Messaggi di Luglio 2007
Ecco la storia della nottata romana dell'onorevole dell'Udc, in tutta la sua trasparenza e verità.
L'on. dell'Udc aveva indetto un incontro di meditazione politica sul tema: «Eccitazione delle masse e pericolosità della candidatura di Veltroni alla guida del Pd».
Vi hanno partecipato due altre persone:
1. un'addetta alle pubbliche relazioni, preventivamente incaricata di indagare sulle opinioni prevalenti al proposito nel corpo delle Guardie svizzere a Roma;
2. una persona di sesso femminile sotto copertura dei servizi segreti per appurare se quanto sostenuto dall'addetta corrispondeva alle informazioni in possesso degli stessi servizi segreti.
Questa terza partecipante ci ha rivelato che cosa è successo di grave nella seduta di lavoro notturno nell'albergo da «dolce vita».
L'on. dell'Udc aveva appena iniziato a leggere un testo in tedesco del suo collega di partito, e ben noto filosofo di professione, in cui si tratta dei fenomeni di estasi provocati in uomini e donne dai discorsi dell'on. Veltroni.
Fu a quel punto che ebbe un mancamento la giovane che aveva svolto indagini sulle opinioni prevalenti nel corpo delle Guardie svizzere circa lo stesso on. Veltroni.
Resta da appurare da parte delle Superiori autorità se il mancamento della giovane sia stato provocato dal testo in tedesco del filosofo-politico, o dal ricordo della visione del corpo delle Guardie svizzere.
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A Venezia si svolge una mostra sui rapporti tra la Serenissima e l'Islam (828-1797).
Il logo dell'esposizione presenta due ritratti.
Dietro quello del sultano Maometto II, eseguito da Gentile Bellini nel 1480, c'è una storia tutta riminese.
Maometto II nel 1461 invita Sigismondo Pandolfo Malatesti ad inviargli uno dei migliori artisti della sua corte, Matteo de' Pasti, con l'incarico appunto di fargli un ritratto.
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L'elogio del bricolage da autodidatta, da «uomo che si è fatto da solo», è come l'esaltazione della cipolla quale strumento per prevedere il tempo nell'epoca dei satelliti meteo. (Che non sempre funzionano. Per oggi pomeriggio sopra casa mia avevano sistemato forti piogge e vento di bora. C'è un caldo terribile, sono cadute «due gocce due» un'ora fa, per scherzo.)
Il mondo è complesso non tutti viaggiano soltanto in Ferrari, egregio Veltroni. È sicuro che il suo esempio possa essere compreso? La parola è fresca di sorgente, od è condizionata dal caldo che fa?
Come le frasi di quel segretario di partito il quale ha invocato quale attenuante la solitudine del politici per giustificare il collega che aveva due ragazze in camera, una delle quali leggermente alterata dalla droga tanto da finire in ospedale, se non erro.
E per quella solitudine ben peggiore della gente comune che non ha i mezzi di cui dispongono i parlamentari che frequentano alberghi famosi, da "dolce vita", allora che cosa dovremmo inventare e poi alla fine giustificare?
Signori, a volte soltanto il silenzio può dire qualcosa, non tutto. Invece qui si abusa delle parole senza rendersene conto.
Il deputato che aveva le due ragazze in camera (mi raccomando: in camera, e non in Camera), delle quali una capitata lì per caso, ha spiegato a Guido Ruotolo che i valori cristiani a cui lui si richiama non c'entrano nulla «con l’andare con una prostituta». Trattasi soltanto di «una faccenda personale». E poi lo sfogo rivoluzionario: «Quanti parlamentari vanno a letto con le donnine? E’ un reato, per caso?».
Ieri la «Stampa» ha sdoganato il seno nudo sul giornale di carta con un titolo vagamente terroristico: «Allarme in spiaggia». Ed anche sul web, con immagini molto delicate (ne riproduco una qui sopra).
Al signore della camera (e non della Camera), non è stato lasciato il tempo di dire che si trattava di un nuovo passo verso la decadenza dei costumi, complice la grande stampa («Stampa») ed il grande capitale del Nord. Infatti lui e tanti altri parlamentari per combattere la solitudine non scendono in spiaggia, dove si esibiscono vergognosamente alcune parti invereconde del corpo umano (non ho mai compreso dove stia l'oscenità del capezzolo femminile e l'innocenza di quello maschile), ma si chiudono in albergo. Spesso con due ragazze: e se va male, una si sente giù per droga.
