ASSASSINI!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Post n°288 pubblicato il 08 Novembre 2014 da tigrilla37
 

studente messicano assassinato

Peña Nieto assassino e che possa morire il neoliberismo!!!!

 

"Paráfrasis Pertinentes y Dolorosas"

"Todas las mañanas al alba, mi corazón, es fusilado en Tlatelolco. Todas las mañanas al alba, mi corazón, es fusilado en Tlatlaya. Todas las mañanas al alba, mi corazón, es fusilado en Ayotzinapa. Todas las mañanas al alba, mi corazón, es fusilado en México".

Oscar Chavez, Messico


“Parafrasi Pertinenti e Dolorose" 

 

Tutte le mattine all'alba, il mio cuore, è fucilato a Tlatelolco. Tutte le mattine all'alba, il mio cuore, è fucilato a Tlatlaya. Tutte le mattine all'alba, il mio cuore, è fucilato a Ayotzinapa. Tutte le mattine all'alba, il mio cuore, è fucilato in Messico”. 

 
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Bolivia 1- Coca Cola 0

Post n°287 pubblicato il 24 Ottobre 2014 da tigrilla37
 

Evo contro Coca Cola

Molti si vantano di affermare che l'economia non ha nulla a che vedere con la politica. Insistono nello spiegare l'economia come una scienza esatta, come l’ingegneria, in cui un insieme di strumenti tecnici, quasi magicamente, ed a volte per inspiegabili cause neutrali, finiscono per definire il modo più efficace per organizzare una società. Parlare di politica quando si discute di economia sembra una bestemmia per quegli acerrimi difensori del paradigma egemonico. Così, l'economia la presentano come una questione di esperti in cui il popolo, e pertanto la politica, non possono dare il loro parere. 
 
“Il tempo della post politica”, come dice Chantal Mouffe, è quello in cui si pretende imporre, da parte di coloro che cercano di evadere la disputa politica, ogni volta che si deve discutere su temi sociali di massima importanza. Meno male che in seguito la stessa realtà confuta questa tesi assurda e finisce sempre per dimostrare che la politica attraversa l'economia. Dal momento che non può essere in modo diverso, non c'è dibattito economico se questo non si fa dal confronto politico.  
 
Sono già passati alcuni giorni ed ora si può raccontare senza stress elettorale. L’attacco smisurato della Coca Cola contro il governo di Evo Morales, giusto prima delle elezioni della passata domenica 12 ottobre, è un buon esempio per spiegare come la politica si trasforma in una variabile chiave per capire che cosa succede in termini economici. In maniera molto “curiosa” (le virgolette sono virgolette ironiche), Coca Cola, a pochi giorni dal gran appuntamento democratico, decide di aumentare il prezzo di tutti i prodotti della sua marca, in un paese dove il controllo dei prezzi è una religione molto effettiva ed appoggiata dalla maggioranza della popolazione. 
 
Così, improvvisamente, la più multinazionale delle multinazionali considera che i costi dei suoi prodotti sono aumentati ed è giustamente in piena giornata di riflessione elettorale il momento più opportuno per provocare un aumento dei prezzi in prodotti che sono ampiamente consumati dal popolo boliviano. 
 
Nel governo del MAS, la lotta contro l'inflazione è un obiettivo prioritario e così si dimostra nella sua effettiva politica di controllo dei prezzi, di monitoraggio giornaliero su moltissimi prodotti della cesta basica dei boliviani. Questo processo di cambiamento capisce che l'inflazione è letteralmente una questione di sforzo distributivo, di lotta tra il potere di mercato di pochi (che cerca il massimo guadagno) ed il potere popolare della maggioranza sociale (che non desidera perdere potere d'acquisto). 
 
