Messaggi di Giugno 2007
Lungo messaggio alla Nazione, verrebbe da osservare per il discorso di Walter Veltroni. Ma l'ora e 40 minuti da lui impiegati rivelano il drammatico momento attraversato dal nostro Paese.
Veltroni ha parlato non da candidato ma da leader investito, da primo ministro non troppo in pectore, da uomo che sembrava uscire dal Quirinale dopo aver sciolto la riserva per l'accettazione dell'incarico.
Comunque la si pensi, non si può negare che abbia idee chiare e passo fermo.
Ha detto «Voltiamo pagina». Poi ha richiamo problemi che si sentono dibattere da 40 anni. Ne possiamo ricavare veramente la conferma che l'Italia è ad un punto morto proprio per quei politici a cui Veltroni ha dato la colpa di agire come «gruppi di potere» che cercano di attirare iscritti per «tornaconti di parte».
Mi ha convinto il punto in cui ha sostenuto che l'antipolitica non nasce dal cittadino che protesta, ma da chi soffia sul fuoco del populismo.
E di populismo e di idee vecchie ce ne sono in entrambi gli schieramenti, come Veltroni ha dimostrato in vari passaggi.
Se vincerà la corsa lui, dovrà far sì che anche nelle periferie del partito democratico i signori delle tessere e degli intrighi affaristici lascino il posto alle teste pensanti legate all'idea dell'interesse del Paese. Ci riuscirà?
Sottolineerei anche il passaggio in cui ha trattato della lotta alla precarietà per dare speranza ai giovani. Ed al Paese tutto, in fin dei conti.
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![Verucchiopasserello Verucchiopasserello](http://antoniomontanarinozzoli.blog.lastampa.it/antoniomontanari/images/2007/06/26/verucchiopasserello.jpg)
Una piccola storia 'italiana' esemplare. Si vende un ex convento, la Soprintendenza pone il vincolo per la chiesa annessa: dovrà rimanere aperta al culto. La diocesi non ottempera. Di chiese ce ne sono abbastanza sul territorio, spiega ai cronisti.
Forse non è stato compreso il senso della decisione della Soprintendenza. Che non era preoccupata per la salvezza delle anime, a cui deve pensare la Curia. Ma della sopravvivenza di una testimonianza culturale e storica, come una vecchia chiesa che era stata eretta sopra un castello malatestiano....
Il convento è quello di Santa Chiara a Verucchio. Dal sito del Comune di Verucchio (provincia di Rimini) riportiamo la parte che interessa il monastero.
"Porta del Passerello (nella foto)
A Verucchio esisteva un'altra rocca malatestiana: la Rocca del Passerello le cui mura sorgono sulla roccia di fronte a quella della fortezza ancora esistente. Su suoi resti è sorto nel 1600 il Monastero delle Monache di S.Chiara; oggi la struttura è in fase di restauro e riqualificazione. Dall'esterno si ammirano le antiche mura del castello. Adiacente alla rocca è stata ricostruita con i materiali originali l'antica porta d'ingresso abbattuta in parte nel 1964. Da essa prende l'avvio il percorso attraverso il borgo medievale lungo le mura fortificate di S.Giorgio."
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Beh, la storia della spiaggia riccionese per sole donne, sinceramente fa un po' ridere.
Non cancella storie antiche o moderne di seduzione, non distrugge miti o retoriche erotiche del bel tempo che fu.
No, sprizza da tutti i pori (delle signore) il profumo di una graziosa operazione commerciale rivolta a preparare (come intitola oggi la Stampa) quell'«aparteheid alla romagnola» che forse un giorno non lontano ospiterà soltanto la ricca clientela araba che a Riccione fa gola da parecchio tempo.
E si sa come vanno le cose di questo mondo. La bagnante italiana traccia il solco, e poi lo difende quella medio-orientale, perché non si guarda in faccia a nessuno, soprattutto a chi portando parecchi soldi vuole un trattamento di favore, e la faccia la tiene ben velata.
Un razzismo alla rovescia dunque, che punisce gli uomini. Figuratevi se un giorno si venisse a scoprire che l'idea della spiaggia per sole donne è venuta ad un bagnino e non a sua moglie!
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Dice: «Ho sempre creduto nella forza dello Stato. Ho solo un po' di rammarico se penso ai disgraziati che subiscono soprusi, perché per chi non ha possibilità economiche, cultura, amici, è difficile ottenere giustizia».
Si chiama Lino Aldrovandi. Suo figlio Federico è morto. A Ferrara. Due anni fa. In modi che dovrà accertare la Giustizia, appunto indagando sull'operato di alcuni poliziotti.
Le parole riportate sono le sue, sulla «Stampa» di ieri.
Dicono meglio di tanti editoriali politici. Fanno meditare. Provocano una reazione di sdegno per l'accaduto, ma soprattutto per le 'trame' che Lino Aldrovandi denuncia, con quel suo pensiero non stravagante: «Per chi non ha possibilità economiche, cultura, amici, è difficile ottenere giustizia».
Quanto interessano questi discorsi ai lettori dei blog?
