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Il Mein Kampf

Post n°103 pubblicato il 12 Giugno 2016 da single_sound
 

La discussione di ieri sul Mein Kampf pone, alle persone che ancora hanno voglia di riflettere, alcuni quesiti. Ovviamente, il punto in discussione non è se stampare il libro e lasciarlo circolare. Sarebbe insensato e sarebbe persino peggio rispetto allo scopo di voler combattere il nazismo (bisognerebbe però interrogarsi sul nazismo ieri e oggi, ma poi ci arriviamo almeno in parte). Il libro si trova da tempo in libreria, ad esempio Feltrinelli, e quindi non si vede il problema in relazione alla sua circolazione.

Il problema inizia a nascere, invece, nel momento in cui lo si usa per motivi di bassa lega.

Ragionando per casi, ieri abbiamo avuto la dimostrazione dello stato di prostrazione intellettuale e morale cui si può giungere e a cui il nostro Paese è arrivato. Vediamo con attenzione:

1) un giornale se ne esce col Mein Kampf, ufficialmente nell'ambito di un'operazione di studio sul III Reich, pur essendo evidente che l'operazione altro non è che puramente commerciale. Si ottiene un po' di clamore, in maniera evidentemente strumentale, per ottenere i riflettori e sperare così di aumentare le vendite;

2) il segretario del PD se ne esce con un tweet, apparentemente pensato in termini quasi istituzionali, ma che evidentemente era stato ideato per dare il là alla muta dei cani da guardia che immediatamente fanno il passo successivo e iniziano a bombardare il centrodestra, accusato di connivenza. Si badi peraltro che nel suo tweet Renzi manda un abbraccio virtuale alla comunità ebraica, ma ben si guarda dall'andarla a trovare fisicamente. Segno, questo, che ormai il nostro vive in una realtà puramente virtuale. Poi ci si sorprende che De Magistris a Napoli raccolga il 40% dei voti. Stamattina infatti lui è andato a trovare l'autista del bus aggredito ieri sera, non si è limitato a lanciargli un abbraccio virtuale. Notare le differenze...

3) In questa gazzarra finisce coinvolto Stefano Parisi che avrà pure tutti i suoi difetti, ma insomma tutto gli si può dire tranne che sia un nazista o un connivente dei nazisti;

4) M5S e Lega nord tacciono e continuano a tacere; per carità, non si è obbligati a parlare ma anche qui è segno evidente del fatto che si tace per convenienza (del resto i movimenti post ideologici, avendo raccolto di tutto al proprio interno, hanno ormai questo problema).

Dopo aver riassunto un quadro piuttosto desolante, vediamo invece il reale punto dolente che nessuno affronta, perché a questo sistema non fa comodo.

Il punto è che l'analisi storiografica non si improvvisa. La si fa col tempo. E l'analisi storiografica sull'esperienza del nazismo è andata avanti, mentre noi rimanevamo invischiati in discussioni del genere. Basti pensare al problema delle responsabilità delle nazioni vincitrici nella prima guerra mondiale nel far sorgere il nazismo attraverso una politica punitiva che per la Germania era insostenibile.

Questo è un esempio. Altri contributi interessanti possono riguardare le cause interne dell'avvento del nazismo, normalmente ricondotte all'iperinflazione quando oggi invece molti concordano sulle responsabilità del Governo Bruning nel gestire una politica di austerità insostenibile. Altri dubbi ancora poi riguardano i reali successi interni del nazismo, se per esempio questo fosse pronto economicamente a scatenare la guerra e sostenerla. E così via.

Di tutto ciò da noi non vi è traccia nel nostro discorso pubblico. Un bel giorno arriva Sallusti con le sue operazioni culturali e ci propina il Mein Kampf, senza che il pubblico sia preparato a una minima discussione, per buttarla immediatamente dopo in caciara elettorale. Per carità, i privati possono lanciare operazioni culturali, non glielo vieta nessuno. Ma questa puzza soltanto di operazione commerciale e il liberismo odierno ci dice che tutto ormai viene mercificato, compresa la cultura, e ciò è inaccettabile.

In questo contesto, allora bisognerebbe pensare a quale soggetto pubblico e a quale persona, ad esempio, possano avviare discussioni di questo tipo nelle scuole, che siano curate dai nostri insegnanti e col contributo dei ragazzi. Magari anche leggendo il Mein Kampf, ma su un percorso guidato e aperto, appunto, a una pluralità di temi e di tracce.

Per far ciò occorrono non queste menti, che abbiamo descritto finora, ma menti che abbiano capacità di indirizzo politico superiori alle attuali. Menti che avevamo in passato e che possiamo soltanto sperare di tornare ad avere in futuro.

 
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