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Mafia riminese
Post n°170 pubblicato il 22 Agosto 2006 da monari
Dietro la protesta di quei bagnanti forestieri contro i Vigili urbani di Rimini che inseguivano in spiaggia gli ambulanti extracomunitari, c’è qualcosa di più di una stravaganza estiva, tolti gli sputi contro la forza dell’ordine in azione.
Ha ragione Maria Laura Rodotà (Corriere della Sera di stamani). Quei poveretti sono in mano al racket. Perché, anziché colpire loro, non si risale a quanti tengono le leve del commercio abusivo degli africani, e che sono «italiani, in genere»?
Tutto qui. Problema di un’enorme semplicità.
D’inverno il centro di Rimini è invaso da africani che provengono anche da città lontane come Ferrara. Non riuscendo a vendere nulla, chiedono un euro di carità. Se gli spieghi che un cittadino qualsiasi non può dare un euro a tutti i «negri» che incontra per strada, ti danno ragione, anche quando dici che loro non vanno a lavorare onestamente, ma si sottomettono alla mafia. Con l’occhio triste abbassano il capo per dire di sì, che è vero, che sono in mano alla mafia per sopravvivere.
Poi un’altra affermazione importante di Maria Laura Rodotà mi preme sottolineare e condividere: questi vuccumprà sono gli eredi dei nostri magliari di mezzo secolo fa. (Tanti anni fa scrissi una nota di cronaca intitolata «Vuccumprà, nipote di magliaro».)
A Rimini ne conobbi uno di Genova, e la mia famiglia ebbe lunga amicizia con la sua. Poi mise su negozio sulla passeggiata elegante di Marina Centro. E d’inverno veniva a vendere a casa l’abbigliamento adatto alla stagione.
Ha ragione Maria Laura Rodotà (Corriere della Sera di stamani). Quei poveretti sono in mano al racket. Perché, anziché colpire loro, non si risale a quanti tengono le leve del commercio abusivo degli africani, e che sono «italiani, in genere»?
Tutto qui. Problema di un’enorme semplicità.
D’inverno il centro di Rimini è invaso da africani che provengono anche da città lontane come Ferrara. Non riuscendo a vendere nulla, chiedono un euro di carità. Se gli spieghi che un cittadino qualsiasi non può dare un euro a tutti i «negri» che incontra per strada, ti danno ragione, anche quando dici che loro non vanno a lavorare onestamente, ma si sottomettono alla mafia. Con l’occhio triste abbassano il capo per dire di sì, che è vero, che sono in mano alla mafia per sopravvivere.
Poi un’altra affermazione importante di Maria Laura Rodotà mi preme sottolineare e condividere: questi vuccumprà sono gli eredi dei nostri magliari di mezzo secolo fa. (Tanti anni fa scrissi una nota di cronaca intitolata «Vuccumprà, nipote di magliaro».)
A Rimini ne conobbi uno di Genova, e la mia famiglia ebbe lunga amicizia con la sua. Poi mise su negozio sulla passeggiata elegante di Marina Centro. E d’inverno veniva a vendere a casa l’abbigliamento adatto alla stagione.
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