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Post N° 108

Post n°108 pubblicato il 25 Dicembre 2007 da dinilu

Roberto Benigni, genio italico

                                  APOTEOSI  di  ROBERTO BENIGNI, GENIO ITALICO
                   (enchomion, apocolokyntosis del Leonida della cultura di sinistra)
                                       Si Benigni et  Fo pro nobis, quis contra nos?
         Dopo la sublime performance di Benigni di sabato 9 marzo 2001, a Sanremo, Pippo Baudo, estasiato, rapito (non da pastori sardi) esclamò, più o meno: “Siamo orgogliosi di essere connazionali di Roberto Benigni!”.
         Siffatte parole, rigurgito, anzi empito di entusiastica, traboccante ed inestinguibile italianità, accesero il prorompente delirio patriottico degli astanti del Palasport di Sanremo ed a tutto il popolo italiano, che versò lacrime irrefrenabili di commozione (la Protezione Civile rilevò un preoccupante aumento del livello dei fiumi, dei laghi e persino dei mari, allertando le Prefetture…).
         Pippo Baudo, l’Unico, il Supremo Conduttore (di rame, tranne la faccia, in Lega. Umberto Eco, dopo “Baudolino”, gli dedicherà una  biografia dal titolo “Baudopippo”), consacrò “aere perennius” la gloria di Benigni, assommando e concentrando in sé, Pippo, le funzioni collegiali del Comitato per il premio Nobel (l’Oscar Roberto l’ha già ricevuto ad Hollywood).
         Ci sarà, quindi, o Pindemonte, un’Urna anche per il Forte  Benigni, con l’alato epitaffio del Pippo nazionale, che ha tirato, per il lesso, tante paghe, oltre che da sponsor vari, da Mediaset e da Rai.
         Benigni l’eroico (tale definito da Enzo Biagi, altro Genio italico, nella famosa trasmissione “Il fatto”, per avere realizzato il film “La vita è bella”, sull’olocausto di 6.000.000 di ebrei, premiato dagli ebrei di Hollywood con l’oscar) avrà altrettanto coraggio di realizzare un film sui 6.000.000 di kulaki massacrati da Lenin e Stalin e dalle loro "orde"? Un altro film sui 40.000.000, 50.000.000, 60.000.000…..di russi, cinesi, laotiani, ungheresi, tibetani, cecoslovacchi, ecc. ecc., fatti massacrare dal compagno Josip Djugasvili, detto Stalin (anche con le "purghe" all’olio di ricino e conseguente diarrea, come faceva Mussolini con milioni di italiani), da Mao Zedong, da Pol Pot, da Kadar, da Ulbricht, ecc.? Un altro film  sui 40.000 italiani scaraventati, anche vivi, nelle foibe (sovrastati dalla carogna di un cane nero) dal compagno Tito e dai  suoi eroici compagni (con l'avallo del compagno Ercole Ercoli, alias Palmiro Togliatti, e con la concessione ad alcuni massacratori iugoslavi della meritata pensione INPS)?
Ne dubito. Leonida o Pecorida si nasce ed il coraggio, come ben sapeva don Abbondio, chi non ce l’ha “non se lo può dare”.
          L’eroe del Pisello (del bischero, madonna bona; a Roma lo nomerebbero Meo del cacchio), con la compostezza austera di sir John Gielgud, il pathos di sir Laurence  Olivier, l’espressività di Salvo Randone, la maschera scavata di Eduardo De Filippo, colpì l’Italia intera, al basso ventre (a Napoli, i’ ppalle),  recitando, da par suo, alcune terzine dantesche (con un cachet di 4.000.000 a terzina, senza averle nemmeno scritte lui; altrimenti avrebbe preteso 10.000.000 a verso).
           L’esibizione di un guitto/istrione, pagata però 12.000.000 al minuto con denaro pubblico e spacciato come espressione del “Genio”, dell’Arte, della "Cultura" italica!
