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La storia di Angela: parte seconda

Post n°19 pubblicato il 19 Dicembre 2009 da legambientelomellina

Ricordo un evento che mi affascinò particolarmente. Una notte, saranno state all'incirca le quattro,  fui svegliata da una strano rumore: dalla finestra vidi un gregge di pecore, forse un centinaio,  che, guidato da due cani pastore, percorreva il viale sottostante, per posizionarsi in una grande area incolta  lì accanto. Nella mattinata gli ovini se ne erano andati e lo spettacolo, perchè veramente è stato uno spettacolo vedere queste pecore che limitate dai cani, non superavano la linea di mezzeria, si ripetè ancora qualche volta nel corso della primavera. Poi non più. Certo qualche grù poteva far presagire uno sviluppo diverso,  ma sembrava ancora una cosa lontana.

La mia voglia di campagna, sopraffatta dagli impegni quotidiani,  rimaneva assopita in qualche remota area del mio cervello. Nel frattempo il paese cresceva, cresceva la famiglia, crescevano gli impegni e la vita ti prendeva e ti trascinava nel suo ingranaggio, è una frase retorica, ma che mi piace perchè rende bene l'idea. I palazzoni cominciavano a fiorire le aree verdi e incolte a sparire,  anche se le comodità aumentavano. Nuovi negozi e supermercati, i centri commerciali ancora non erano sorti,  permettevano comodi acquisti. I quartieri discretamente collegati a Milano anche da mezzi pubblici e l' amministrazione comunale faceva il possibile affinchè le scuole fossero di buona qualità.  

Ed è stato dopo una gita domenicale al Ticino e un breve giretto nella Lomellina, che  la voglia di campagna si è nuovamente fatta largo nei meandri della mia mente e la mia massima aspirazione vivere nel verde a contatto con la natura e gli animali.

Io ormai rassegnata alla vista di palazzoni, al rumore del traffico che non cessava mai e che mi aveva costretto all'installazione dei doppi vetri e a dormire con le finestre chiuse anche nell'afosa estate milanese, alla ricerca di un posto macchina che costituiva un'angoscia spostare ogni volta l'auto, per cui a volte macinavo lunghi tratti a piedi per evitare di girare poi mezz'ora per parcheggiare senza rischiare la multa, insistevo per fare le “gitarelle  domenicali, il cui scopo inconfessato era proprio quello di guardarmi attorno. Le risaie che in primavera sembrano delle ampie distese di mare senza onde, all'inizio dell'estate diventavano dei mari d'erba e in autunno i campi di mais ti regalavano la vista di grandi spazi color rame e in mezzo a tanti colori le villette dei paesi lomellini. 

Ogni villetta, ogni giardinetto, anche piccolino era motivo di confronto e pensavo alla vita dei suoi fortunati abitanti che potevano passare la domenica zappettando e seminando fiori colorati e arbusti decorativi. Tramite l'enciclopedia delle piante e dei fiori, che era diventata il mio Vangelo,  poi stavo imparando a conoscere meglio il mondo dei vegetali e le specie floreali maggiormente usate nei nostri climi.

Insomma per farla breve contagiai i miei famigliari, che dopo qualche resistenza per la distanza dai luoghi di lavoro, cominciarono a pensarla come me e ......fu così che partimmo alla caccia della nostra nuova residenza. Luogo prescelto ovviamente la Lomellina. Preferenza per Vigevano e dintorni (il Ticino ancora una volta aveva giocato la sua carta vincente).

Il nuovo secolo portò la nuova casa. A Cassolnovo. Paese della Lomellina confinante con Vigevano.

Una graziosa villettina bi-familiare con giardinetto sul retro e ovviamente la vista sconfinata sulle risaie. Bisognava attraversare completamente il paese percorrendo la strada principale a doppio senso, ma che un doppio senso non lo era mai per via delle auto parcheggiate, ma via... che importanza poteva avere ciò per noi amanti della natura.

La casa faceva parte di un gruppo di villettine simili, ma cosa più importante era che ci veniva assicurato che sul lato opposto della strada il piano prevedeva anche un giardinetto comunale e che i terreni retrostanti erano aree agricole che sarebbero rimaste tali.