Lo chiedo a chi passa per questo post: facciamo una specie di sondaggio, partendo da una statistica presentata oggi da Anna Masera, riportando i dati apparsi su http://www.diarioaperto.it/.
I cybernauti italiani non amano la politica. Siete d'accordo?
Prima di rispondere, leggete un titolo sempre della «Stampa»: «Italiani indignatevi», a proposito di un libro di Daniele Biacchessi.
E questo passaggio della lettera di Barbara Palombelli in prima pagina della «Stampa», «Grandi scelte da vecchi», che riguarda il futuro dei giovani e dell'Italia: ai giovani la politica non interessa, secondo i sondaggi.
Ma anche a molti anziani, aggiungo io, scappa la stessa frase. Salvo poi ricorrere ai politici per sistemare i loro giovani.
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Quando Loro sono andati ieri dal capo dello Stato, s'erano messi d'accordo: «Gli diciamo. "Maestà, il popolo ha fame". Lui ci risponderà: “Dategli delle brioches". Io gli dirò che giusto ho una società specializzata nella produzione di brioches politicamente corrette».
Loro sono entrati nello studio di Napolitano. Lui gli ha detto: «Maestà, il popolo ha fame...».
Napolitano non lo ha fatto finire: «Per le brioches ci pensa Sarkozy».
Loro si sono guardati attorno (a cercare Sarkozy?). Lui credeva fosse la marca di un supermercato.
Figùrati quando Emilio Fede gli ha dovuto spiegare tutto in un'intervista in diretta.
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Ricòrdati di Rimini..., diceva una canzone degli anni Sessanta, cantata da Fred Buscaglione.
Ricòrdati di Rimini..., verrebbe da dire alla redazione de «I viaggi di Repubblica», supplemento settimanale al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari.
Nel numero odierno (21 giugno 2007), un bel servizio annunciato in copertina («Arte Adriatica. Da Pescara a Ravenna...»), infatti trascura completamente Rimini.
Si parla, oltre che delle due città del titolo, di Ascoli Piceno, Fermo, Loreto, Ancona, Fano, Urbino, Pesaro, San Marino, Cesena.
Di Rimini neppure un rigo od un'immagine in questo «Gran Tour dell'Adriatico» che è interessante ed intelligente.
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Cara Anna, da vecchio romagnolo a giovane romagnola, mi permetto di scriverti per mandarti un augurio.
Sui giornali di oggi appare il tuo sfogo, fatto di delusione, tristezza e rimpianto.
Delusione per quello che non hai (una casa tutta tua), tristezza (per essere stata usata nelle chiacchiere politiche come simbolo sessuale e basta, utile a misurare l'intelligenza del marito), rimpianto per un passato in cui pensavi ad un futuro migliore.
Fatti coraggio.
Lo sai come va il mondo, d'altro canto se tuo marito avesse detto che lui non era un lanzichenecco non per avere Anna Falchi nel talamo nuziale, ma la Rita Levi Montalcini al tavolino del caffé, beh, nessuno lo avrebbe preso sul serio.
Tu sei una di quelle donne che Madre natura ha dotato di bellezza, le sarte vestite di panni ridotti e i registi cinematografici spogliate degli stessi abiti previsti a singhiozzo nelle scene di un film soltanto per essere tolti e gettati alle ortiche.
Ma da vecchio romagnolo ti dico di resistere, anche per quelle foto che trovi su internet, dove la bellezza cantata da Ugo Foscolo come unico balsamo per rallegrare «le nate a vaneggiar menti mortali», è in una versione poco castigata di un innocente ritorno alla fanciullezza in cui nulla fa scandalo.
Il tuo passato artistico, belle forme in bella mostra, condiziona anche i discorsi del consorte? Pazienza. C'era una volta un film, «Povere ma belle». Ti auguro di restare bella e di non diventare povera come nelle interviste fai intravedere di temere.
Ti siamo vicini, noi vecchi della Romagna che nella testa abbiamo l'idea della bellezza e della forza che c'era una volta nel cuore delle nostre donne. Non per nulla le chiamavano «le reggitrici». Faglielo vedere ai romani che sei romagnola, e che non ti arrendi davanti alle sorprese della vita.
Per questo, unisco all'augurio, una foto che ti ritrae con Federico Fellini, tatarcord («ti ricordi», traduzione per gli "stranieri")?
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E adesso...?
Lui aveva detto che la sinistra anche in Italia era finita, come in Francia. Dalla Stampa on line di questa sera: "L’attesa «ondata azzurra» non c’è stata e la «diga rosa» ha tenuto”.
Dunque adesso, che cosa dirà Lui?
Il problema non è di essere azzurri o rosa, ma quello di capire le cose e non emettere sentenze.
Quali effetti avranno i risultati francesi sul 'quadro' italiano?
Ma lo sanno a Roma che i cugini d'oltr'Alpe andavano alle urne?
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Inviato da: nospacenotime
il 29/09/2008 alle 18:44
Inviato da: amoildeserto
il 13/09/2008 alle 21:44
Inviato da: angeligian
il 03/08/2008 alle 07:53
Inviato da: ninaciminelli
il 21/07/2008 alle 22:44
Inviato da: filtr
il 20/07/2008 alle 21:43