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« Una palestra di box?Grazie Grecia »

İl significato del referendum greco

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Torno a scrivere di euro e della crisi greca. Parto anzitutto da una precisazione/correzione rispetto al mio ultimo post in proposito, con l'aggiunta di un paio di specificazioni.

İn primo luogo bisogna precisare che la Grecia, nel momento in cui venne rivelato che aveva truccato i suoi conti pubblici, non visse una crisi di liquidita'. Visse piuttosto una crisi di sostenibilita' del debito. E' chiaro che se il debito si fosse rivelato insostenibile la Grecia sarebbe precipitata poi in una crisi di liquidita' effettiva.

Cio' non accadde. Perche'? Con questa risposta vengo in secondo luogo alle specificazioni. Per non far precipitare la situazione e non far fallire il sistema bancario, vennero fatte due cose:

a) il debito greco venne ristrutturato; in altri termini le banche accettarono di condonare una parte del debito greco;

b) la parte restante del debito venne assorbita dagli Stati UE attraverso il meccanismo dei prestiti alla Grecia; in pratica, gli Stati UE prestavano soldi alla Grecia con cui la Grecia ripagava le banche private.

Di qui il fatto che oggi i creditori della Grecia siano principalmente pubblici e non piu' le banche private.

Posto questo quadro a complemento e correzione del mio ultimo post, resta da domandarsi se il referendum di domenica ha un significato diverso da quello che esso ha formalmente oppure no.

Naturalmente, la stampa di regime ci ha riportato che il nostro Presidente del Consiglio capisce tutto. Lui, infatti, come Mose' con le tavole della legge dopo aver liberato il popolo dalla schiavitu', ha scolpito su twitter la regola autentica concernente il referendum greco: o euro o dracma. 

Questa cavolata e' poi stata ripresa da Padoan, tanto da farmi rimpiangere persino Tremonti che, sia pure alla sua maniera, aveva piu' indipendenza di giudizio di queste persone.

A mio modo di vedere, gli unici che hanno ben compreso il senso del referendum sono i tedeschi, oltre a Tsipras. Quest'ultimo, secondo me, e' sincero quando dice che il referendum non e' sull'euro e l'uscita greca dall'euro. Ma va fatta una precisazione.

Provo a spiegarmi ricorrendo necessariamente alla teoria economica perche' il punto sta la'.

L'euro e' un'unione monetaria (non a caso Varoufakis ricorda che questo e' il nome che ricorre nei trattati europei). Nella teoria economica, in particolare nel modello di Mundell, per aversi un'area monetaria ottimale occorre che vi siano trasferimenti di ricchezza tra le diverse regioni dell'area (cioe' da quelle piu' ricche a quelle piu' povere). Oppure che vi sia la mobilita' della forza lavoro (ossia la forza lavoro delle regioni piu' povere e' disposta a trasferirsi in quelle piu' ricche). O ancora vi sia flessibilita' dei salari (ovvero, i salari non sono rigidi e possono essere aggiustati verso il basso).

Se una di queste condizioni e' presente, l'area puo' essere giudicata ottimale e quindi e' possibile istituire una moneta comune. İn altre parole se l'area fosse colpita da uno shock questo non avrebbe un effetto asimmetrico tanto dirompente da mettere a rischio la sopravvivenza dell'area stessa.

Di quale area parlava Mundell? Ufficialmente di nessuna ma e' evidente che questo modello si riferisce a paesi come gli Stati Uniti. Quando Mundell scriveva l'euro era di la' da venire. Attenzione, poi, Mundell era canadese, ecco perche' molto spesso gli economisti americani sono sempre stati oltremodo diffidenti nei confronti di un'unione monetaria europea, essendo molto piu' a proprio agio con tali teorie economiche. Chi e' meno giovane forse ricordera' con quali argomenti si replicava in Europa alle critiche americane sull'unione monetaria europea. Ad esempio dicendo che gli americani non volevano la moneta europea perche' non gli conveniva in quanto avrebbe indebolito il dollaro. Queste erano le argomentazioni europee e ora vediamo i risultati...

