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cervello, computer, università di tucson, matematica quantistica, cibernetica, informatica, scienze,

Post n°94 pubblicato il 15 Marzo 2010 da luigiarusso

Un addio al cervello computer

Stuart Hameroff, un anestesiologo dell'Universita' di Tucson, in Arizona, sostiene che il luogo in cui nasce la coscienza potrebbero essere i microtubuli, fasci di filamenti formati da proteine globulari che si dispongono in catene lineari e che costituiscono lo «scheletro» cellulare. Esse possono assumere due forme, distesa e contratta, e quindi, in linea di principio, anche una sovrapposizione quantistica. Il problema principale e' la difficolta' nel sottoporre a valutazioni numeriche questa ipotesi. Purtroppo a rompere le uova nel paniere di Penrose e Hameroff e' arrivato un articolo pubblicato da «Physical Review» e firmato da Max Tegmark, un fisico dell'Universita' della Pennsylvania. Egli ha fatto un po' di conti considerando la temperatura del cervello, le dimensioni dei microtubuli e i disturbi ambientali ed e' giunto alla conclusione che il tempo di «collasso» dello stato quantistico e' inferiore a un decimillesimo di miliardesimo di secondo. Ma poiche' i tempi di reazione dei neuroni piu' veloci non scendono sotto un millesimo di secondo, la conclusione di Tegmark e' chiara: «Se i nostri neuroni hanno qualcosa a che fare con i nostri pensieri e se gli scambi elettrici nel cervello corrispondono in qualche modo ai nostri processi mentali, allora noi non siamo computer quantistici», ha dichiarato il fisico americano alla rivista «Science». Un cervello in grado di subire l'influenza della meccanica quantistica dovrebbe avere una temperatura prossima allo zero assoluto. Hameroff si dichiara non convinto dagli argomenti di Tegmark e postula meccanismi alternativi per isolare i fenomeni quantistici nei microtubuli dai disturbi dell'ambiente circostante. Altri sostenitori dell'origine quantistica della coscienza propongono modelli alternativi a quello di Penrose e Hameroff, che non offrirebbero il fianco alla critica di Tegmark. La posta in gioco e' importante. Perche' se davvero il cervello umano e' un computer quantistico, e' mal riposta la speranza dei sostenitori dell'Intelligenza Artificiale, che pretendono di riuscire presto o tardi a far pensare un elaboratore tradizionale, e bisognera' attendere che i computer quantistici diventino una realta' tecnologica perche' una macchina manifesti una coscienza. Se invece ha ragione Tegmark, diventa piu' verosimile la prospettiva di un computer tradizionale dotato di una consapevolezza di se' indistinguibile da quella UMANA.

 
 
 
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