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Creato da luigiarusso il 10/05/2007

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CULTURA E SOCIETA'

Post n°105 pubblicato il 15 Dicembre 2010 da luigiarusso

Filosofia e "nazionalità", oggi


Dalla fine del Settecento all'inizio del Novecento in Italia si è sviluppato un ampio dibattito sul concetto di "nazionalità" in filosofia, dal quale, richiamandosi a una tradizione speculativa tardo-umanistica e rinascimentale, è emersa l'idea della presenza di una "peculiarità" della filosofia italiana, decisiva per comprendere l'identità culturale, etica e politica della Nazione.
Negli ultimi decenni il nostro dibattito filosofico ha recuperato questa stagione di pensiero, come attesta, tra l'altro, la nascita, promossa da Piero Di Giovanni, che ne è il direttore, di una "Collana di Filosofia Italiana", edita da Franco Angeli, e immessa nel circuito librario da poche settimane.
Se è vero che, come diceva Bertrando Spaventa, «la filosofia non è mai qualcosa d'astratto e d'indifferente verso le altre forme reali della vita, ma nasce sempre, o almeno viene determinata, da una data posizione storica della vita stessa», allora il potenziamento della sua vocazione nazionale non pregiudica il suo potenziale di comunicazione "universale", rivolto a tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro cultura, nazionalità o fede religiosa. Rivendicare un tracciato nazionale alla filosofia significa, infatti, attribuirle un profilo, individuarne il "luogo di nascita", che ne costituisce il segreto e la verità; un luogo che, tuttavia, non è una mera indicazione geografica, ma che rappresenta, utilizzando un'espressione di Edmund Husserl, «una nascita spirituale avvenuta in una nazione».
Le due pubblicazioni sinora apparse – i volumi di Caterina Genna, "Guido De Ruggiero e La Nuova Europa", e di Mariantonella Portale, "Giovanni Marchesini e la Rivista di Filosofia e Scienze Affini" – caratterizzano la collana in maniera ancora più significativa: intendono, cioè, riannodare le fila del dibattito filosofico dell'Italia tra Otto e Novecento a partire dalla forte azione esercitata da alcune tra le più importanti riviste del tempo, veicolo di una discussione teorica slegata dalla ponderosità delle monografie o delle pubblicazioni specialistiche in senso stretto, e fonte della articolazione di un dibattito molto più ricco e vario.

 
 
 

IN MEMORIA DEL MAESTRO FAUSTO SARLI, EGLI FU

Post n°104 pubblicato il 11 Dicembre 2010 da luigiarusso

Il mondo della moda è in lacrime: è morto il maestro Sarli

Aveva 83 anni, ma dedicò gran parte della sua vita alle creazioni di moda. Il suo debutto a soli 29 anni .
HO COMPRATO ALCUNI VESTITI DA LUI
E GLI SONO DEBITRICE......

 

Giornata di lutto per il Fashion System nazionale ed internazionale: Fausto Sarli è morto la mattina del 10 dicembre in un noto ospedale romano. Solo sette mesi fa aveva compiuto 83 anni, ma per circa 55 anni è stato uno dei protagonisti indiscussi dell’Haute Couture internazionale. Conosciuto come un maestro del “taglio perfetto” degli abiti di alta moda, debuttò giovanissimo, a soli 29 anni, a Firenze, con una sfilata nella prestigiosa e suggestiva Sala Bianca di Palazzo Pitti. Apprezzato dai suoi concittadini partenopei già da diverso tempo, arrivò alla sua consacrazione definitiva nel 1956, presentando, nuovamente a Firenze, una collezione di trenta abiti, che gli valse la profonda stima ed ammirazione della stampa, nonché dello Star System. Celebri, infatti, gli abiti che creò per artiste come Mina, le gemelle Kessler, Ornella Vanoni, Carla Fracci e, successivamente, Carla Bruni, Valeria Mazza, Liz Taylor e Monica Bellucci. Definito lo «scultore dell'alta moda», Fausto Sarli, è stato uno degli stilisti più creativi dell'haute couture italiana, ma anche uno dei creatori di moda più schivi e riservati.