Chiunque puo' osservare che l'euro non e' un'area monetaria ottimale poiche' le condizioni sopra riferite nel nostro continente non ci sono. L'euro si regge sulla disciplina fiscale dei singoli stati aderenti, con le politiche di austerita'. İl che gia' di per se' e' un controsenso. Una moneta comune si regge con misure comuni e non con standard di disciplina nazionale peraltro non tarati sulle singole realta'. 

Qual e' l'effetto di una simile costruzione? L'effetto e' di abolire solo nominalmente i cambi all'interno dell'area monetaria. I rapporti di cambio continueranno invece a esistere ma si valuteranno in altro modo. Lo spread per esempio e' un indice di rapporti di cambio. Di qui la pressione sui sistemi pubblici perche' se ne riducano i costi. O la produttivita' del sistema privato. Di qui la pressione sui salari e le condizioni di lavoro. I tedeschi furono i primi, col Governo Schroeder, a operare in questa direzione e non certo per caso, visto che l'eurozona e' stata costruita secondo i loro schemi.

Va aggiunto un punto. Gli ultimi dati statistici dicono che 200.000 greci sono emigrati, andando soprattutto in Germania. Cio' pero' non vuol dire che tra Grecia e Germania esista un'area ottimale. Perche'? Semplice, perche' Germania e Grecia non sono uno Stato, restano due Stati. Quindi, i lavoratori greci in Germania arricchiscono la Germania, pagando le tasse e i contributi in Germania e non in Grecia e senza meccanismi perequativi tra i due paesi, mentre negli Stati Uniti uno spostamento simile non ha queste conseguenze perche' lo Stato e' lo stesso. Anche da qui si capisce come l'euro abbia cristallizzato rapporti di forza economici favorevoli alla Germania.

Ora, come si e' visto, le distanze tra creditori e Grecia non erano incolmabili. Dove sta allora il punto? Sta nella richiesta di Tsipras di rinegoziare il debito greco. E' vero che il debito greco e' troppo alto e impedisce la ripresa. Ma e' egualmente vero che tutti sanno che non puo' essere restituito realmente. Infatti, le discussioni interrotte non vertevano sul pagamento dei debiti greci ma sulle politiche che il governo greco dovrebbe attuare per rendere il debito sostenibile. 

Abbattere formalmente il montante di debito greco significa realizzare una delle condizioni per rendere l'euro un'area monetaria ottimale: realizzare un trasferimento di risorse da regioni ricche a regioni povere senza che queste ultime siano chiamate a restituire qualcosa.

Il tutto senza modificare formalmente i trattati. 

Ecco perche' il referendum di domenica non e' un referendum euro/dracma ma un referendum tra questo euro cosi come lo hanno disegnato i tedeschi e un euro come dovrebbe essere secondo i canoni della teoria economica.

i tedeschi lo hanno capito eccome il punto e percio' sperano nel si. Per salvare l'euro per come e'. 

E' chiaro inoltre che una vittoria del no potrebbe portare alla reistituzione della dracma. Ma a quel punto cio' avverrebbe per volonta' dei creditori e per salvare cio' che rimane dell'euro alla tedesca. Mi si obiettera': ma in questo modo anche i tedeschi perdono i loro soldi. A questa obiezione replicherei: i governanti tedeschi sanno bene di aver gia' perso quei soldi e lo sanno sin da quando han dato i soldi alla Grecia. A loro importa principalmente poter dire al contribuente tedesco che, anche se non avra' piu' indietro quel denaro perche' e' la Grecia a non voler piu' pagare (mica perche' la Germania avra' fatto qualcosa; del resto a chiudere i rubinetti ci penserà la BCE e non la Germania) almeno la Grecia sara' fuori dall'euro e peraltro senza un'espulsione formale (che teoricamente non sarebbe consentita dai trattati europei) perche' sara' la Grecia a dover stampare dracme

Se le cose andranno in questa maniera, almeno il popolo bue sara' contento.

In Italia perche' potremo credere alla favola che il nostro Presidente del Consiglio e' un genio e capisce tutto lui. E in Germania perche' finalmente i greci se ne saranno andati al diavolo.

In questo quadro desolante, c'e' solo da augurarsi che quanto sta per accadere, comunque vada, aiuti una buona volta il popolo greco a risollevarsi.

Igor

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