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Fantozzi in casa Veltroni

Post n°378 pubblicato il 12 Gennaio 2008 da monari

Ferrara01g Coraggio, facciamo finta che tutto sia normale. Un partito si riunisce a porte chiuse. Alle quali bussa un estraneo, addirittura un giornalista. Miracolo: le porte si aprono. E' successo stamani. Alla riunione del Pd, commissione Manifesto dei valori. Ad essere ammesso è stato Giuliano Ferrara.


Immaginiamo la scena un po' fantozziana. Ma il personaggio di Paolo Villaggio non era impersonato dal conduttore televisivo ed ideologo dei teo-con, che sappiamo essere attore consumato e giustamente sfrontato, bensì dal presidente della stessa commissione Manifesto dei valori, Alfredo Reichlin.

Al quale, per il ruolo ricoperto, avremmo per l'occasione attribuito una maschera di cortese ferocia (o se volete soltanto di fermezza) nel respingere l'istanza del 'giornalista' Ferrara.



Ferrara ha giustificato la richiesta appunto in base alla professione svolta. Ovviamente, non poteva dire: vengo a sentire che ne pensate delle mie idee sulla moratoria per l'aborto, tanto prima o poi le dovrete mettere in pratica perché essendo il Tevere molto stretto in questi momenti, non avete scampo...

No, si è giustificato: "Non interverrò, figuriamoci. Io sono qui solo nelle vesti di giornalista".

Immaginiamo che qualcuno gli abbia sussurrato in un orecchio: "Ma figùrati, ascolta e poi facci sapere che cosa ne pensi, anzi ti ringraziamo in anticipo di quello che potrai consigliarci".



Così va il mondo politico della cosiddetta linea di centro-sinistra in Italia: aspetta d'essere imboccata dal consigliere spirituale del capo dell'opposizione.

Verrebbe da ridere ma c'è da piangere. Concordo con quanto ha scritto oggi nel suo blog Pier Luigi Zanata: "E' inammissibile che buona parte dei politici nostrani non ricordino che l'Italia e' uno stato laico, non confessionale".



E pensare che soltanto ieri, Alfredo Reichlin è stato accusato da Piero Ostellino sul "Corriere della Sera" di aver abbozzato, assieme ai suoi collaboratori, un Manifesto dei valori pieno di rimandi a Marx ed a Lenin...

L'apertura delle porte può essere una mossa tattica (diabolicamente comunista) di Alfredo Reichlin verso Ferrara (ed il Vaticano)?



Ostellino ha scritto che il testo dei valori del Pd è "unicamente il frutto di una memoria politicamente ripudiata, ma culturalmente non ancora dimenticata".

Concetto che denuncia il persistere di un amarcord pericoloso nell'anima rivoluzionaria del Pd.

Nella mia personale inesperienza, non so se da oggi Alfredo Reichlin sia da considerare più pericoloso per aver aperto le porte a Ferrara (come potrebbe fare qualcuno suggestionato dalla bella pagina di Ostellino), o se sia da vedere come un eroe che aveva detto "avanti tutta", ma aveva alzato le mani appena Ferrara ha fatto bum bum con la bocca.



Sempre sul "Corriere" di ieri, Filippo Andreatta denunciava all'interno del partito che ha contribuito a far nascere, la presenza di contraddizioni provocate dalle "ambiguità con cui è venuto alla luce il Pd".

Da questa sera, alle contraddizioni elencate da Filippo Andreatta va aggiunta la scena del pellegrinaggio del cronista Ferrara che entra nelle segrete stanze di un partito che non è il suo. Un'altra mela avvelenata, o uno scivolo dolce verso la vittoria garantita dal Vaticano?

[Anno III, post n. 389]

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