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Pubblico integralmente la lettera aperta che il sindaco di Rimini, dott. Alberto Ravaioli, medico, ha inviato alla stampa oggi pomeriggio.
Ravaioli affronta un tema come suol dirsi di scottante attualità. Un tema anche strettamente politico. Come salvaguardare delle vite umane dalle conseguenze troppo spesso mortali che gli eccessi nell'uso dell'acool e dei motori provocano soprattutto tra i giovani?
La risposta non può dipendere soltanto dall'azione di una singola città o di una sola provincia.
Sono cronaca pressoché giornaliera gli episodi di violazione del Codice della Strada o atti violenti chiaramente dovuti all’abuso di bevande alcoliche. Si badi, qui non c’entra nulla il bicchiere di vino o di birra consumato ‘in amicizia’; no, qui siamo dalle parti di un uso stordente e alienante della bottiglia, soprattutto da parte delle generazioni più giovani. Gli ultimi dati nazionali purtroppo confermano questa inquietante piega: aumenta il consumo di alcool senza neanche più la giustificazione culturale (se tale si può definire) della ribellione per una causa. Emerge con brutale ma convincente chiarezza come lo sballo sia fine a se stesso, uno stupido ‘rito di passaggio’ nel nome di un egoismo che non si preoccupa minimamente dell’altro. C’è allora chi, ubriaco al volante, investe e uccide; c’è chi, ottenebrato nella mente e nel corpo, non esita neanche a far male a se stesso. Non si può rimanere passivi davanti a tutto questo. Interrogarci sulla scala dei valori costruita e comunicata negli ultimi dieci anni da questa società è il primo passo. Prendere provvedimenti di tutela e autotutela è quello successivo.
Rimini non rimane indifferente. Siamo la capitale della vacanza che- per definizione- è ciò che è diverso dal tran tran quotidiano. Ma questa diversità non può essere confusa con il ‘tutto è permesso’, ‘ogni cosa è lecita’, ‘fate ciò che volete’. Ci abbiamo messo anni- e ancora portiamo con noi alcune scorie- per liberarci da un luogo comune che ci voleva così, patria dello ‘sballo’ a prezzi modici. Con fatica, e grazie anche alla collaborazione del tessuto economico e sociale cittadino, siamo in parte riusciti a raddrizzare quel modello. Abbiamo anche subito critiche da chi- stringi stringi- sosteneva che in fondo persino lo ‘sballo’ procurava qualche punto in più al PIL locale.
Abbiamo allora il dovere di combattere questa battaglia, perché nel cosiddetto ‘patto tra generazioni’ non ci sono solo le pensioni ma anche costruire e difendere un quadro valoriale che sia garanzia degli uni e degli altri.
Ho chiesto dunque all’Assessore alla Polizia Municipale e al Comandante del Corpo di PM di controllare nei prossimi giorni che- specie nelle ore notturne- la vendita di superalcolici nei negozi rispetti rigorosamente i limiti imposti dalle leggi vigenti. Non si possono vendere bottiglie a ragazzi che sono già palesemente in preda ai fumi dell’alcool. Rivolgo cortesemente questa richiesta al Signor Questore, nel nome di quella preziosa collaborazione che sta portando a risultati tangibili su molti fronti della tutela dell’ordine pubblico.
Se questa attività non desse i frutti auspicati, dovrei in coscienza pensare di assumere provvedimenti strutturali che dispongano precisi divieti. Non è mai consolante procedere a colpi di divieto ma, davanti a fenomeni così gravi e compromettenti il futuro collettivo, non si può tentennare. Faccio molto affidamento sulla responsabilità individuale e sulla capacità di chi vende di guardare a quei giovani dall’altra parte del bancone come fossero i propri figli.
La foto è ripresa dal sito ufficiale del Comune di Rimini.
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Due signore promettono un'estate calda al mondo della politica italiana. La prima è un magistrato, il gip di Milano Clementina Forleo.
La notizia è di queste ultime ore. Secondo Clementina Forleo, i politici intercettati nell’ambito dell’inchiesta in corso a Milano sui tentativi di scalata ad Antonveneta, Bnl e Rcs «all’evidenza appaiono non passivi ricettori di informazioni pur penalmente rilevanti, né personaggi animati da sana tifoseria per opposte forze in campo, ma consapevoli complici di un disegno criminoso di ampia portata».
