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Le pistolettate a salve di Bersani

Post n°72 pubblicato il 06 Novembre 2015 da single_sound
 

Come volevasi dimostrare, quelle di Bersani non erano cannonate di cui si iniziava a udire il rombo, bensì erano semplici pistolettate a salve (http://www.repubblica.it/politica/2015/11/06/news/

bersani_chi_se_ne_va_sbaglia_senza_pd_addio_sinistra

_nella_manovra_errori_ma_anche_del_buono_-126737952/?ref=HRER1-1).

Non che ci volesse un genio ad arrivarci. Del resto, Bersani lo conosciamo da tempo.

Il punto, adesso, se proprio vogliamo occuparci del PD, è capire le prospettive.

Qui la questione si fa un minimo interessante.

Partirei da un paio di spunti:

1) Renzi è berlusconiano?

2) Cosa faranno Fassina e gli altri?

A me pare che il ragionamento che fa Bersani è: resto qui dentro in vista del prossimo congresso, punto sul logoramento di Renzi e qualcuno prenderà il suo posto e, a quel punto, potremo costruire il centrosinistra per le elezioni del 2018, magari con la sinistra che si riunisce domenica al Quirino.

Il ragionamento di Bersani, all'apparenza, non fa una grinza. Ma ho l'impressione che sottovaluti alcuni aspetti. Il primo è il tasso di berlusconismo fatto proprio da Renzi. Con ciò non voglio dire che Renzi sia naturaliter berlusconiano. Da certi punti di vista lo è. Si vede che è cresciuto con Berlusconi e ne ha assunto il messaggio. Tuttavia, qui il punto è più propriamente politico-elettorale. Ovverosia, se è vero che il centrodestra si è frantumato e che soprattutto il suo elettorato è in libera uscita, posto che una parte di elettorato di centrosinistra è confluita nel M5S e non pare che si staccherà a breve da quel movimento per tornare alla base, è ovvio allora che Renzi si trova costretto a puntare all'elettorato di centrodestra che non vuole votare Grillo ma che, parallelamente, non trova un'offerta elettorale appetibile e convincente nel proprio campo di riferimento.

Stando così le cose, è naturale che Renzi strizzi l'occhio a quell'elettorato con dichiarazioni come quella odierna in merito al Ponte sullo Stretto.

A questo punto, il problema è che, se a Renzi riesce effettivamente la manovra di sostituire (come aveva in parte già fatto con le elezioni europee) l'elettorato trasmigrato verso il M5S con l'elettorato proveniente dal centrodestra, ecco allora che ogni spazio di manovra per Bersani all'interno del PD finisce per chiudersi. In quel momento, il PD sarà un altro partito rispetto a quello immaginato da Bersani.

In questa chiave, gli ex del PD come Fassina e D'Attorre possono giocarsela in proprio, sempreché riescano a formare un aggregato credibile a sinistra insieme con Vendola. Che lo formino non ho dubbi. Nutro invece delle perplessità sul fatto che un simile aggregato possa esser credibile. Ergo, questa nuova formazione potrebbe o riallearsi con il PD/Bersani alle elezioni o correre da sola casomai il PD rimanesse in mano ai renziani.

Dunque, chi se la rischia di più, almeno a prima vista, è Bersani, il quale però giovanissimo non è e può forse permetterselo.

L'ultima annotazione riguarda la frase di Bersani secondo cui senza il PD non si può costruire il centrosinistra. Onestamente, è da qualche anno che sento o leggo quest'affermazione e mi pare che il "centrosinistra" non si sia mai costruito, fatta salva la formazione all'ultimo secondo di qualche cartello elettorale (e peraltro non credo che l'Unione del 2006 sia confrontabile con Italia Bene Comune del 2013).

Caro Bersani, fosse mai invece proprio l'esistenza del PD, a causa della forte polarizzazione che la sua presenza comporta, a impedire la formazione di un autentico e stabile centrosinistra?

 

 

 
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