atri si scendeva tutte le mattine a Pineto, una spiaggia lunga sei chilometri quasi deserta, e mentre nuotavo vedevo sullo sfondo il Gran Sasso, con la sua immensa parete dolomitica. Un anno mi sono portato gli scarponi da montagna e un bel giorno sono partito da solo diretto a Prati di Tivo, da dove sono salito in vetta lungo il piccolo ghiacciaio del Calderone, che forse adesso è scomparso. In cresta c'era un vento terribile, ma la vista era immensa. Era l'epoca della seicento, e tutti i pomeriggi giravamo alla scoperta dei tesori di quel fazzoletto di terra. I bambini cantavano in coro durante i viaggi, ed eravamo tutti felici, ignari di quello che ci riservava il destino. Ricordo Silvi monte, appollaiato su una collina verso il mare, una specie di prua di nave puntata sull'Adriatico, e ricordo il senso di spazio che copriva tutto il campo visivo quando arrivavo al belvedere. Immagino che Ungaretti fosse passato di là, prima di scrivere il famoso: "mi illumino d'immenso". Anni solari quelli, ricordati con nostalgia nei tempi oscuri che sono seguiti, ma la vita ha il vizio di andare avanti.
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eugen
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Senza nuvole il cielo è anonimo,
e sono loro che gli danno vita.
Le vedi arrivare da oriente
come i re magi,
e invadono il cielo di colori.
Le loro incredibili forme
lanciano al galoppo la fantasia,
e tu ci vedi orsi o cavalli,
e nel pensiero ti perdi.
Le nuvole cangiano in pensieri,
le scure sono incubi della notte,
le chiare la paure del domani,
ma in fondo,
a due passi dall'orizzonte,
un cumulo candido di luce
fatto di fiocchi rotondi,
ti dona speranza nelle idee,
e una striscia azzurra di cielo
illumina le lontane montagne
là dove sta morendo il giorno.
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eugen
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Inviato da: Wilma
il 29/06/2015 alle 10:23
Inviato da: ellaessa
il 28/07/2014 alle 21:26
Inviato da: Orsetta
il 03/05/2014 alle 22:28
Inviato da: wilma
il 27/04/2014 alle 20:15
Inviato da: Orsetta
il 14/02/2014 alle 23:40