Messaggi del 13/10/2007

Che tempo, Fazio!

Post n°312 pubblicato il 13 Ottobre 2007 da monari

Fazioblog Caro Fabio Fazio, sottoscrivo indegnamente la sua nota apparsa stamani sulla «Stampa».
Condivido, con un'aggiunta anagrafica: dopo i 65 anni (i miei) la faccia si può perdere, tanto ormai chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, mentre giustamente lei ripete il motto prodiano: dopo i 40 ognuno è sommamente responsabile della propria faccia.

Ma anche nella mia fascia d'età occorre farsi rispettare. Mentre si protesta per le liste bloccate del «porcellum» elettorale per il Parlamento, si perpetua il sistema nella scelta del segretario di un partito che volendo essere nuovo dovrebbe avere il coraggio di cambiare rispetto alle cose che si criticano. E che invece tacitamente e pericolosamente si accettano. Ecco, questa è secondo me una grave mancanza di rispetto dell'elettore.
Lei si dichiara confuso, io mi sono chiarito le idee in un senso negativo, se così si può dire: approfondendo le cose, sono sempre rimasto più amareggiato.

Invidiabile (e condivisibile) per cattiveria e lucidità la sua conclusione: «E i famosi trent’anni di malgoverno democristiano?».
Resta sospeso l'interrogativo non quale pregiudizio verso i candidati Bindi e Letta, ma come constatazione di un fatto secondario però non collaterale: manca una qualsiasi idea di riformismo laico che sappia distinguere e non confondere unendo l'impossibile, come invece sembra voler fare il sindaco Veltroni (che uscirà vincitore) con le migliori intenzioni, beninteso.

Posso tranquillamente invocare sotto la testata della «Stampa» queste ragioni di uno Stato laico, ben conoscendo per una lettura di molti decenni lo spirito che ha animato sempre le grandi firme di questo giornale, e le sue linee editoriali.

Seguirò il suo esempio per ragioni opposte alle sue, caro Fazio, cioè per essermi fatto un'idea chiara sulla mancanza di uno spirito riformista laico nel complesso del nuovo partito.
E la prego di non considerare questa mia affermazione come un gesto di superbia.

Lei ha scritto: «È che sono confuso; anzi, grazie al partito democratico ho scoperto di essere confuso da un bel pezzo. Insomma, io a votare non ci vado».
In fondo il suo bell'articolo di oggi maschera sotto l'aggettivo «confuso» una precisa consapevolezza della crisi che il Paese sta attraversando.
Il suo è un artificio letterario, un sottovalutarsi per modestia. Ma la verità è che lei ha ben compreso le cose e lo stato di confusione del Paese. Il che è tutto un altro discorso rispetto al suo sentirsi «confuso» in questo Paese e davanti al partito democratico.

 
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