          Se questa (del pisello, del piffero, del bischero) è la cultura di sinistra, accostata, accoppiata, appaiata a quella dei Moretti, degli Eco, dei Fo (quando morirà Dario, un novello Manzoni, magari Benigni o Eco, gli dedicherà  l'ode “Ei fu Fo !”), dei Flores d’Arcais, dei leoPardi (il geografo graffiante), dei Tabucchi (Tabuc...chi?), di che cosa dovrà avere invidia o timore la destra?
           Si prendano pure, tenendoseli stretti, i nobel (Fo), gli oscar (Benigni), e se ne vantino.
           Il “poppolo” italico gioisca, esulti con e per Benigni, come per Baudo. C’è tra loro mutua comprensione e mutuo sostegno: canna regge vite e vite regge canna  (non cannabis).
           Con la piccola, trascurabile differenza che il “poppolo” trilussianamente "si gratta", mentre, alla faccia sua,  Benigni e Baudo (BiBì e BiBò) nuotano nei miliardi.
           Il testo benignano (crusca del suo sacco?) principiava dal pisello (testo-sterone!), poi si elevava (il contenuto e non, priapicamente, il pisello) e si sublimava nell’amore universale (“omnia vincit amor et nos cedamus amori”), attingendo all’Empireo, al Cielo, alla Madonna (testo di tale dante alighieri) ed a Dio stesso (indiandosi).
            Il Vangelo (Gesù) dice(va), nelle Beatitudini, “Beati i poveri di spirito….”.
             Ora Benigni è indubbiamente (per me, tranne tutti gli altri) un puro, povero di spirito, quando fa ciò che gli é più consentaneo, cioè il guitto; però è anche onusto di miliardi (donatigli dagli innumerevoli ammiratori. dei quali alcuni sono cineasti ebrei ollivudiani), per cui come la mettiamo con la evangelica cruna dell’ago (non il meato del pisello…)?
              Se un operaio (Cipputi, ad esempio) a 900 euro al mese emette una scorreggia, si tratta di una volgarissima scorreggia e basta.
             Ma se è Benigni ad “esalare”, ad “effondere” il suo spirito, a fare (per dirla con il suo conterraneo trecentesco) “trombetta del suo culo”, allora è un “colpo” (rumoroso, crepitante) di genio, un alato ricamo sonoro profondamente poetico (“un apostrofo tra le parole t’amo” rivolte ai suoi estimatori) e “ricco” di significato recondito, non olfattivo, ma poetico, filosofico, insomma meritevole del premio oscar.
             Il geniale Benigni si permetteva, da un lato, giustamente, di interloquire con Berlusconi “au pair”, tra “loro” miliardari (Berlusconi con 12 zeri; Benigni, poverino, solo con 10 zeri, come Biagi), dall’altro, e dall’alto del Suo Genio indulgeva ed indugiava ad ironizzare finemente (con il proprio, toscano, “esprit de finesse”) su Giuliano Ferrara..
             Il Genio Benigni (del quale gli italiani –non mi sento di scrivere “noi” italiani, poiché non sum dignus, sono indegno di questa Italia- dovrebbero essere orgogliosi ed onorati: altro che Dante Alighieri, Michelangelo, Leonardo da Vinci, Galilei, Leopardi, Volta, Pirandello, Marconi, Fermi, Quasimodo Rubbia, Levi Montalcini, Dulbecco, ecc.); il Genio, dico, sbertucciò e svillaneggiò, da Par Suo, con il partecipe assenso degli altrettanto geniali astanti (a partire da Baudo, miliardario muy ingenioso, in greco, come  Odysseus, ”polutropon”, che non potè trattenere le alate parole in epigrafe alla presente –i miliardi Mediaset/RAI/Sponsor vari, quelli li ha trattenuti-) quell'over size che risponde al nome di Giuliano Ferrara, il cui cervello è pari a  quello dei dinosauri (un milionesimo del peso corporeo, mentre nel Genio Benigni il rapporto cervello/peso corporeo è pari ad un trentesimo, forse pure ad un ventesimo: fatevi i conti; non Conti della Rai).