L'inflazione è un'equazione politica e non un valore uscito da uno shaker di variabili tecniche. Così è come Evo Morales ed i suoi collaboratori concepiscono questa arma di distruzione di massa del XXI secolo. E per questo il suo governo può contare su un'economia in continua crescita, con forte protagonismo delle politiche sociali ridistributive, con un'inflazione controllata e compensata abbondantemente dal miglioramento delle condizioni di vita salariali della cittadinanza.  
 
Questo successo in politica economica non è casuale, ma deriva dal concepire che la lotta contro l'inflazione solo si può realizzare dal recupero della sovranità in politica economica. Coca Cola si è confusa nell’epoca, e ha creduto che stesse ancora nell'era neoliberale, pensando che poteva incrementare i prezzi come se la libertà di mercato fosse più importante della giustizia sociale per i boliviani. Ed invece no. 
 
Il governo boliviano ha dato una lezione magistrale di economia politica ostacolando che Coca Cola abusasse della sua posizione di mercato per colpire la vita quotidiana dei boliviani, e soprattutto se questo si produce a così poco tempo dalla votazione nelle elezioni. Il ministro di Sviluppo Produttivo, Teresa Morales, non lasciò posto ai dubbi nella sua reazione: “questo è un atto politico”; “Coca Cola non ha trovato la migliore maniera di attaccare questo momento iniziando un processo di incremento dei prezzi”; “la compagnia cade in un atto apertamente politico e di attentato contro il portafoglio dei boliviani, poiché lancia questa misura due giorni prima delle elezioni.” 
 
Tanto contundente come efficace, la posizione della ministro e del Presidente, che non hanno permesso questo tentativo di golpe di mercato, che pretendeva contaminare l'ambiente affinché l'opposizione pescasse elettoralmente “in un fiume in piena”. Il governo ha usato le sue facoltà legali e politiche per sospendere questo incremento di prezzi; ha obbligato i dirigenti della Coca Cola a dare spiegazioni; li ha fatti retrocedere; ed inoltre ha dichiarato che da adesso anche le bevande gasate saranno dentro il monitoraggio giornaliero dei prezzi. L'inflazione, per questo governo, non potrà mai essere così concepita, come un essere paranormale che ha vita propria ma senza nomi né cognomi. No. In questa Bolivia, l'inflazione si controlla con misure azzeccate ed economiche ma sempre dalla politica, identificando chi è ciascuno, e che tipo di interessi ha. 
 
Recuperare la sovranità in politica economica è capire precisamente che solo si può avere un'altra economia giusta ed umanista, se questa si implementa da una posizione politica indipendente. Il governo di Evo Morales l'ha dimostrato, e la vittoria di fronte alla Coca Cola è una dimostrazione in più di questa strada ardua ma fruttuosa. 
 
Così è come si spiega che Evo Morales abbia l'appoggio che ha nelle urne perché non promette quello che non compie; perché la sovranità non è un eufemismo da nulla, bensì realmente costituisce il principio politico basilare per portare a termine una politica economica molto azzeccata. Adesso, Coca Cola, prima di volere usare il suo potere di mercato, lo penserà due volte, perché ad affrontarla ci sarà un processo guidato da un Presidente che sa perfettamente usare il suo potere politico, elettorale, sociale e popolare. 
 
Preso da CELAG  
   
di Alfredo Serrano Mancilla

traduzione di Ida Garberi

 
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Contributo impressionante di Cuba nella lotta contro l’Ebola, afferma The New York Times

Post n°286 pubblicato il 22 Ottobre 2014 da tigrilla37
 

medici cubani

Cuba offre quello che è necessario con urgenza maggiore nel combattimento contro l’Ebola: medici professionisti disposti a soddisfare i pazienti, ha sottolineato oggi un editoriale pubblicato nel quotidiano statunitense The New York Times.  

Con il titolo “L’impressionante contribuzione di Cuba nella lotta contro l’Ebola”, l’influente giornale spiega che il panico che ha generato l’epidemia attorno al mondo non ha prodotto una risposta adeguata da parte delle nazioni che hanno la capacità di appoggiare.

