UN ALTRO GIORNO...

UNA ROSA RECISA

Parlare di me è un argomento che mi deprime, e dunque cercherò di farlo in modo distaccato, secondo quanto mi viene dagli altri, dal piccolo mondo che mi circonda, da quello che sento dire di me. Personalmente mi vedo come una rosa rossa, un po' sfiorita, di quelle rose recise che tieni nel vaso da qualche giorno ed alle quali accorci il gambo per prolungarne la vita e la freschezza. Una rosa rossa è un messaggio di amore e di passione ed io di amore dentro ne ho tanto. Amo tutti, incondizionatamente, anche i miei nemici, e spesso, per questo, mi faccio molto male. Riesco a provare pietà per chiunque, e nella vita di ogni giorno me ne da riscontro il fatto che sembra vengano attratte da me le persone più problematiche, i folli, i disperati. Vedono in me un buon secchio dove vomitare le angosce, il contenitore di ogni ansia, colei che consiglia, ascolta ed allevia. Di questo in un certo senso vado fiera, ma mi sento stanca, veramente stanca, poichè le persone apparentemente forti come me, non trovano appoggi ed aiuto nel momento del bisogno. Mi vedono forte ed autonoma. Lei ce la fa. Lei è forte. Lei risolverà. In questo momento i problemi degli altri condizionano la mia vita, i miei orari, i miei impegni. C'è chi aspetta il cibo che preparo, chi aspetta una visita altrimenti va in depressione, chi si aspetta una regolare telefonata giornaliera, chi conta su di me sul lavoro e che mi fa pesare ogni giorno di assenza, perchè pare io sia insostituibile. Stanca, stanca di questo fardello che con gli anni diventa più pesante e che non riesco quasi a sostentere. Ed io? Dove sono? Le mie aspettative, i miei sogni, l'amore, le mie emozioni, la mia vitalità, dove le metto? Nel cassetto della rassegnazione?

     Una rosa recisa muore, un piccolo vaso non basta a contenere la vita.