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La svolta del Colle

Post n°574 pubblicato il 08 Febbraio 2009 da monari

Ciampi_blog_080209 1. Carlo Azeglio Ciampi conferma la gravità della crisi istituzionale nella quale il capo dell'esecutivo ha fatto precipitare l'Italia.
Intervistato da Sebastiano Messina su "Repubblica", l'ex capo di Stato ha detto: il presidente della Repubblica "non può essere ridotto a un passacarte del governo".

Il problema riguarda la valutazione dei "casi straordinari di necessità e d'urgenza" previsti dalla nostra Costituzione per i decreti-legge (art. 77).
Ciampi spiega che "il Capo dello Stato emana i decreti legge, cioè li firma".
La firma, precisa, "non è affatto un atto dovuto. Il presidente della Repubblica deve essere convinto della necessità del provvedimento. Non può essere ridotto a uno spolverino, a un passacarte del governo. La sua firma deve essere un atto convinto, meditato. Non è affatto un visto. Rientra pienamente nei poteri che gli assegna la Costituzione".

2. Ciampi è un galantuomo. Le sue parole vanno accolte come una lezione utile per valutare la situazione di crisi istituzionale voluta da Berlusconi per spianarsi la strada (è storia vecchia...) verso il Quirinale.

Ciampi2_blog Nell'aprile 2008, Ciampi e Napolitano furono attaccati da Berlusconi per lo stesso motivo di oggi, i decreti-legge: "Sappiamo che ogni decisione del Consiglio dei ministri dovrà passare per le forche caudine di un capo dello Stato che sta dall'altra parte. Ricordo i rapporti con Carlo Azeglio Ciampi...".

Il Quirinale allora rispose: "La presidenza della Repubblica, chiunque ne fosse il titolare, ha sempre esercitato una funzione di garanzia...".
Così si espresse Ciampi: "L'obiezione da noi mossa al testo inviatoci allora da Palazzo Chigi, prima che fosse approvato al Consiglio dei ministri, riguardava solo l'incostituzionalità del premio di maggioranza nazionale per il Senato, che era in palese contrasto con l'articolo 57 della Carta".
Ciampi, dichiarò P. F. Casini oggi, è "un galantuomo che ha fatto onore all'Italia".

3. Nel luglio 2007, Napolitano aveva invitato tutti, maggioranza ed opposizione, a "calmare i bollenti spiriti".

Napolitano_blog_080209 Successivamente, Napolitano si è sempre adoperato per le riforme condivise. Lo scorso luglio, parlando della firma del "lodo Alfano", cominciavamo il post così: "Sul primo Colle d'Italia si corre una gara che mira non a distruggere ma a consolidare la Costituzione".

Aggiungevamo: "Napolitano è una persona perbene. La sua prudenza politica lo ha portato a scegliere la firma del "lodo Alfano", quando avrebbe potuto percorrere altre due strade".

4. Adesso Napolitano ha abbandonato quella linea di prudenza istituzionale che gli era apparsa necessaria in vista del traguardo delle riforme condivise.
Davanti al ripetersi di un contrasto insanabile con palazzo Chigi, Napolitano non poteva aderire ad un decreto che non riguarda questioni politiche come il "lodo Alfano", ma ben più delicate e sottili questioni giuridiche come la sorte di una persona malata.

Berlusconi_blog_080209 Allora, nello scorso luglio, Carlo Federico Grosso scrisse sulla "Stampa" parole profetiche: "Di mediazione in mediazione, il quadro delle riforme compiute o in gestazione [...] è comunque desolante. Si è trasformato il presidente del Consiglio in una sorta di Principe liberato, sia pure a termine, dalle normali, doverose, responsabilità giudiziarie...".

La svolta del Colle chiarirà molte cose, almeno ci auguriamo, per il bene della democrazia. Di quella democrazia nata, assieme alla Costituzione repubblicana, dalla tragedia di una guerra voluta dal fascismo, come Berlusconi sempre dimostra di non voler ricordare.

4. Casini difese Ciampi. "Rispetto" ha manifestato adesso a Napolitano. Ma nello stesso tempo  ha dato il suo consenso al governo. Equilibrista, Casini aspetta il passo falso di Berlusconi per accreditarsi come candidato del Vaticano alla guida dell'Italia. Quel Vaticano, il cui stato confusionale (con "enorme caduta di credibilità") è analizzato da Barbara Spinelli nel suo editoriale sulla "Stampa", intitolato "Il potere apparente della Chiesa".

5. Di Pietro oggi scrive: "Essere descritti come uno che sta con Berlusconi, proprio nel momento in cui lui sta cercando di dare il colpo finale alla democrazia italiana, fa venire la pelle d'oca solo a pensarci". Si riferisce a quanto riportato stamani dalla "Stampa": "Non ho mai parlato con l'asserito intervistatore".

[08.02.2009, anno IV, post n. 45 (765), © by Antonio Montanari 2009. Mail]

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