Messaggi di Febbraio 2008

Giuliano Ferrara, beato lui

Post n°393 pubblicato il 15 Febbraio 2008 da monari

Post15022008Beato lui, Giuliano Ferrara, che ha trovato la "verità sulla vita umana", e si rifiuta di discuterne o discuterla. I confronti sono futili, dice. Si sottrae al dibattito. Però chiede che gli sia consentita la 'par condicio' prevista dalla legge per le elezioni. Alle quali si candida con questa lista che ha inventato, per fermare la strage degli aborti nel mondo.

Beato lui, che non s'accorge di un piccolo fatto: non riescono a governare l'Italia, i nostri due rami del Parlamento, e dovrebbero pure pensare a risistemare il mondo.

«Senza fanatismo», dice di aver trovato questa verità. Ma con fanatismo sembra difenderla.
È un suo diritto. Credo che però risulterebbe più efficace nella esposizione, se avesse la buona volontà, non dico l'umiltà, di sottostare alla regola del pubblico dibattito televisivo.
Lo vuole fare in un teatro, perché la tivù rovina tutto: "Io non discuterò della vita umana, come se fosse un'opinione, con alcun candidato in tv. La tv è antiveritativa. Un bel mezzo per comunicare, rispettabile e fatto da persone rispettabili, tra cui io stesso fino a ieri. Ma sul ponte di Messina o sull'Ici valgono le opinioni, sulla vita umana e l'amore vale la solitaria e pubblica ricerca della verità".
Sembrano parole di Antonio Ricci, il Maestro di "Striscia la notizia", il teorico del "tutto finto" in tv.

Beato lui, Giuliano Ferrara che se ne va sicuro, senza curarsi delle ombre che proiettiamo sui nostri muri. Come suggeriva Eugenio Montale in una celebre poesia, "Non chiederci la parola".
Non ci chieda Ferrara alcuna parola in più. Si resta senza, quando lui comincia le sue filippiche (come l'altra sera da Lerner) e rifiuta la discussione.

Stamani su RaiUno ha evitato il futile dibattito con il vecchio Marco Pannella, leone in gabbia, defraudato del confronto. Alla fine Pannella è esploso con quelle dichiarazione che nascono da una passione pari a quella di Ferrara.
Ecco perché dispiace ancora di più che Ferrara abbia voluto non misurarsi con un antico maestro dell'arte retorica in politica.
È sembrato, Ferrara, un giovincello schizzinoso quale invece non è, e che rifiutava di riconoscersi allievo di quel maestro. Magari in debito di un gratitudine. Insomma, problemi psicologici o psicoanalitici, da figlio che voleva  (davanti al 'padre' spirituale) tentare di superarlo e di demolirlo?

Siamo entrati nell'era delle affermazioni apodittiche. Berlusconi ha tranquillamente potuto dire da Vespa che lui e don Verzé studiano per allungare la vita umana a 120 anni.
Commenterebbe Ferrara che non è, quella del cavaliere, un'affermazione vera perché fatta in tv. Su questo siamo d'accordo con lui: è una balla. Ma quando se ne dicono di tale portata, chi ha obbligo d'intervenire per difendere non quella che Ferrara chiama la "verità sulla vita", ma la decenza della logica scientifica usata come un belletto in carnevale da fanciulle avvizzite e dalla virtù ormai dimenticata?

[Anno III, post n. 50 (427)]

 
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Tonina Pantani

Post n°392 pubblicato il 12 Febbraio 2008 da monari

Toninapantanila7
Oggi è uscito il libro che Tonina Pantanti ha scritto nel tentativo di riuscire a far luce sulla morte del figlio, il "Pirata" che aveva affascinato milioni di tifosi.
Ieri sera la signora ne ha parlato con Antonello Piroso su "la7". Sfoderando quella grinta che certe donne genuinamente romagnole mostrano per vincere il dolore che le attanaglia.

Non mi occupo mai di vicende giudiziarie. Quindi non entrerò nel merito della questione che la signora Tonina offre al pubblico.
M'interessa un aspetto. Quel grido di dolore per cercare giustizia, quella "Giustizia" che dovrebbe essere uguali per tutti, ma che in Italia finisce per essere troppo spesso una chimera.