L’editoriale, pubblicato in inglese ed in spagnolo, reitera che circa 4450 persone sono morte per colpa dell’Ebola in Africa occidentale ed ha messo in allerta che la rapida espansione del virus, che si è diagnosticato già in alcuni casi negli Stati Uniti ed in Europa, potrebbe provocare presto una crisi mondiale.

La pubblicazione si dispiace che Washington, il principale contribuente finanziario alla lotta contro l’Ebola, non abbia vincoli diplomatici con L’Avana (rotti unilateralmente nel 1961), dato che Cuba potrebbe svolgere il lavoro più vitale.

Secondo il Time, per l’amministrazione del presidente Barack Obama, questo dilemma deve enfatizzare l’idea che i frutti di normalizzare la relazione con Cuba implicano molti più benefici che rischi.

Il quotidiano risalta che il Governo cubano ha abilitato 460 medici ed infermieri in quanto alle strette precauzioni che sono necessarie per curare i pazienti che soffrono un virus altamente contagioso e che un primo gruppo, conformato da 165 professionisti, è arrivato a Sierra Leone nei giorni scorsi.

Delimita che Cuba è un’isola povera e relativamente isolata (a causa del bloqueo finanziario, economico e commerciale imposto da più di 50 anni dai successivi governi della Casa Bianca).

Ed ha aggiunto che geograficamente l’isola è situata ad oltre sette mila chilometri dai paesi africani dove l’Ebola si sta diffondendo ad un ritmo allarmante.

Tuttavia, dovuto al suo compromesso di inviare centinaia di medici ed infermieri nel cuore della pandemia, Cuba potrebbe terminare svolgendo il ruolo più importante tra le nazioni che stanno lavorando per frenare la propagazione del virus.

Medici cubani hanno svolto il ruolo principale nella lotta contro il colera ad Haiti, dopo il terremoto del 2010, ricorda il Time, che pubblica l’articolo mentre comincia a L’Avana un Vertice straordinario di mandatari dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA) per coordinare azioni contro l’Ebola.

Cuba –osserva l’editoriale – ha inviato medici ed infermieri a zone di disastro da decadi. Dopo l’uragano Katrina nel 2005, il Governo de L’Avana ha offerto di inviare squadre mediche per curare i feriti a New Orleans. Leader statunitensi hanno respinto questa offerta.

Il giornale cita il rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Salute, Josè Luis Di Fabio, quando ha affermato che la squadra di professionisti cubani inviata in Africa include medici che hanno lavorato anteriormente nella regione, fatto che rende loro ancora più preziosi. Cuba conta su un personale di salute molto competente, ha detto Di Fabio.

The New York Times conclude che il Leader della Rivoluzione cubana, Fidel Castro, ha pienamente ragione quando ha abbordato in un recente articolo la disposizione di Cuba a cooperare con gli Stati Uniti nella lotta contro l’Ebola, lasciando da parte le differenze.

da Prensa Latina

traduzione di Ida Garberi

 
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Gli Stati Uniti hanno pagato milioni di dollari in previdenza sociale a nazisti e guardie della SS

Post n°285 pubblicato il 22 Ottobre 2014 da tigrilla37
 

Adolf Barack Obama Hitler

 

Decine di sospetti di essere criminali di guerra nazisti e guardie delle SS hanno guadagnato milioni di dollari provenienti della previdenza sociale degli Stati Uniti, dopo essere stati espulsi dal paese, ha rivelato una recente investigazione di The Associated Press (AP).  
 
I pagamenti, finanziati dai contribuenti statunitensi, sono fluiti attraverso una breccia che ha dato al Dipartimento di Giustizia federale la forza necessaria per persuadere i sospetti di nazismo affinché abbandonassero gli Stati Uniti. Se lo facevano, o semplicemente fuggivano prima di essere deportati, potevano mantenere le loro prestazioni della previdenza sociale, come dimostrano alcuni registri interni del Governo Federale degli Stati Uniti. 
 
