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Ebrea col cuore palestinese
Post n°46 pubblicato il 09 Novembre 2005 da monari
“MIRACOLO” A JENIN
E' ebrea: vivrà col cuore
di un bambino palestinese
I genitori di Ahmed hanno detto si alla donazione degli organi senza distinzione di fede.
Ahmed, un piccolo palestinese di appena 12 anni è morto a Jenin sotto i colpi dei soldati israeliani. Unica sua colpa è stata quella di trovarsi per strada a giocare alla guerra. Per finta. Aveva in mano l’imitazione di un M-16, un’arma lunga un metro. E i soldati, a poco più di cento metri, non hanno capito che si trattava di un bimbo. Un colpo alla testa, la corsa al Haemed Hospital di Afula e poi al Rambad Hospital di Haifa, più attrezzato. Sabato Ahmed è morto. Il miracolo atteso non è arrivato. Ma il cuore di Ahmed continua a battere. E i suoi polmoni, il suo fegato, i suoi reni continuano a vivere, divisi fra un bimbo di sei mesi e due giovani ebree. Questa la scelta dei genitori del bambino, accompagnata da queste parole: “Vogliamo dimostrare la differenza fra noi e le forze di occupazione. Loro hanno scelto la morte per Ahmed. Noi continuiamo a cercare la vita. Siamo felici che i suoi organi possano salvare un ebreo o un arabo. Dopo tutto, siamo tutti esseri umani”. Una grande lezione di umanità.
Dal sito «lapagina.it»
E' ebrea: vivrà col cuore
di un bambino palestinese
I genitori di Ahmed hanno detto si alla donazione degli organi senza distinzione di fede.
Ahmed, un piccolo palestinese di appena 12 anni è morto a Jenin sotto i colpi dei soldati israeliani. Unica sua colpa è stata quella di trovarsi per strada a giocare alla guerra. Per finta. Aveva in mano l’imitazione di un M-16, un’arma lunga un metro. E i soldati, a poco più di cento metri, non hanno capito che si trattava di un bimbo. Un colpo alla testa, la corsa al Haemed Hospital di Afula e poi al Rambad Hospital di Haifa, più attrezzato. Sabato Ahmed è morto. Il miracolo atteso non è arrivato. Ma il cuore di Ahmed continua a battere. E i suoi polmoni, il suo fegato, i suoi reni continuano a vivere, divisi fra un bimbo di sei mesi e due giovani ebree. Questa la scelta dei genitori del bambino, accompagnata da queste parole: “Vogliamo dimostrare la differenza fra noi e le forze di occupazione. Loro hanno scelto la morte per Ahmed. Noi continuiamo a cercare la vita. Siamo felici che i suoi organi possano salvare un ebreo o un arabo. Dopo tutto, siamo tutti esseri umani”. Una grande lezione di umanità.
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