Questa mattina su "La Stampa" è apparso un articolo del prof. Carlo Federico Grosso in cui si discutono vari aspetti del momento politico presente. Dal sospetto che la attuale legge elettorale possa essere addirittura dichiarata illegittima (con inevitabili conseguenze anche sul prossimo voto del 13 aprile), alle questioni derivanti dalla "vera e propria corruzione”, come "numerose indagini penali stanno evidenziando". Infatti, "nella gestione della politica quotidiana c'è una pratica diffusa di clientelismo, favoritismo, protezione dei famigli, tutela del clan, dei suoi componenti, degli amici. E' il trionfo del particolare in luogo del perseguimento dell'interesse generale".

Si chiede il prof. Grosso: "Repubblica italiana come repubblica fondata sull'illegalità, allora?".

Le vicende come quella della morte di Marco Pantani e della "corsa" della signora Tonina per conoscere la verità su di essa, inquietano anche se si vuole rimanere freddi davanti alle altrui emozioni.
Inquietano non perché comportino un eccesso di clamore, ma perché l'ansia di una madre per arrivare a quel traguardo di verità, diventa parte di noi stessi, se vogliamo avere il senso della comunanza, dell'appartenenza ad una società 'civile'.

Ha scritto bene Franzo Grand Stevens, per un'altra questione, nella stessa pagina della "Stampa", in una lettera in cui si ricordava la risposta di Benedetto Croce a chi gli chiedeva, per atti burocratici, se fosse ebreo: "atto odioso e ridicolo", spiegava il filosofo napoletano, sarebbe stato quello di dichiararsi non ebreo "proprio quando questa gente" era perseguitata.
Scrive Stevens che "non soltanto non bisogna essere vili ma non dobbiamo neppure essere pigri ed indifferenti".

Queste parole mi sembrano le migliori per inviare un saluto a "mamma Tonina", e dirle che la battaglia per la giustizia sulla morte del "Pirata" è anche la battaglia per la "Giustizia" in Italia. Ci riguarda tutti.

[Anno III, post n. 45 (422)]

Fonte

Casini02hPubblico il post di ieri, in ritardo causa disservizi linea telefonica.

La dichiarazione del direttore di "Avvenire" Dino Boffo, rilasciata il 9 sera al Tg1 circa il partito dell'on. Casini, considerato l'unico interprete autorizzato dal Vaticano della "dottrina sociale cristiana", è criticata oggi da Gad Lerner su "Repubblica" con parole che non si possono non condividere.

Scrive Lerner che è chiaro il "disegno politico perseguito da Ruini", attuale vicario di Roma, e non più presidente della Cei ma con “l’anomalo ruolo di leader politico dei vescovi italiani": "Dispiace che la Chiesa viva con fastidio la nascita di due grandi partiti alternativi, all’interno dei quali i cattolici possano trovarsi a loro agio. Senza bisogno di rappresentanze parlamentari separate, che a me sembrano piuttosto dépendances curiali per cardinali appassionati di politica".

Il titolo dato dalla redazione al pezzo, è molto significativo: "La gamba tesa del Vaticano".

Una constatazione: sui campi di calcio in questi casi si fischia la punizione. Purtroppo tra Italia e Vaticano non esiste arbitro.

Anno III, post n. 44 (421)

 
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Sogni e bisogni

Post n°391 pubblicato il 10 Febbraio 2008 da monari

Veltroni04h
Da Spello Walter Veltroni ha lanciato il suo slogan elettorale: dare agli italiani "un Paese moderno, sereno, giusto e veloce" come loro lo sognano.
Veltroni ha aggiunto: "La nostra intenzione è cercare di abbattere la politica che divide il Paese, non solo tra destra e sinistra, ma anche tra nord e sud, laici e cattolici. Il Partito Democratico è nato per unire l’Italia. Gli italiani vogliono altro, meritano altro, perché sono altro".
Barbara Spinelli scrive oggi sulla "Stampa" a proposito di Barack Obama: "Obama non vuol piacere, anche se piace molto. Non vuole abolire l'alternanza, e se vuole conciliare destra e sinistra è perché ritiene ambedue inadatte. Nelle primarie ha detto cose impopolari, e la sua filosofia consiste nel dire, anche se sgradevole, la verità".

Walter Veltroni non può ritenere la sinistra, la "sua" sinistra, inadatta, come fa invece Obama. Anzi Veltroni la propone come "levatrice" della nuova storia italiana.
Non per nulla la Spinelli premette alla parte che ho riportato, un accenno al fatto che lo slogan di Obama "Yes we can" ha ammaliato Veltroni, per aggiungere: «Chi fa propri i suoi slogan fa bene a saperlo» che appunto "Obama non vuol piacere..." etc.
È disposto Veltroni ad accettare questa sfida "di non piacere", per creare il Paese che definisce sognato dagli italiani?