La seconda signora è Rosy Bindi. Lasciamo alla Giustizia di fare il suo corso, non senza il timore che possa essere come al solito una strada in salita, e restiamo soltanto in compagnia della sfidante al sindaco di Roma Walter Veltroni nella corsa a segretario del futuro Partito democratico.
Ieri Rosy Bindi ha surriscaldato il clima con una dichiarazione rivoluzionaria: «C'è bisogno di una gara di idee».
Come a dire che non bastano le belle facce e le buone intenzioni per fare un partito, ma ci vogliono appunto «idee» (possibilmente nuove, e non riciclate).
La gran discussione sul «sogno americano» svoltasi nei giorni scorsi, mettendo a confronto Veltroni con un altro candidato, Furio Colombo, ha dimostrato come i nostri politici siano bravi a menar il can per l'aia, tentando di parlare di tutte altre cose rispetto a quelle che sono necessarie e fondamentali nella vita del nostro Paese.
Anzitutto non è possibile fare il confronto tra le primarie degli Usa (dove esse sono una tradizione) e quelle nostrane, dove appaiono una specie di tradimento: «Ma come, mi candido io, e vuoi candidarti pure tu: ma che ti ho fatto di male?».
Volevo parlare giorni fa del «sogno americano» della mia giovinezza, dopo la trasmissione di Corrado Augias sulla vedova di JFK.
Nella mia scrivania 45 anni fa avevo sottovetro una foto gigantesca della bella famiglia di JFK, ritagliata dall'«Espresso» di Arrigo Benedetti, quello formato lenzuolo. Guardavamo all'America, noi che non tenevamo gli occhi chiusi e rivolti all'Urss od alla Cina. Poi venne il Viet-Nam, poi vennero le rivelazioni sulla famiglia di JFK, sui loro affari, sulle loro storie losche...
La fine del nostro «sogno americano» fu l'uscita da una giovinezza che vide poi sorgere in Italia altri giorni duri, terribili.
La signora Bindi quando invoca «una gara di idee», sottolinea la necessità di scrivere un copione nuovo, non l'imitazione di altre realtà o di altri modelli.
Ha ragione Lucia Annunziata che nella «risposta» di stamani scrive sulla «Stampa»: «Nell'arena sempre crudele della politica italiana si sta avvelenando un atto che dovrebbe essere solo la naturale espressione di una gara».
Ha ragione pure Concita De Gregorio che su «Repubblica» spiega: la candidatura di Rosy Bondi è «anti-apparati, anti-burocrazia, anti-alchimie di potere».
Per questo osservavo all'inizio che Rosy Bindi ha ieri surriscaldato il clima politico nazionale. Da poche ore è intervenuto il fatto nuovo dell'inchiesta milanese che metterà scompiglio nel centro-sinistra: politici non tifosi ma complici.
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Patologie riminesi.
Il caso della biblioteca malatestiana di San Francesco.
Il testo dell'articolo si legge qui.
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L'Italia dei furbi che invocano Gustavo Selva di non andarsene dal Senato, di ritirare le dimissioni presentate dopo il finto malore usato per correre in ambulanza in uno studio televisivo, nel giorno della visita di Bush a Roma.
Viva l'Italia! L'Italia di Gustavo Selva che dice ai colleghi del Senato: «Lo faccio per voi, per non imbarazzarvi. Se mi assolvete, ci danno della casta...».
Meglio vivere nella casta che essere casti, meglio furbi che dimissionati.
Viva l'Italia che trova anche la forza di usare l'ironia applicata alla storia. A Roma 64 anni fa, ha detto Selva, ci fu un'altra ambulanza che divenne famosa: quella con Benito Mussolini, arrestato dopo il voto del Gran consiglio del fascismo del 25 luglio 1943.
Viva quest'Italia, senatore Selva che non sa distinguere il dramma dalla farsa.
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Antonio Montanari |
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Antonio Montanari |
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Inviato da: nospacenotime
il 29/09/2008 alle 18:44
Inviato da: amoildeserto
il 13/09/2008 alle 21:44
Inviato da: angeligian
il 03/08/2008 alle 07:53
Inviato da: ninaciminelli
il 21/07/2008 alle 22:44
Inviato da: filtr
il 20/07/2008 alle 21:43