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TESTIMONIANZE DAL PASSATO

Post n°146 pubblicato il 18 Luglio 2009 da legge_di_Murphy
Foto di legge_di_Murphy

Il Freikofel è un "canino" che svetta isolato tra il Pal Piccolo e il Pal Grande, lungo la dorsale carnica che fa da confine e spartiacque tra Italia e Austria. Nel corso della Grande Guerra fu teatro di sanguinosi scontri causati sostanzialmente dalla nostra impreparazione ad affrontare il conflitto. All'inizio delle ostilità, il 24 maggio 1915, la cima era stata ignorata dai nostri Comandi ma ben presto, dovendo assumere un'atteggiamento tattico aggressivo, ci si rese conto che da lassù gli austriaci avevano la possibilità di controllare una vasta parte del settore di Passo Monte Croce Carnico e pertanto andavano "sloggiati".

Venne così deciso l'assalto e di riflesso la sorte, di numerosi alpini. Era ancora buio, il 6 giugno, quando reparti del "Tolmezzo" iniziarono la scalata della parete sud. Quel giorno la cima fu espugnata ma anche persa. E così il giorno seguente toccò a reparti del "Val Varaita" e in particolare la 221° e 223° compagnia, tentare l'impresa. Al 10 giugno la situazione ancora non era definita e continui colpi di mano decidevano il possesso della cima ora dell'uno ora dell'altro contendente. In quel nefasto mese di giugno si ebbero perdite medie di 60/70 uomini al giorno, un vero bagno di sangue. A luglio la situazione era finalmente "stabilizzata" a favore degli italiani, che provvidero a fortificarla e renderla inespugnabile, così come la si può vedere oggi, dopo i lavori di recupero eseguiti in tempi recenti dall'associazione "Amici delle Dolomiti".

Di una sua visita conservo alcune foto ed ho avuto così la fortuna di verificare l'immagine di un'incisione che all'epoca, non conoscendo la storia di questa montagna nei suoi dettagli, avevo immortalato in un fugace scatto. Nella pietra l'alpino Pietro Lamberto , della 223° compagnia del Val Varaita, aveva di fatto voluto testimoniare di "essere sopravvissuto", in data 20 luglio 1915, ai tremendi eventi del mese precedente. E' curioso per me pensare a quest'uomo, testimone di violenze ben oltre il limite del disumano ed oggi per noi inaccettabili, intento a lasciare una testimonianza di sè da trasmettere ai posteri, come un messaggio infilato nella bottiglia e affidato allo smisurato oceano del tempo.

Testimonianze dal passato, da parte di uomini profondamente diversi da noi, in grado di sopportare l'insopportabile in ossequio a valori millenari e tradizionali che nessuno avrebbe osato criticare.

Oggi noi metteremmo in discussione quegli ordini tanto assurdi ma l’alpino Pietro Lamberto non lo poteva fare, ostaggio del tempo e dei suoi dati anagrafici. Essere nati a cavallo di due millenni è stato per noi un colpo di fortuna ed un vero privilegio. Non sappiamo se questo alpino sopravvisse alla lunga guerra che ancora lo attendeva. Il suo reparto venne poi trasferito in altri fronti, sempre caldi, e questo non giocò certo a suo favore. Ma la pietra è ancora lì, a testimoniarci con forza la sua esistenza e almeno in questo ha saputo conquistare un briciolo di eternità

G.P.

 
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