Continuando a fare una specie di vita parallela fra Veltroni ed Obama, va ricordato anche, come scrive la Spinelli, che "Obama è divenuto fenomeno grazie a una società per lungo tempo invisibile [...]: quella che s'informa e conversa su Intenet e nei blog".
Infatti, sono stati «i blog e non il lavoro di sperimentati giornalisti» a smascherare le menzogne di Bush sull'Iraq. Sui blog Obama "ha dipanato le sue reti sociali"...

Esistono queste reti sociali anche in Italia? Ricordiamo il  recente e maldestro tentativo di trasformare i blog in testate giornalistiche, introducendo quella che ho chiamato una  nuova tassa. I blog sono più evitati che amati dai politici. I quali, mi pare, leggono soltanto i loro, ma non scandagliano la rete. Fatta eccezione per uno soltanto, quello di Grillo. Poi elevato a simbolo dell'antipolitica. Per accusare di farvi parte anche chi, da altre posizioni, rifiuta la spartizione partitica dello Stato.

Barbara Spinelli critica duramente il sistema informativo americano, gestito da "conventicole" che sentenziano sui gusti della gente. E si chiede da dove derivi "tanta scienza infusa": "Una realtà diversa vive nei blog, affastellando interessi che le élite giornalistiche neppure immaginano, ignorandole".

Sarebbe utile che su queste parole, i maestri di pensiero dei nostri politici riflettessero.
Non vorrei che Veltroni come donna Prassede scambiasse il cielo per il proprio cervello. Ed alla fine, senza tener conto della realtà, sentenziasse che gli italiani sognano (vogliono?) "un Paese moderno, sereno, giusto e veloce".
Anche gli italiani "raccomandati", quelli del "dì che ti mando io", quelli dei "baroni in cattedra" messi lì dai partiti allo stesso modo dei dirigenti sanitari garantiti dai gruppi di potere...?

Sul "Sole-24 Ore" di oggi, Salvatore Carruba critica i giornali stranieri per l'immagine che offrono della situazione politica italiana. E li accusa di "pigrizia": "Non capiscono, o fingono di non capire, che in realtà, in poche settimane, il quadro potrebbe essere cambiato radicalmente".
Sì, potrebbe. Quindi per il momento non sono in grado, quei giornali, di giudicare quello che non c'è.
Si aggiunga che forse quel giudizio "pigro" nasce dalle stesse conventicole di cui parla la Spinelli. Ignorando il nuovo che avanza.

Ma cos'è questo nuovo che avanza? Eugenio Scalfari offre una risposta nel suo editoriale domenicale su "Repubblica". All'inizio, addirittura smentisce preventivamente Carruba: "La funzione rinnovatrice del Partito democratico sull'intero sistema politico è talmente evidente che tutti gli osservatori e commentatori l'hanno colta e sottolineata."
Alla conclusione del pezzo, l'entusiasmo cede il passo alla prudenza.

Scalfari prima si richiama al Pci che "ebbe gran peso perché la borghesia italiana fu percorsa sempre da tentazioni trasformistiche e/o eversive e non dette mai vita ad una destra liberale di stampo europeo".
E poi scrive: "Il Partito democratico - così mi sembra - sfida oggi una destra demagogica e interpella quel poco che c'è di autentica borghesia produttiva affinché si schieri con le forze dell'innovazione che uniscono insieme i valori della libertà e dell'eguaglianza. Dipende da questa borghesia se il partito delle riforme avrà la meglio stimolando anche - se vincerà - la destra a trasformarsi non solo nelle forme ma nella sostanza".

Dunque la novità di un partito "di sinistra" dipenderebbe soltanto dal fatto che possa essere aiutato da "quel poco che c'è di autentica borghesia produttiva". La quale però sinora ha amoreggiato con Berlusconi. E che ora dovrebbe schierarsi "con le forze dell'innovazione".
Ma quanto sono forti queste "forze" per attirare l'autentica borghesia? O piuttosto quanto esse sono deboli se hanno necessità di un soccorso da parte di altre forze che non sempre per tradizione e costume sono state "di sinistra" ?

Per ora siamo alle dispute tra Casini e Mastella da una parte e Berlusconi dall'altra.
Interessante il giudizio espresso da Bruno Tabacci alla "Stampa": Veltroni ha fatto un passo in avanti, ma non sarà per caso soltanto "un'operazione di potere, in vista di cosiddette larghe intese?". Per le quali il Vaticano ha già infeudato Casini.