“Con lui se ne va uno dei più illustri interpreti della creatività del nostro paese, uno stilista di genio, l'eccellenza del nostro Made in Italy». Parole del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che quest’anno conferì allo stilista napoletano la prestigiosa Lupa Capitolina, come alto riconoscimento per gli eccellenti risultati raggiunti nel campo dell’ Alta Moda.
L’assessore alle Politiche Culturali e della Comunicazione, Umberto Croppi, ricorda che “l'eredità che il Maestro lascia alla città di Roma e all'Italia intera è particolarmente impegnativa e le suggestioni che ha saputo infondere in tutto mondo hanno segnato l'eccellenza del nostro Made in Italy e rappresentato al meglio la creatività italiana all'estero".
I funerali si svolgeranno offi alle 15 nella chiesa di Santa Maria del Popolo. Dalle 9 alle 13 la camera ardente sarà nella sala della Protomoteca del Campidoglio.

 
 
 

CRISI GENERALIZZATA, INSTABILITA' POLITICA, ECONOMIA, DESTRA, SINISTRA, PENSIERO UNICO GLOBALE,

Post n°103 pubblicato il 25 Novembre 2010 da luigiarusso

Ormai in crisi il pensiero unico globalista

 

La crisi della finanza internazionale ha seriamente messo in questione il pensiero unico globalista, rilanciando le tesi fondate su «Think global, act local», sintesi tra il pensiero globale, ispirato dalle dinamiche planetarie di interrelazione tra i popoli, le loro culture e i loro mercati e l'agire locale, che tiene conto delle peculiarità e delle particolarità storiche del territorio in cui si vuole operare. È la Glocalisation, termine introdotto dal teorico della «società liquida» Zygmunt Baumann, che ha sviluppato a sua volta le elaborazioni del sociologo inglese Roland Robertson per un nuovo equilibrio tra globale e locale, in grado di ripristinare la sovranità politica messa in questione dalla globalizzazione in una diversa prospettiva degli Stati-Nazione, più ancorata alle radici storiche e culturali e alle peculiarità territoriali.
Tornano alla memoria le pagine di un intellettuale francese il cui pensiero politico si è sviluppato lungo un arco temporale che dagli anni '30 arriva sino al 1996, anno della sua scomparsa, appartenente alla schiera dei non conformisti e per questo pressoché rimosso dal dibattito culturale, come Bernard Charbonneau, sulla ricerca di una concreta alternativa tra capitalismo e collettivismo, con la critica alla modernità liberal-liberista e alla sua pretesa di avere attraverso il pensiero unico consumistico la ricetta per tutti i problemi dell'umanità, avendo compreso la direttrice della Storia in cui tutti devono incamminarsi, come nel caso dell'apologetico libro, The end of hystory, sul mercato globalizzato scritto nel 1992 dopo il crollo dei regimi comunisti, dal politologo nippoamericano Francis Fukuyama. E la critica di Charbonneau al pensiero unico, prodromo del «Nuovo ordine mondiale», è efficacemente definta nell'opera del 1990 Il sistema e il caos: il sistema espresso dalla pianificazione capitalistica, sempre più pervasiva delle nostre vite, avendo reciso le radici con il mondo tradizionale; il caos conseguente ai conflitti che divampano a causa dell'assenza di norme prescrittive in grado di garantire la pace e l'autodeterminazione dei popoli.
Scrive Charbonneau «è venuto per noi il momento di rigettare al contempo Destra e Sinistra, per riconciliarle in noi nella tensione delle loro aspirazioni fondamentali. Di realizzare questo scandalo: un senso dell'universale che sia esperienza della pluralità delle patrie, una fede nell'uomo tale da poter indurre a vedere l'uomo in faccia, un amore così grande per la libertà che nessuna determinazione potrebbe vincere la sua lucidità».
Da queste premesse Charbonneau elabora un'alternativa, politica ed istituzionale, ai blocchi ideologici del '900, quella di un federalismo basato sulle Regioni, sulla difesa dell'ambiente e sul comunitarismo, con alla base l'idea della democrazia partecipativa e del socialismo cooperativo e mutualistico, un federalismo non di Stati ma di «uomini e società libere e viventi». Un'alternativa federalista fondata sui valori, in primo luogo di socialità, e sulle radici storiche della nostra civiltà che appare di grande attualità.
 
 
 

Maître à penser , in memoria di....

