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L'ULTIMA FRONTIERA

Post n°65 pubblicato il 18 Aprile 2007 da legge_di_Murphy

Oggi rincasando ho incontrato un gregge di pecore che ingombrava la carreggiata in un'insolita transumanza cittadina.

A causa della feroce urbanizzazione era da anni che non capitava di incontrarne.

C'erano parecchi agnellini che si muovevano goffi per la strada e vederli sfilare lungo le fiancate delle lucide berline, suv e station-wagon (inclusa la mia per carità...!!) mi ha commosso significando un'evidente confronto epocale.

Transitando con i finestrini abbassati ho avuto modo di ascoltare alcuni infelici commenti.

Lo sfogo isterico dell'automobilista, il condomino sottolineare l'assenza dei vigili urbani e per ultima una bambina che affacciandosi al balcone e vedendo la scia di "caccoline" lasciate dal gregge lungo la via ha commentato: "...che schifooooo....!!!".

L'ho già detto in precedenti post che a 43 anni inizio a percepire il tempo che passa e sempre più spesso, confrontandomi con queste ultime generazioni, ho chiara la sensazione di appartenere ad una classe di "reduci", gli ultimi che hanno avuto modo di vedere "la Frontiera".

Mi rendo conto che ai molti può sembrare un concetto astruso e per questo lo vado a spiegare.

I pionieri americani affrontavano la lunga via verso l'ovest ben sapendo di essere soli di fronte alla natura e ai "selvaggi" che avrebbero incontrato.

Era un modo terribile ma in ogni caso "naturale" di affrontare la vita.

La società attuale, invece, sta ingabbiando l'individuo.

Nasci e da subito sei inserito in un percorso già prestabilito dove ogni imprevisto deve essere eliminato.

Ricordo che da bambino si andava per campi a giocare e nessuno si preoccupava del fatto che si tardasse a rincasare.

Un giorno fui travolto da una moto e mia madre, anzichè accompagnarmi al pronto soccorso o pensare all'eventuale causa da intentare all'incauto motociclista, mi mollò un ceffone affinchè mi ricordassi per sempre di non uscire mai più di corsa dal cortile.

Le ferite più o meno profonde si curavano con l'alcool ed il bruciore dava già il senso della guarigione.

Per giocare con la neve mi mettevo un sacchetto di plastica tra calza e scarpa.

I buchi nei pantaloni si rattoppavano con le pezze e nessuno ha mai obiettato per questo insolito "look".

Si orinava nei gabinetti alla turca, regolarmente infestati da ragni e scorpioni, ed erano sempre ubicati in fondo al cortile.

Con i miei amici d'infanzia ricordo che una volta si uccise un topo prendendolo ripetutamente a pedate come fosse un pallone da calcio.

E pensare che oggi ci riempiamo di antibiotici al primo sintomo di un malessere !!!

L'unica ambizione di mio padre era di riuscire a coprire le spese a fine mese e nonostante tutto la vita scorreva placida senza le nostre stupide frenesie.

La Pirelli sfornava pneumatici, la Galbani produceva formaggi e la Parmalat, .....non so se c'era, .......ma se c'era sicuramente si limitava ad imbottigliare del latte.

Tutto qui, una vita semplice e lineare.

Non so dirvi se fosse meglio o peggio ma di sicuro per me ha rappresentato "l'ultima frontiera" di un mondo scomparso per sempre.

GP

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