[Anno III, post n. 43 (420)]

 
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Via libera a Casini

Post n°390 pubblicato il 10 Febbraio 2008 da monari

Casini02h
Quel rompiscatole di Casini (concetto che un tempo frullava nella testa di Berlusconi, 4.12.2006), quel Casini che aveva ucciso la Casa della Libertà (5.12.2007), ebbene quel Casini lì adesso riceve la benedizione del Vaticano.

La dichiarazione del direttore di "Avvenire", Dino Boffo al Tg1 di sabato 9 febbraio 2008, non lascia spazio a dubbi. Per gli "umori" che raccoglie (ovviamente alla Cei, ovvero presso il cardinal Ruini) Boffo può dire (ufficialmente): "A me pare che sia interesse dei cattolici, e che possa essere interesse anche dello stesso Polo, che sia salvaguardata la persistenza di un partito che fa direttamente riferimento alla dottrina sociale cristiana".
Ovvero, bene fa Casini a restare da solo con il proprio partito, confluendo nelle liste del Cavaliere.

Aveva detto Ruini: "La Chiesa non detta l'agenda ai politici, ma chi lo fa? Sembra che nessuno riesca a dettarla e che l'agenda cambi ogni giorno". Aveva chiesto il cardinale segretario di Stato vaticano Bertone a Veltroni che i cattolici non fossero "mortificati" nel Partito democratico. Ruini prevale su Bertone. Prodi è stato fatto licenziare. Veltroni aveva confidato nell'aiutino vaticano, adesso Boffo svela quello che un mistero non era nemmeno prima.
Da tempo scommetto che il prossimo governo sarà guidato da Casini. Ogni mossa di questi giorni mi conferma in quell'ipotesi.

Anno III, post n. 42 (419)

 
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Meglio soli, dice Veltroni

Post n°389 pubblicato il 06 Febbraio 2008 da monari
 


Prodiparisi Insomma, meglio soli che male accompagnati. Walter Veltroni ha dichiarato che il Pd anche per il Senato correrà appunto da solo, perché nella sinistra ci sono due posizioni (inconciliabili, aggiungo io, interpretando il pensiero di Veltroni): "Una grande forza dell'innovazione riformista e una grande forza della sinistra radicale".



Beh, questo si sapeva anche due secoli fa, a fine Ottocento tanto per fare un peso a buon mercato. E poi anche dopo, per tutto il secolo scorso, crollo del muro di Berlino compreso, e con l'aggiunta della caduta del comunismo sovietico, e chi più ne ha più ne metta (mica è un trattato di Storia, questo post...).



Quindi niente di nuovo sotto il sole, tranne un particolare. Che questa sera Veltroni, uomo solo al comando come il leggendario Fausto Coppi sullo Stelvio, ha definito "pasticci" le posizioni che non condivide. E strano caso, proprio stamani l'ultimo appello in tempo utile era apparso sul "Corriere della Sera" in una lettera al direttore firmata da Arturo Parisi.

"Non distruggiamo il centrosinistra e il bipolarismo" ma ripartiamo "dall'alleanza dell'Ulivo", ha scritto Parisi. Aggiungendo: "Attendiamo ancora che qualcuno ci spieghi qual è il motivo che ci costringe ad assecondare una legge divisiva continuando a dividerci, distruggendo al tempo stesso il centrosinistra e il bipolarismo in Italia".



La risposta, fredda e brutale pur nella sua prevedibilità, è arrivata con la staffilata di Veltroni: "Non credo abbia senso fare qualcosa di pasticciato. Gli italiani hanno bisogno di chiarezza. Questo è un Paese in cui la politica non rischia mai, è arrivato il momento di rischiare e questa è la nostra scelta''.

Saranno possibili ''accordi programmatici con chi sta nel campo riformista, ma non con la sinistra radicale''. Con la quale si potrà collaborare soltanto a "livello locale".



Massimo Franco stamani sul "Corriere della Sera", quasi a fianco della lettera di Parisi, gli rispondeva in anticipo con due eleganti ma feroci colpi di fioretto, uno per il segretario del Pd e l'altro per il capo di governo dimissionario: "Ad un Pd che riconosce Berlusconi come interlocutore non basta affidarsi a Veltroni: deve anche archiviare un prodismo che ha fatto della lotta irriducibile al Cavaliere la propria fonte di legittimazione".



Soltanto in nome dell'euro pagato al giornalaio per acquistare il "Corriere", mi chiedo dove sia stata combattuta questa "lotta irriducibile" di Prodi al Cavaliere. Almeno avesse fatto approvare la legge sul conflitto d'interesse...