Post n°102 pubblicato il 09 Novembre 2010 da luigiarusso

Lo scrittore Spinella: un grande Maître à penser  eretico tra Freud e Marx

 

ALTO, magro, i lunghi capelli sottili grigi: lo scrittore e critico letterario Mario Spinella, con i suoi interventi sempre polemici, con i suoi appassionati interessi di protagonista curioso: la letteratura, la psicoanalisi, ma soprattutto e sempre la politica. Nel 1987 aveva vinto il premio Viareggio con il suo ultimo libro pubblicato che e' anche il suo romanzo piu' celebrato dalla critica: Lettera da Ku pjansk. Anche quando era impegnato nella scrittura dei suoi libri, Spinella non mancava di dedicare parte rilevante del suo tempo alla politica.  Oltre alla collaborazione assidua con i maggiori quotidiani di sinistra Spinella aveva trasfuso la sua passione civile nella militanza nei movimenti antinucleari e pacifisti.  Ventiquattrenne, aveva partecipato alla campagna di Russia con l'Armir e subito dopo era stato partigiano a Firenze. Consigliere culturale di Togliatti, era stato anche direttore della scuola di partito alle Frattocchie. Nel dibattito interno del pci aveva spesso assunto posizioni aperte contro il settarismo di chi respingeva le tendenze neopositivistiche ed esistenzialistiche, condannandole come antimarxiste e borghesi, e aveva coniato la formula <Specialismo piu' politica>. Tra il '68 e il '70 comincio' a prendere le distanze dalla linea ufficiale del pci, pur continuando a collaborare a l'Unita' e a Rinascita. La letteratura sperimentale, l'approdo al <Gruppo 63> e successivamente la fondazione di Alfabeta con Leonetti, Eco, Maria Corti e Balestrini sono le ulteriori tappe della sua intensissima attivita' culturale. L'esordio narrativo era avvenuto con il racconto Sorella H, libera nos, seguito nel '71 da Conspiratio oppositorum. Polemico, battagliero, ma incapace di rancori e di inimicizie personali, lo ricorda cosi' il poeta Edoardo Sanguineti: <Non so dire esattamente quando l'ho conosciuto, forse a qualche dibattito in sedi di partito; poi ci siamo visti spesso alle riunioni del Gruppo 63 e siamo diventati amici, un legame durato negli anni. Era straordinario per la larghezza dei suoi interessi culturali che andavano dalla psicoanalisi alla storia sociale alla musica>

 
 
 

INTERNET

Post n°101 pubblicato il 26 Ottobre 2010 da luigiarusso

''Mio marito mi tradiva con la tastiera'' La storia di Sofia: «Ha dilapidato i risparmi e distrutto la nostra famiglia»

