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Dico Binetti, ma non capisco
Ho la cattiva abitudine di leggere soltanto le risposte, nelle interviste. Ne ho letta una all'on. Paola Binetti.
A causa del mio strano metodo, ho compreso che la signora ha ringraziato il Padreterno perché è caduto il governo Prodi. Che lei ed i suoi colleghi di partito lo hanno aiutato soltanto. Che lui gli ha detto lavorate e loro hanno lavorato. Che non hanno ricevuto nessuna telefonata da lui. Che invece la Binetti si è sentita con lui.
A questo punto ho dovuto leggere anche le domande. Chi ha detto di lavorare non è stato il Padreterno, ma Rutelli. Chi non ha telefonato è stato il cardinal Ruini. Quello con cui si è sentita la Binetti, è stato Mastella.
Va bene, ho fatto confusione io, ma non scherza neppure la signora Binetti che mescola Padreterno e Mastella passando per Rutelli (quello che li ha fatti lavorare) ed addirittura Ruini, l'ingrato che non ha telefonato. Tutto bene, dunque, ma si potrebbe pure anzi soprattutto, se si è la Binetti, rispettare il comandamento: «Non pronunciare il nome di Dio invano» (Dt 5,11).
Direbbe Alberto Arbasino all'unisono con le sue proverbiali zie, che «non ci sono più i comandamenti di una volta».
A causa del mio strano metodo, ho compreso che la signora ha ringraziato il Padreterno perché è caduto il governo Prodi. Che lei ed i suoi colleghi di partito lo hanno aiutato soltanto. Che lui gli ha detto lavorate e loro hanno lavorato. Che non hanno ricevuto nessuna telefonata da lui. Che invece la Binetti si è sentita con lui.
A questo punto ho dovuto leggere anche le domande. Chi ha detto di lavorare non è stato il Padreterno, ma Rutelli. Chi non ha telefonato è stato il cardinal Ruini. Quello con cui si è sentita la Binetti, è stato Mastella.
Va bene, ho fatto confusione io, ma non scherza neppure la signora Binetti che mescola Padreterno e Mastella passando per Rutelli (quello che li ha fatti lavorare) ed addirittura Ruini, l'ingrato che non ha telefonato. Tutto bene, dunque, ma si potrebbe pure anzi soprattutto, se si è la Binetti, rispettare il comandamento: «Non pronunciare il nome di Dio invano» (Dt 5,11).
Direbbe Alberto Arbasino all'unisono con le sue proverbiali zie, che «non ci sono più i comandamenti di una volta».
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