             Pertanto (come un tafano che, alzandosi da un escremento fumigante, si lanciasse, ronzando furiosamente, contro un cavallo), giù (un romano direbbe “dalli”) con “Geniali” espressioni sulle dimensioni corporee, nonché sul pisello, di Ferrara.
            O Roberto, o che Tu dici o che Tu fai, sei sempre un Genio, un Grande (un cinese direbbe un Glande), un Italiano di cui tutti gli altri connazionali (compresi, Bontà Tua, berlusconi, ferrara ed i loro fautori) debbono essere fieri, entusiastica-mente, anzi entusiastica-pisella-mente orgogliosi (Tu il Pisello ce l’hai, non con sole 3 palle –come il “meschineddu” Colleoni-, ma con 5 Palle, tutte di sinistra!).
            “Woitilaccio” non era italiano, ma Tu, Benignamente, gli concedesti di associarsi al culto del Tuo Genio. Così avrebbe potuto elevarTi alla gloria degli altari. Dopo san Roberto Bellarmino, avremmo avuto San Roberto Benigni. Suona bene, anzi benigno.
            Tu con il tuo Genio guadagni miliardi. Mi permetto di suggerirTi di raccogliere la Tua Merda dentro vasetti con l’etichetta “Merda d’Artista” (un vasetto di tal “fatta” troneggia già nel Museo di Arte Moderna, quello della Palma Bucarelli), da vendere a peso d’oro (stesso colore, ma non odore) almeno a 10.000 euro al grammo. Dario Fo, il nobile (nobel  in gramelot), noto Tuo estimatore di genio, ospite di Sant’oro, ebbe a tessere un vivo e vigoroso elogio della merda. Altro estimatore di Benigni è Luca Giurato, il giornalista poliglotta (conosce tutte le lingue tranne…l’italiano): “Benigni non si tocca!” tuonò ad “Uno mattina”.
Confido che almeno un lettore (hypocrite, mon semblable, mon frére), il quale de minimis curat (il Genio Benigni passa sovranamente senza curarsi di nessuno e senza nemmeno guardare!), legga questo scritto con qualche attenzione …benigna, pardon (non si deve nominare invano il Nome di Benigni!) benevola.

Unghiate

Benigni ha havuto a Firenze la laurea honoris causa in filologia. Non sapendo cosa significa filologia, l'ha chiesto a Luca Giurato, il quale lo ha consigliato di chiedere lumi al suo sarto, esperto di fili e di aghi.
Veltroni viene accostato a Peter Pan, l'eterno ragazzo dell'isola che non c'é, capo della banda dei Bimbi sperduti. Walter, ragazzo dalle guance cascanti, é il prossimo capo della banda dei Bamba sperduti.
C'é qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico... scriveva Pascoli ne "L'aquilone". Veltroni, già direttore de L'Unità, già segretario e deputato del PCI, rappresenta il nuovo/antico del PD, foriero della Nuova Italia (mi sovviene la mazziniana Giovane Italia). Nuovo come la sua matrice comunista, di "seguace" dei "seguaci" di Stalin (Togliatti, Longo, Ingrao, Secchia, Berlinguer, ecc.) e dei cultori di Mao Zedong e di Che Guevara.
Virgilio e Dante Alighieri avevano idealizzato il Veltro. I comunisti, che fanno sempre le cose in grande (100 milioni di morti nel mondo) hanno tirato fuori un gran Veltro, un Veltroni. Forattini  lo raffigura come un verme, anzi un vermone, Great Worm, ma é solo deformazione di Great Walter, Grande Walter.