Per recuperare quell'euro scommettiamo che Veltroni perderà le elezioni? Forse nessuno è disposto a partecipare, vista la prevedibilità dell'evento. Come la risposta di WV a Parisi.




[Anno III, post n. 39 (416)]



Fonte foto, Unità


 
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Cercasi idea

Post n°388 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da monari

VeltroniberSembra facile... diceva una volta l'omino coi baffi della Bialetti. Ma non è facile questa volta, trovare un'idea per uscire dalla crisi politica che s'aggrava ogni giorno che passa.

Quel pericoloso estremista di Oscar Luigi Scalfaro ha spiegato che l'attuale legge elettorale è ignobile, calpesta la Costituzione e va contro la democrazia.

Altri hanno aggiunto che, andando a votare con questa legge, ed essendo stato indetto il referendum per modificarla, si corre il rischio che alla fine dalla Corte costituzionale siano invalidati le elezioni ed il Parlamento che ne scaturirà.

Altro rischio, a detta di Giorgio Bocca (domenica scorsa su "Repubblica"): quello "mortale di consegnare la debole democrazia che ci ritroviamo all'unità nella corruzione, alla concordia nel servizio dei più forti e dei più furbi". D'ambo le parti, mi par d'aver capito.

Stamattina ho ascoltato due battute del direttore di "Europa" che su "La7" ha rilanciato il verbo veltroniano di non demonizzare l'avversario. Insomma basta con questo antiberlusconianesimo che non ha portato da nessuna parte.
Insomma, porgere l'altra guancia e se ti danno un ceffone, ringraziare e dire di passare a prendere un caffé al bar: già pagato, please.

Il 4 aprile 2006 Silvio Berlusconi disse una cosa che offese tante buone e brave persone: "Ho troppo stima per l'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare contro il proprio interesse".
Un po' ce ne sarebbero stati. Il Cavaliere si era smentito immediatamente accusando la sinistra di manipolare il suo verbo.

Il bello è che adesso quelle sue parole del 4 aprile 2006 possono diventare uno slogan del Pd veltroniano, tutto proteso nella corsa "al centro, al centro!".
Per ora ci dicono che non bisogna sempre e soltanto parlar male di Berlusconi. Poi ci offriranno una scelta innovativa: quelli del Pd non sono così "coglioni" da aprire alla loro sinistra, noblesse obblige e Vaticano docet: meglio avere il signore di Arcore a Palazzo Chigi. Grazie Mastella, grazie.

[Anno III, post n. 38 (415)]

 
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Basta un niente

Post n°387 pubblicato il 04 Febbraio 2008 da monari

Crozzaveltroni
Basta un niente per farsi fregare, per vedere demitizzato il proprio ruolo, per esser messi alla berlina, sprofondare nel ridicolo, far calare la tela: e buonanotte ai suonatori.
Walter Veltroni è stato steso ieri non da tanti ragionamenti politici (ammesso che così si possano considerare, in certe condizioni particolari, certi discorsi dei segretari di partito in generale). È bastata una battuta. Dell'on. Gianfranco Fini che gliela ha buttata contro con la stessa rabbia di un atleta che lancia il martello in gara.

In politica ci sono sempre stati i colpi bassi, nei contraddittori post-bellici, nei comizi d'una volta, nelle prime "tribune" alla tivù. Giancarlo Pajetta se la prese con il cronista parlamentare dell'Umanità, organo dei socialdemocratici, per via del cognome, tutto un programma nell'Italia dei dc chiamati "forchettoni". Un cognome, un programma: "Mangione".

Fini ha sussurrato a Veltroni: "Sembri Crozza". Introducendo il terzo incomodo, l'imitazione del comico. Che nella mente di tutti tende a sovrapporsi all'originale che ascoltiamo o vediamo, mettendo in ridicolo ogni cosa anche la più seria.
Ciò può creare anche un alibi a Veltroni. Il quale potrà invocare un'attenuante. A mettere in crisi il suo progetto, illustrato a Torino il 27 giugno 2007, e sviluppato nell'ultimo mese con le avances a Berlusconi, non è stato un avversario politico, ma un attore.
Per un esperto di cinema e televisione come il sindaco di Roma, bella esperienza. Un po' meno per le sorti dell'Italia. Ma questo quanto conta?

[Anno III, post n. 37 (414)]


Vuoti di memoria, il post di ieri, è segnalato stamani da StampaWeb fra i blog del giorno.


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