Creato da galatea72 il 08/10/2006
diario ironico dal mitico nordest
 

 

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Educazione sessuale

Post n°28 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da galatea72
 
Tag: scuola

 

“Quest’anno come gliela facciamo l’educazione all’affettività?”

Una miriade di sguardi smarriti attraversa l’aula magna.  È la solita storia ad ogni primo collegio docenti. Non appena si arriva al momento in cui bisogna decidere su questo punto tutti quanti, persino i laici più inveterati, alzano gli occhi al cielo, o meglio al soffitto, sperando in qualche forma di divina ispirazione: non dico una apparizione in stile Lourdes, ma almeno qualche dritta dalla Madonna. Invece, ben che vada, arrivano solo le omelie di Ratzinger.

I programmi ministeriali, infatti, da qualche anno prevedono che in terza media, obbligatoriamente, si facciano delle ore di una fantomatica “Educazione all’affettività”. In origine era una pudica dicitura adottata per non spaventare i genitori con la più esplicita, ma almeno definita, educazione sessuale. Poi la Moratti, che, dalla faccia, già di suo sulla materia non deve avere idee chiarissime, non potendo ordinare per decreto di insegnare ai ragazzi che al mondo si viene grazie ad una join venture fra cavoli e cicogne a seguito di un approfondito breafing aziendale sulle sinergie di ripopolamento, si è inventata un “percorso interdisciplinare” in cui devono interagire “tutti gli insegnanti del team pedagogico” per favorire nel discente un approccio non banale alla sfera delle relazioni interpersonali. Tutto ciò significa che, in pratica, il ministero ci chiede di spiegare a questi poveri figlioli come ci si deve comportare per far funzionare un rapporto di coppia. Un po’ come intitolare una materia “brevi cenni sull’infinito”.

È una rogna che nessuno si vuol prendere. I colleghi di scienze sono i più fortunati, perché se la cavano spiegando come è fatto il sistema riproduttivo, e poi chiudono dicendo che le implicazioni emotive del sesso non sono affare loro. Difficile dargli torto, soprattutto guardanone alcuni.

Così la patata bollente resta agli altri. Dispostissime a trattare l’argomento sono le colleghe di religione, che, da brave cattoliche, sono sempre pronte a parlare di sesso. Ma noi laici, pochi ma battaglieri, ci opponiamo che la parte “affettiva” venga data in monopolio esclusivo a loro, se non altro perché tra gli alunni, fra stranieri ed esentati, quelli che non fanno l’ora di religione sono ormai un numero cospicuo, e siccome è assai improbabile che proprio costoro da grandi facciano voto di castità, qualche nozione fondamentale sarebbe bene l’avessero. La proposta è che ce ne occupiamo noi di lettere. Peccato che, per formazione, noi al massimo possiamo spiegare ai ragazzini come Petrarca intendeva l’amore, non come ci si debba voler bene. E detto tra noi, non mi sentirei di proporre come modello di relazione ottimale quella di Dante con Beatrice, soprattutto contando che i due, per farsi una chiacchierata come si deve, han dovuto aspettare di ritrovarsi in Paradiso e Beatrice era abbondantemente morta.

Alla fine, dopo lunghe e vuote recriminazioni, si decide di affidare la gestione di questo pacchetto di ore al dott. Bertagni, psicologo della scuola a contratto, che verrà di classe in classe a fare degli incontri con i ragazzi.

Alla notizia che ci saranno delle “ore di sesso”, perché questo è quello che recepiscono ed è difficile dargli torto, i miei ragazzini sono eccitatissimi. Non smorza l’entusiasmo neppure quando chiarisco che si tratta solo di teoria, e niente pratica. Solo Vanin arriccia il naso perplesso.

“Con Bertagni?” chiede

“Sì” rispondo.

“L’ho già sentito alle elementari. Prof, ma è vecchio. Cosa vuole che si ricordi?”

Effettivamente Giampaolo Bertagni è un signore dalla barba fluente e bianca.  Assomiglia ad un Babbo Natale leggermente meno gonfio e ha il sex appeal di un tortellino scotto. Arriva in classe e proietta, per introdurre l’argomento, alcuni spezzoni de il tempo delle mele. Che a me fa una gran tenerezza perché mi ricorda la mia, di adolescenza, ma a dei ragazzini abituati ad O.C.  e Veronica Mars sembra un documentario sul Paleolitico superiore. L’unica cosa che li scandalizza è che all’epoca indossavamo incomprensibili pantaloni a vita alta e abiti con ridicole spalline. In effetti persino a me, oggi, sembrano ingiustificabili.

Per il resto, quando finalmente si apre il dibattito, più che uno psicologo mi pare di ascoltare i consigli di Donna Letizia. Non risponde alle domande se non di striscio e quando lo fa ripete, come un mantra:“Attenzione, non fatevi usare, state attenti perché ci sono persone cattive, attendete per farlo la persona giusta e il momento giusto ”. Che, par di capire, è tardi, molto tardi, possibilmente mai.

La settimana dopo, a ciclo di lezioni finito, nella mia terza media si scatena il finimondo. I ragazzini sono delusi e passabilmente arrabbiati, come una massaia che, partita per comprare specialità regionali in un banchetto rinomato, si sia vista vendere solo formaggini in scatola. Per giunta, i pochi dettagli tecnici forniti nel corso delle lezioni li hanno lasciati ancora più perplessi e pieni di dubbi.

Federica Piovesan, ad esempio, detta Chicca, un metro e mezzo di ragazzina in moto perpetuo, vivace come un elfo e con un paio di occhioni azzurri da far invidia ad una fata irlandese, non ha ottenuto risposta ad una domanda molto precisa che la angoscia.

“Prof – mi chiede infatti non appena entro in classe, con un musetto serio da ricercatrice scientifica – io voglio sapere una cosa. Bertagni ci ha detto che di preservativi ce ne sono di diverse misure. Ma scusi, io come faccio a sapere quella che va bene al mio ragazzo? Tiro a caso? E se poi glielo prendo troppo piccolo e si offende?”

Forse sono troppo prevenuta. Tutto sommato, il corso di educazione all’affettività è stato mezzo successo. Sul sesso a Chicca restano molti dubbi. Però educata è educata.

 
 
 
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Chi sono

Galatea era una bella ninfa siciliana che mise su famiglia con il ciclope Poliremo, nonostante di lei fosse innamorato il giovane e un po’ vanesio pastore Aci. A riprova che le donne, quando vogliono, sanno andare oltre le apparenze.

Nella vita reale, invece di sedurre pastori e ciclopi, ho 34 anni, vivo in un paese del Nordest, faccio l’insegnante in una scuola media e la cronista per un giornale locale. Questo blog racconta le mie avventure ed i miei incontri. Buona lettura.

 
 
 

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