Ci mettemmo all'opera per trasformare il minuscolo terreno in un autentico giardinetto, cosa non facile per degli assoluti  principianti come noi. Aspettavamo con ansia il sabato e la domenica per

dedicarci ai “lavori agricoli” e alla visita delle serre vicine.  A me piaceva poi riposare  o  leggere all'aperto sull'amaca o dedicarmi ai lavori a maglia, con l'Autan le zanzare e i moscerini non disturbavano  più di tanto e poi c'erano solo di sera.

Le difficoltà arrivavano immancabili il lunedì mattina, la sveglia un'ora prima di quanto eravamo abituati e la “vigevanese” ancora  buia della notte che ci aspettava per acchiapparci col suo traffico mattutino di lavoratori pendolari, come noi. La strada che nei mesi precedenti ci sembrava una gradevole passeggiata ora si dilatava in lunghezza e spesse volte ti costringeva a lunghe code per qualche incidente o per lavori in corso. Con l'ansia di arrivare tardi e la tensione della guida si arrivava al lavoro già stanche. Lo stesso ovviamente avveniva al ritorno.

Ma il ritorno  pesava di meno perchè come dicevo io allora, una volta girato l'angolo, ti si apriva un mondo meraviglioso. E l'angolo, anzi forse sarebbe meglio dire gli angoli, erano costituiti dal ponte del Ticino prima e dalla  circonvallazione di Vigevano  poi.

Se per strada non trovavi intoppi e il cielo era ancora chiaro, ti si paravano a destra e sinistra, campi  e risaie coi loro colori diversi a seconda delle stagioni. Il brillante mare delle risaie in primavera, lasciava spazio alle spighe di riso verdi  e alle spighe dorate di grano in estate, al giallo caldo delle pannocchie in autunno. Anche la nebbia, se non molto fitta, aveva il suo fascino, si alzava sui campi come un leggero velo di tulle e nello stesso tulle ti avvolgeva e ti guidava fino a casa. 

E la  tua casa sembrava lì ad attenderti e chiedere la tua attenzione. E di attenzione io la colmavo subito. Ancor prima di entrare passavo in rassegna “le mie coltivazioni”, controllando se era sbocciato qualcuno dei bulbi piantati a suo tempo, se le rose avevano bisogno dell'insetticida o del concime, tagliando i rametti scomposti e togliendo le foglioline appassite. Il sogno era diventato realtà;  tutto bene insomma. Si per qualche tempo.

Un mattino vedemmo delle persone che con i metri elettronici misuravano, picchettavano il terreno di fronte a noi. Dopo qualche giorno le gru si installarono  maestose e le ruspe iniziarono il loro lavoro di scavatrici. In breve sull' altro lato della strada cominciarono a prendere forma delle nuove villette. Pazienza, pensai, anche ad altri veniva dato di godere del verde Lomellino.

Ma il previsto giardinetto comunale dov' era andato?  Doveva essere alla fine o all'inizio della schiera di villette? In realtà era sparito, ingurgitato da un' ultima villetta, però singola.

Le sorprese si rincorrevano e si sommavano una dopo l'altra. Nel paese le gru sorgevano come grossi funghi e ogni quadrato di terra aveva la sua. Il borgo si ampliava, i campi sparivano. Vuoi per la riqualificazione dell'area, vuoi perchè una bella costruzione è meglio di un'area incolta,  perchè poi non si possa trasformare un'area incolta in un parco ad uso pubblico non si sa, e non ultima scusa,  vuoi perchè tenere bene il verde costa e i Comuni non hanno soldi da spendere per questo e poi perchè i giardinetti o i parchi?  Per tutto ormai si fa appello ai volontari e agli sponsor, perchè non pensare a queste soluzioni anche per il verde pubblico?

In Lomellina ci sono già  i campi e le risaie. Deveno bastare questi. No, i campi e le risaie sono bellissimi, ci danno da vivere, ma da soli non bastano alla vita quotidiana. Per passeggiare nel parco del Ticino occorre più tempo, l'auto e diciamolo francamente, nei giorni feriali non si può certo definire un luogo sicuro. E così anche qui, adesso, i nostri figli e i nostri nipotini giocano nelle strade.