Tra quelli che hanno ricevuto queste prestazioni c’erano soldati che sorvegliavano i numerosi campi di concentrazione dove hanno sterminato milioni di ebrei; uno scienziato che ha usato lavoratori schiavi per fare avanzare le sue investigazioni nel Terzo Reich ed un collaboratore nazista che ha coordinato l'arresto ed esecuzione di migliaia di ebrei in Polonia. 
 
In questo momento rimangono vivi almeno quattro beneficiari, tra loro Martin Hartmann, ex guardia delle SS nel campo di concentrazione Sachsenhausen in Germania, e Jakob Denzinger, che pattugliava i terreni del campo di concentrazione di Auschwitz in Polonia. 
 
Hartmann si è trasferito prima a Berlino nel 2007 dall'Arizona, prima che gli ritirassero la cittadinanza statunitense. Denzinger è fuggito in Germania dall'Ohio nel 1989, dopo aver saputo che avevano incominciato i procedimenti per ritirargli la cittadinanza statunitense. Ben presto è andato in Croazia ed ora vive in uno spazioso appartamento sulla sponda destra del fiume Drava a Osijek. Denzinger si è rifiutato di discutere la sua situazione con un reporter dell'AP; il figlio di Denzinger, che vive negli Stati Uniti, ha confermato che suo padre riceve pagamenti dalla previdenza sociale ed ha affermato che se lo merita. 
 
L'accordo ha permesso all'Ufficio di Investigazioni Speciali (OSI), l'unità del Dipartimento di Giustizia che si dedicava a cercare i nazisti, a far finta di niente per i prolungati procedimenti di deportazione e per aumentare la quantità di nazisti sloggiati dal paese. 
 
Ma registri interni del Governo ottenuti dall'AP rivelano le forti obiezioni del Dipartimento di Stato alle pratiche dell'OSI. I benefici della previdenza sociale si sono trasformati in strumenti, hanno detto i funzionari diplomatici statunitensi, per assicurare accordi con i sospetti di essere nazisti che accettavano la perdita della cittadinanza ed abbandonavano volontariamente il paese. 
 
“È assolutamente indignante che criminali di guerra nazisti continuino a ricevere benefici dalla previdenza sociale quando sono stati espulsi del nostro paese da molti anni”, ha detto la rappresentante federale Carolyn Maloney, di New York, la democratica con più potere nella Commissione di Supervisione e Riforma del Governo della Camera dei Rappresentanti, che ha aggiunto che stava decidendo di presentare un disegno di legge per chiudere questa breccia. 
 
Efraim Zuroff, il capo caccia-nazisti nel Centro Simon Wiesenthal a Gerusalemme, ha detto che appoggerà questi sforzi per chiudere lo spiraglio. 
 
“Se è possibile, si dovrebbe fare”, ha affermato ieri in un'intervista. 
 
L'analisi dell'AP ha concluso che dal 1979 almeno 38 di 66 sospetti sloggiati del paese hanno mantenuto le loro prestazioni della previdenza sociale. 
 
Preso da Diario 

traduzione di Ida Garberi

 
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L'esempio che ci illumina

Post n°284 pubblicato il 10 Ottobre 2014 da tigrilla37
 

 

Che Guevara

Un altro 9 ottobre per ricordare Ernesto Che Guevara, il cui esempio internazionalista e di coscienza rivoluzionaria vivrà per sempre.

Haydée Santamaria disse giustamente del Che Guevara:

“Tutto quello che hai creato è stato perfetto, ma hai fatto una creazione unica, ti sei fatto da solo, hai dimostrato come quell'uomo nuovo è possibile, tutti hanno potuto vedere che quell'uomo nuovo è realtà, perché esiste, sei tu….” 

 
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