Questa e' la storia di Mario R., 48 anni, di Milano, impiegato nella filiale di una grande azienda di assicurazioni, padre di tre BAMBINI di 16, 14 e 5 anni. Sofia, la madre dei suoi figli, insegnante alle scuole medie, lo ha lasciato da poco. «Dopo quasi vent'anni di vita assieme, non ce la facevo piu'» confida alle amiche: Mario l'ha tradita per anni. Di giorno, di notte, al lavoro, nei fine settimana, in vacanza. Ma non con qualcuna, o qualcuno. Col computer. «Era sempre stato un fanatico dei videogiochi, ma tutto e' peggiorato una decina d'anni fa, quando abbiamo comprato quel dannato modem» racconta Sofia. «Me lo sento ancora nell'orecchio, il sibilo del collegamento telefonico a Internet a notte fonda». Quando lei, assonnata, lo chiamava per chiedergli che cosa stesse facendo, lui rispondeva che si portava avanti col lavoro arretrato, o che sbrigava la corrispondenza, o che preparava la ricerca scolastica del figlio, fino ad ammettere di aver trovato un gioco elettronico che lo aiutava a prender sonno. Un solitario. E che solitario: «La psicologa mi ha detto che prima o poi quando si convive a tutti puo' capitare di beccare il partner che si masturba, ma beccarlo davanti al monitor con una sola mano sulla tastiera e' stato uno choc» confessa Sofia. Specialmente perche' sullo schermo non c'era nemmeno la classica donna nuda dei giornaletti porno, ma una chat. «Mi sono sentita ferita a immaginare che potesse intrattenere una relazione cosi' spinta comunicando per iscritto con chissa' chi». Superata la crisi del momento, con lui che giura «E' la prima volta, non lo faccio piu'», lei ha cercato di fidarsi. Fino alla successiva bolletta del telefono. Perche', ai tempi del modem, i collegamenti a Internet costavano cari come il fuoco: «Quando ne abbiamo ricevuta una ingiustificabile, e' stato lui per primo a chiedermi di nascondergli il modem, per evitare la tentazione». Salvo poi pentirsi e mettere sottosopra tutta la casa per ritrovarlo, in assenza di moglie e figli. Dilapidati tutti i risparmi, abbandonato dalla famiglia, Mario l'anno scorso ha cercato aiuto da uno psicoterapeuta specializzato in tossicodipendenze. E oggi e' in grado di raccontare la sua esperienza. «Ho scoperto di avere spostato su Internet e il sesso virtuale una compulsivita' che in passato avevo avuto verso sostanze come alcol e droghe, e che altri magari hanno per il cibo o il gioco d'azzardo. Ma Internet e' piu' insidiosa, perche' offre il vantaggio dell'anonimato, della dimensione Mud (Multi User Dimension) per sperimentare con una o piu' identita' online, rimuove le barriere geografiche e apre le porte a tutte le culture> >. Tutto questo puo' condurre a una conoscenza piu' profonda di se' e all'autorealizzazione: ma come in tutte le cose, se si esagera e' rischioso. «Non ho perso il lavoro perche' nelle grandi aziende ci si puo' perdere nel computer senza farsi accorgere...E io sono stato capace di dissimulare bene perche' sono multi-tasking». Si vanta quasi, Mario, di questa sua capacita' a fare piu' cose in contemporanea: giostrando sullo schermo i documenti del lavoro, piu' siti Web, un videogioco di gruppo, l'instant messenger, l'email e una chat. Eppure recentemente e' stato determinato che anche il «multi-tasking» rischia di diventare di per se' una forma di dipendenza. «Anche adesso che cerco di tenermi lontano dalle chat e dai videogiochi, non riesco a fare una cosa alla volta e mi accorgo che - persino mentre guido - ho bisogno di far scorrere i pollici sul cellulare in cerca di un numero o digitando un sms». Sara' anche multi-tasking, ma Mario ammette di aver fatto gia' due incidenti automobilistici perche' intento a comporre o leggere un sms sul telefonino cellulare anziche' prestare attenzione alla guida. Che cosa sta imparando in PSICOTERAPIA sulla sua dipendenza digitale? «E' doloroso, come guardarsi davanti a uno specchio senza trucchi: mi tocca fare i conti con me stesso, preferivo il mio alias digitale» ammette Mario. «Online ci si idealizza grazie ad attributi spesso inventati. L'anonimato, abbinato all'atto di scrivere, intensifica le relazioni e permette di creare legami con enorme facilita'; ma si tratta di relazioni transitorie, formate tra estranei virtuali, a cui spesso e' associato l'inganno (per esempio su eta', sesso, razza o vocazione) per impressionare l'altro internauta: tanto e' difficilissimo verificare i fatti». Ma il successo reale di chi popola Second Life, il portale che offre una Seconda Vita, tutta virtuale, insegna che si puo' vivere online senza fare e senza farsi male. Non lo consola la spiegazione del suo psicologo, secondo cui ci sono psicopatologie ben precise che inducono la dipendenza da Internet: «Mi ha elencato i fattori di rischio, che includono le storie di dipendenza multipla, condizioni psichiatriche come depressione, disturbo ossessivo compulsivo, disturbo bipolare, compulsione sessuale, gioco d'azzardo patologico, o fattori situazionali come stress da lavoro, contrasto coniugale o abuso infantile...e per consolarmi ha detto che piu' della meta' dei casi di Internet-dipendenza derivano da una patologia associata» . Insomma: non e' colpa sua, ne' di Internet. E la terapia? «La solita di tutte le forme di dipendenza: primo acquisire la consapevolezza del problema. E poi lavorare con un gruppo di supporto». Sofia si e' rifiutata di partecipare a una terapia coniugale, pero' sta valutando la terapia di famiglia per amore dei figli.

 
 
 
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