Da quando Visco é (di nuovo: ritorno al...passito di Pantelleria, dove  don Vicienzo ha villa) ministro delle Finanze, in Italia il consumo di aglio si é decuplicato (i crocefissi c'erano già).
Dabliu Veltroni
Chi é Veltroni?
"Un piacione che ama piacere, un favolatore che illude la gente, un conciliatore degli inconciliabili", secondo Giampaolo Pansa, il quale riporta il seguente ritratto affidato da Mancuso a Francesco Merlo, all'epoca del "Corriere": "E' un elencatore di luoghi comuni, parla di cose che non sa,cita libri che non legge, é un anglista che non conosce l'inglese, un buonista senza bontà, un americano senza America, un professionista senza professione".
"Limiti (di Walter) legati alla categoria della leggerezza. Uno non può essere troppo comunicativo e troppo profondo". Così Artuto Parisi,  a sua volta troppo comunicattivo.
Sorseggiando...L'Espresso
Sorseggiando L'Espresso (fatto con caffé di qualità illymitatamente rossa) n. 26 del 5 luglio. Come per la grappa, butto via la "testa" (il cazzeggio di Giorgio Bocca in spregio di Gianfri Fini ed altri leader del centrodestra "in prima fila a baciare l'anello dei cardinali"; i partigiani comunisti preti e suore li ammazzavano in Spagna durante la Repubblica come in Italia nel triangolo rosso  emiliano) e la "coda" (lectio magistralis di EuGenio Scalfari su Thomas Mann a beneficio dei milioni di lettori in grado di intenderlo e di chiosarlo).
Una bella risata mi suscita Edmondo Berselli, il quale dà a bere che "secondo qualche sondaggio il futuro Partito democratico ha guadagnato in pochi istanti quasi dieci punti percentuali" (sic): tutto merito dell'IVA (Indice Veltroni Aggiunto). Altra risata mi provoca Bertinotti, il quale a Mosca, dove ha soggiornato, ospite della Duma, per due Bertigiorni e due Bertinotti, sulla Piazza Rossa ha detto: "Riprendetemi dove e come volete, ma per favore non con Lenin sullo sfondo": abyssus abyssum vocat, cioé l'abisso chiama l'abisso.
La Lanzillotta ha messo sotto la lente d'ingrandimento il Molise ed il suo Governatore Michele Iorio per la nomina di un sottosegretario alla presidenza (Nelida Ancora). Il governo di Cento sottosegretari(o) ha da ridire.
Tralascio Claudio Rinaldi  e Michele Serra (con la sua "parabola dell'ossobuco napoletano": puro cazzeggio estivo, canicolare, cioè da cani).
Finalmente il clou del settimanale "Giro di Walter" di Marco Damilano (DaMosca fino al 1989), il quale galvanizzato da Walter parla di "un Pd carnale" (pensa a Luxuria?) ed erompe: "Ora l'isola (che non c'era) c'é, Peter Pan é arrivato" (allora Berlusconi é il Capitan Uncino: ndr). Poi, battistianamente "Tu chiamalo se vuoi Emozione", talché dipana "Tutto Veltroni dalla A alla Zeta". A(frica) "nel walter-mondo...c'é l'Africa" con visite qua e là, tranne che nel Darfur, che per Walter non si trova in Africa.  B(erlinguer) "era una persona perbene". Peccato che fosse prono a Togliatti, giannizzero di Stalin e notaio dei suoi misfatti (20 milioni di russi e non ammazzati). J(ovanotti) sarà il cantautore del Pd. Uno che canta: "Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa...". Ignora il tapino che i comunisti, in Spagna durante la  Repubblica ed in Italia nel dopoguerra, come nell'Urss ed in Cina, le Madri Terese le ammazzavano, magari dopo averle stuprate. M(odello) Roma: "Veltronismo realizzato. Un consenso unanime che va dai no global (che spaccano vetrine, incendiano auto e gridano "dieci, cento mille Nassiriya") all'Opus Dei (!), da Nunzio D'Erme (quello del letame) ad Alberto Michelini (non il segretario del MSI). R(ai): Walter figlio del primo direttore tg e di Ivanka, una leggendaria funzionaria (sic) portò a casa Raitre e Tg3 per il Pci. Oggi stima Serena Dandini, Gianni Riotta, Fabio Fazio (quello dei 20 miliardi di lire di risarcimento da mamma Rai e di decine di migliaia di euro sempre da mamma Rai per "chetempocheFa(zio)", cioé, come per Drupi,"sempre  sereno é", tanto pagano gli abbonati). Più l'eterno Giovanni Minoli", il genero di Bernabei. S(enza Patricio). Prova narrativa del sindaco-scrittore. Giudizi esaltanti (ed esaltati): "Un gioiello", "Una sinfonia per solisti e coro", "Un libro  magico. Mi fa quasi paura". Walter ha scritto anche "La scoperta dell'alba" (mica la Parietti?). Prevedo i sequel "La scoperta del meriggio...della sera...della notte...del giorno dopo...". "Intellettuale organico", secondo Damiliano. Organico? Che vuol dire?