Possiamo mai passeggiare in una risaia colma d'acqua o lungo i margini della statale dove le macchine sfrecciano veloci, sicuramente troppo veloci, e dove ovviamente non esistono marciapiedi, magari con la carrozzina del bimbo ancora piccolo o con la bicicletta? E poi perchè costruire i canali di irrigazione con ripide sponde oblique di cemento senza mai un possibile appiglio? Visto che è probabile che qualcuno, bambino o animale,  possa cadere dentro perchè non fare sponde gradinate, almeno di tanto in tanto, così che sia possibile uscirne. Ma i problemi vanno risulti e tutto è stato o sarà presto risolto perchè sulle aree rurali sono stati costruiti capannoni, fabbricati industriali o commerciali.  I campi e la risaie sono stati letteralmente soppressi.

Così la gente non ci penserà  più.

Lungo la provinciale iniziò infatti a sorgere una schiera infinita di fabbricati industriali. Anche adesso la costruzione continua senza posa cementando tutto il possibile.  Poi ancora case piccole sulle aree piccole, interi quartieri sulle aree grandi. Una vera corsa contro il tempo, una frenesia degna di miglior causa.

Case, supermercati, centri commerciali, chi più ne ha più ne metta. Che bello sta arrivando anche l' out let con almeno un centinaio di negozi, parcheggi e servizi. Forse si pensa che con tante attività di vendita le persone mangeranno tre polli invece di uno, forse sperano che in futuro l'umanità avrà  quattro piedi invece di due e così si raddoppieranno o triplicheranno  le vendite di calzature. Questo non sarà possibile ma certamente però fra poco ci sarà sicuramente più gente che compra di quella che vende.

E che dire degli appartamenti. Si parla tanto di crisi ma si continua a costruire. Così dicono, si fanno lavorare gli artigiani. Ma se non si vendono poi gli appartamenti, visto che le costruzioni fervono in tutta l'Italia e non solo in Lomellina, come si pagheranno poi gli artigiani? 

Vigevano diventerà una vera citta con 100.000 abitanti. Perchè poi? Vinceremo il Peluche gigante, come alle giostre,  una volta raggiunto il punteggio? E a questi nuovi abitanti non si dovrebbero dare anche i servizi oltre alle case?  Gia ora il traffico aumenta giorno per giorno e nell'aria vanno aumentando tutte le sostanze che tanto si paventavano in città, perchè non è certo possibile spostarsi da un paese all'altro per raggiungere i posti di lavoro senza auto e nemmeno fare la spesa nei centri commerciali senza un mezzo motorizzato. Col treno i “poveri pendolari” alzandosi a ore antelucane possono andare a Milano, Mortara e Abbiategrasso,  dove prenderanno altri mezzi e raggiungeranno i loro posti di lavoro già stanchi, ma non è certo possibile congiungere fra loro i vari paesi.

Il pendolarismo automotorizzato sta toccando il suo vertice, percorrere in auto le provinciali nelle ore canoniche del mattino o della sera già ora distrugge sia noi a livello di stress, che i nostri polmoni. Chissà quando arriveremo a essere in 100.000, tutti, o quasi, in coda sulla vigevanese alle 7,30  e alle 18.

A peggiorare la qualità dell'aria arrivò anche, a pochi chilometri,  l'inceneritore.

A noi bastava la raffineria.

Io sono convinta che anche un filo d'erba contribuisce a migliorare la qualità dell'aria per questo, ripeto e non mi stancherò di ripeterlo,  amo il verde, le piante e i campi e non mi rassegno alla cementificazione massiva. Penso che ognuno di noi debba fare qualcosa per fermare questo massacro. Uno spot diceva “uniti si può” applichiamolo per difendere la nostra terra dalla speculazione e dagli abusi. La natura ha mille risorse per risollevarsi e riprendere vita, ma come dimostrato, lo vediamo spesso nei TG,  se troppo maltrattata e abusata ci punisce diventando distruttiva.  Le frane, le alluvioni sono spesso il risultato dell'opera dell'uomo.

Per ora basta così. Visto che ancora c'è un po' di sole e il mio piccolo giardinetto ancora non è stato espropriato per  far passare una strada o costruirci un piccolo capannone, ne approfitterò per rilassarmi qualche minuto sul dondolo con un buon libro  all'ombra del.........muro della casa vicina. Io, come tanti,  vorrei che questo strazio finisse e quel che rimane del suolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

    

 

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