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L'ennesima, inutile riforma della PA

Post n°42 pubblicato il 04 Agosto 2015 da single_sound
 
Foto di single_sound

Dopo il successo del Jobs Act (ricordiamolo: a maggio 22.000 occupati in meno rispetto ad aprile, solo per menzionare un dato), Renzi viene a somministrarci la "riforma" della P.A..

Ora, non ho letto il provvedimento, magari mi ci applicherò quando sarà possibile avere il testo definitivo firmato dal Presidente della Repubblica.

Per il momento, noterei due cose.

La prima è che si tratta, in realtà, di una legge delega. Il che significa che la "riforma" non riforma niente, quantomeno adesso, visto che si tratta di una legge che conferisce una serie di deleghe al governo che poi dovrà provvedere approvando i decreti delegati.

Aggiungerei poi che, ormai da 20 anni, ogni governo che si sussegue tenta "riforme" della P.A. ma credo senza particolare successo, perché i nodi cruciali, sistemici e strutturali che soffocano la P.A. non vengono aggrediti.

Un esempio? Il più semplice è il modo scomposto di legiferare che vige in Italia. Con le norme che vengono prodotte, la P.A. si riempie di zavorre. Basti pensare a tutto il tempo che la P.A. perde nel dover interpretare norme scritte male, coi piedi (magari anche scritte dalla P.A. stessa, perché il Parlamento non fa più il suo lavoro, bensì si limita a ratificare gli indirizzi politici e legislativi del Governo).

Gli italiani vollero il maggioritario nel 1993. Io votai no, perché ero e sono per il sistema proporzionale. In Italia, il maggioritario ha svalutato il ruolo del Parlamento e ha accentuato la crisi che stiamo vivendo, con legislatori che non servono più a niente e una P.A. che si autozavorra ma a cui questa zavorra fa comodo (mi riferisco cioè al fatto che così i dirigenti pubblici mantengono, in termini personali, una rendita di posizione niente male). Questa è una delle conseguenze. Sarebbe forse ora di interrogarsi sulla necessità di tornare finalmente indietro. E senza particolari preoccupazioni. Ritornare indietro in questo caso sarebbe un avanzamento.

Il secondo punto che vorrei far notare è la strategia comunicativa utilizzata per promuovere la riforma. Con Renzi che manda un tweet agli amici gufi e già qui vorrei capire a chi si sta rivolgendo. Se pensa di rivolgersi a persone come me che sono alla sua opposizione, direi a Renzi di mettersi l'anima tranquilla. Dei suoi tweet in definitiva non ci frega niente. Cercasse di far bene il suo lavoro. Il mio giudizio sul suo governo e sul suo lavoro è negativo, perché si tratta di un lavoro fatto di tante chiacchiere, molta comunicazione inutile, polemiche eccessive e poco intelligenti e pochi fatti soprattutto sul versante europeo.

Infine, ho sorriso nel vedere il rinvio fatto al sito con le slide dove non c'era il testo della riforma, ma le solite slide predisposte dagli spin in formato televendita di padelle.

Anche da qui si ricava che non vi è differenza tra Renzi e Berlusconi. Quest'ultimo sosteneva che il livello degli italiani è da seconda media (https://www.youtube.com/watch?v=P1ELoftD_fw).

Evidentemente, per l'ennesima volta, Renzi concorda con lui.

Igor

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