Dissonante é Arturo Parisi: " Limiti (di Walter) legati alla categoria della leggerezza....Uno non può essere troppo comunicativo e troppo profondo": Arturo é troppo comunicattivo!
Ma ecco il Bestiario di Giampaolo Pansa, titolato "La favola del Perdente di successo", come dire Il Walter (già Vater) di suc-cesso. Gipi non ha peli sulla lingua: "un piacione che ama piacere, un favolatore che illude la gente, un conciliatore degli inconciliabili". Indi ripercorre il cursus honorum di Walter (già Valter), ricordando che "anche lui é tra gli inquilini delle case offerte ai vip dagli enti previdenziali" (Affittopoli). Più recentemente, il 26 luglio 2005, aggiungo io, Walter (già Valter) ha incontrato (anche lui) Consorte. Riporta Gipi, ed io trascrivo fedelmente, il ritratto al curaro di Walter che Mancuso affidò a Francesco Merlo (allora) del "Corriere" (ora, becco rosso, rifluito a "la Repubblica", alla sinistra del Padre Mauro): "Veltroni é un elencatore di luoghi comuni, parla di cose che non sa, cita libri che non legge, é un anglista che non conosce l'inglese, un buonista senza bontà, un americano senza America, un professionista senza professione".
Referendum del 1946: a volte ritornano (i fantasmi)
La storia infinita, come l'omonimo romanzo di Michael Ende. Aldo A. Mola, con "Declino e crollo della monarchia in Italia" (Mondadori), attraverso ricerche condotte per la prima volta negli archivi e persino sui verbali elettorali originali, accredita la tesi che a determinare la vittoria repubblicana, più che le irregolarità riscontrabili nei singoli seggi, furono i colpi di mano che contraddistinsero la condotta del governo espresso dal Cln, che in quelle settimane non avrebbe svolto un ruolo di garanzia, ma sarebbe stato partigiano. Riferendosi, tra l'altro, all'interpretazione, data dalla Cassazione, di "votante" come "chi esprime un voto valido", anziché di "chi va a votare", onde escludere dal computo dei votanti schede bianche e nulle, voti contestati e non attribuiti (oltre un milione e mezzo), a prescindere dagli esclusi dal voto (600.000 epurati, 400.000 prigionieri di guerra, 800.000 elettori residenti nell'Istria, a Trieste, Gorizia e Bolzano). "Fu un colpo di Stato -conclude Mola- contro il dizionario della lingua italiana". Inoltre, la verifica dei verbali del 35.318 seggi elettorali sarebbe stata sommaria su impulso diretto del governo, mentre la Corte di Cassazione aveva respinto 21.000 denunce e proteste per brogli. Tutto ciò é aria nuova o (ri)fritta?

 
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