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DONNA E MADRE

Post n°37 pubblicato il 21 Novembre 2012 da Mamma_Ge

Donna madre...

La donna è per natura dispensatrice e salvaguardia della vita, e la sua difesa dell’esistenza a degna misura umana rientra nel suo realismo quotidiano, nel suo buonsenso pratico e teorico, nella sua comprensione delle necessità e dei valori umani, primari e secondari.

La donna, potenziale madre, a causa della sua assenza come Soggetto, diventa troppo spesso madre per volere altrui, o del maschio o di un tipo di cultura, e i figli non concepiti con il suo pieno consenso naturale sono come una prole d’appendice. Quei figli, invece, voluti dalla donna per se stessa e non per il bene del figlio, sono frutto di un atto di egoismo a danno di un essere indifeso e un’azione scollegata da quel tessutto connettivo che forma il nucleo familiare. Quelle ragazzine, poi, che diventano madri a un’età incapace di gestire una maternità, lo sono diventate per una loro totale immaturità, incoscienza, irresponsabilità e deficienza personale, tale da capire il perché dell’educazione rigida di altri tempi; sia che la ragazzina non volesse certo una maternità ma solo giocare a fare sesso, sia che poi il suo bambino venga in pratica ‘adottato’ da tutta la famiglia, il bambino senza colpa si trova a essere un di più, un’appendice, per le persone coinvolte, senza radice e senza giusto percorso esistenziale. Una potenziale madre, quindi, dovrebbe entrare in comunione con un suo figlio ancor prima di deciderne la sua esistenza, e sarebbe un atto d’amore dovuto verso questo suo figlio ricostruire prima il paradiso terrestre che gli spetta di diritto, perché soltanto la premessa di una vita felice è motivo sufficiente per imporgli la nascita e tutto il lungo percorso di vita e di morte.

Includiamo in questo contesto sulla donna-madre anche il riferimento alla Madonna, la quale viene posta con insistenza a modello femminile e materno. Valga il paragone per l’accettazione del ruolo che il Padre Eterno ha tramite la natura assegnato alla donna, ma proprio sull’esempio di Maria, sublimata nei secoli con molta fatica dalla Chiesa maschile, possiamo ammettere che ogni donna in età giusta nel divenire madre si trasfigura, indipendentemente dall’atto di concepimento, e che in virtù di questo suo stato naturale essa possiede una vitalità intrinseca di generare e salvaguardare la vita.

All’epoca della Madre di Gesù non c’era molta considerazione per la donna-madre e le sue necessità; nell’epoca nostra è importante che questa considerazione non venga ancora di più ridotta dallo svuotamento dello stesso concetto di madre.

La società maschile oggi non pare più interessata a investire nelle future generazioni, per questo lascia andare alla deriva già quelle attuali, e ogni discorso di ‘famiglia’ e ‘generazione’ si azzera di fronte ai numeri del mercato e delle speculazioni finanziarie del momento.

Infatti, la donna-madre, primo riferimento per un figlio, la sua prima guida, istruzione e difesa, non viene nemmeno interpellata circa le intenzioni governative sulle strutture, la formazione e le necessità globali dei bambini e giovani del proprio gruppo, e tanto meno sui cosiddetti ‘segreti militari’, ai quali però deve poi sacrificare figli, marito, padre, fratelli, a volte se stessa, e la sua vita familiare.

Solo le madri-coraggio possono salvare il futuro dei propri figli, pretendendo la giusta attenzione per il ruolo della madre, perché non è ancora chiaro se questo ruolo debba essere socialmente riconosciuto come patrimonio sociale oppure se debba rientrare nel privatismo della coppia, perché la tutela della lavoratrice-madre è insufficiente a garantire lo spazio/tempo naturale e necessario per madre e figlio, e la donna-madre nubile e senza lavoro è ancora un caso da beneficienza. Considerato che la procreazione è un invito biologico comune a tutti gli esseri viventi, essa è un diritto naturale anche per l’uomo; l’homo se sapiens deve capire l’esigenza di un figlio e quindi farsi i conti se può offrirgli le garanzie per una degna tutela. Pertanto, anche nel nostro sistema sociale, senza vera alternativa, le condizioni socio-economiche devono essere degnamente adeguate alle necessità della famiglia, senza accattonaggio psicofisico e senza strozzature indebite circa la spazio/tempo reale e necessario per la sana crescita dei figli. Non illudiamoci: il riferimento di base per il figlio sono i genitori e non figure sostitutive come colf, babysitter, nonni, asilo e scuole a tempo pieno, per cui con lo stipendio la madre-lavoratrice va a pagare gente esterna per stare con suo figlio. Se prendessimo esempio dalla natura, i genitori si alternerebbero nella presenza presso il figlio...

Dal momento che madre e figlio hanno una assoluta necessità di sopravvivenza, il maschio, e di riflesso la sua femmina, specie quelli del Sud del mondo, si convincano che non serve mettere al mondo una schiera di figli se non ci sono le condizioni economiche necessarie per mantenerli; lo squallore di figli denutriti e malati, esposti alla morte prematura nelle insulse guerre tribali per la stupidità dei genitori, è un peccato mortale; chiedere poi l’elemosina agli angoli delle strade per dar da mangiare ai figli, o aspettarsi anche l’aiuto umanitario dal resto del mondo quando bastava un po’ di family planning, è vergognoso, sa di approfittarsi dello spirito umanitario degli uomini di buona volontà, comprensibile, questo, certamente in caso di catastrofi indipendenti dalla volontà dell’uomo. Altro ché dimostrazione di virilità in uso nelle concezioni tribali o nel sottosviluppo! Le donne smettano di fare le slotmachine procreative e pensino invece come fermare il loro maschio dal fare solo guerre distruttive di tutto, anche dei propri figli! Nel razionale nord, in quelle famiglie con tanti figli, gli stessi figli si chiedono a che cosa serve il loro elevato numero: c’è un rapporto necessità-possibilità esistenziale da valutare, per cui quell’‘ogni botta ‘na tacca’ lasciamolo al mondo degli animali! Altrettanto imperdonabile è la furia omicida che certi padri, e anche madri, riservano ai loro figli, quando il cervello va in tilt o per fare un dispetto totale al partner; i figli indifesi che colpa avranno mai?

Invece, per le doppie madri, o i doppi padri, come vorrebbero chiamarsi le coppie nelle unioni omosesuali, rimane l’invito di guardarsi allo specchio e dentro il cuore, per vedere l’imbarazzo di una natura deformata estesa egoisticamente anche all’innocenza di bambini richiesti eventualmente in adozione!

Mamma Ge

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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