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« atto primo: tutto è dist...con gli occhi recintati ... »

atto secondo: omissis - atto terzo: non sono solo pagine di libro

Post n°87 pubblicato il 01 Luglio 2013 da imagomentis

 

 

atto secondo: omissis



l’uomo beve

piange ride piange

guarda davanti a sé

rimane seduto

a volte pare voglia urlare

apre la bocca ma non esce suono.

luci di molti colori rimbalzano attorno a lui

un fascio di luce chiara è fermo sul suo viso


(voce dietro le quinte,

quasi un sussurro metallico un po’ alticcio,

forse un urlo)



Siamo spiacenti, ma non è più possibile recitare il testo immaginato. Nessuno è in grado di interpretare i ghirigori. Ci vorrebbe un mimo, ma è ubriaco nella cavea. Lo spettacolo, signori, continua.

 

 

 

 

atto terzo: non sono solo pagine di libro



l’uomo è alterato

ha dei fogli in mano

che legge in silenzio mentre cammina

e ogni tanto poggia un foglio sul tavolo

barcolla ma non cade

mette una cassetta in un registratore

e preme un tasto

la sua voce proviene dagli altoparlanti

c’è una musica blues che fa da sottofondo alla voce

l’uomo non dice nulla

ha la faccia dipinta di bianco


Forse dovrei chiederti scusa se il mio assurdo reale che aggredisco con le parole ti ha offeso. Tu non eri la causa, eri la conseguenza. In un crescendo improvviso, di fronte al tuo silenzio rinnovato, il mio scrivere inclinato e il mio parlare sono saltati in aria con le frasi che hai sentito e che hai letto, che ho sentito e che ho letto. Avevo i polpastrelli consumati come pietra pomice strisciata su granito e tu non potevi vederli calpestare i tasti, con la furia degli occhi lucidi nel disincanto incantato, per il disastro annunciato dell’immaginario. E avevo la gola rasoiata dal whisky che urlava di letteratura e di scrittura e non di innamoramento o di sesso. Nella notte mi sono avvicinato alla botola buia, che avevo scavato in poche ore con furia, e sono entrato.

 

apre una botola


Una mia poesia scassinata, scritta di rabbia in fretta, ha sbattuto il coperchio ed una mia risposta l’ha serrato.

 

l’uomo barcolla

non cade. si avvicina alla botola

guarda nel vuoto dell’apertura

ficcando dentro la testa.

pare voglia entrare

non entra

cammina ancora

la voce nell’altoparlante continua a dire

l’uomo appoggia ogni tanto

un foglio sul tavolo


L’avrei anche accettato nel reale, il tuo scioglierti per scomparire, ma non nell’immaginazione, nella scrittura aderente,  dissimile nel suo estuario eppure affine nella sua foce. Perciò avevo costruito con pazienza e in silenzio questa trama impeccabile per raccontarla a voce e t’aspettavo tra le mie frasi e le tue, senza tradirmi. Ma tu non ci sei stata ed il mio io, non il mio io reale di carne e sangue ma quello fatto da anni di letteratura, ha raso al suolo un bastione di immagini e tolto il respiro ad un sentimento che soffiava mitigato dalle parole e mite mi scaldava, impropriamente forse, il sogno e la follia che non ho mai scansato. Ora sono smarrito, ma so che la solitudine cura il male osceno dei segni. E guardo il mio soffitto basso che ti sarebbe piaciuto, e brucio una gran quantità di ms dure sulla lingua. Mi verso anche un bicchiere di bourbon popolare, bruciabudella, ma a fine mese è sempre così. Non urlerò di letteratura e di scrittura stavolta. Stai tranquilla, non lo farò con te. E non temere, il mio delirio è innocuo. Puoi dimenticarlo facilmente. Torno al reale, tra le donnette allegre e il buon vino, e lascio l’etereo e la sua poca luce, ma non scordo quel sogno e da qualche altra parte, all’improvviso un giorno, mi arrischierò a rifarlo. Ti porgo le mie scuse se ho leso l’aura con un sobbalzo assurdo. E ti assicuro, donna fragile e forte, frivola  dai denti d’acciao mai incontrata né vista, per me Ionesco e Artaud non sono solo pagine di libro.

 



La voce si interrompe. Il blues porta avanti i suoi suoni. L’uomo raccoglie i fogli sul tavolo. Li mette in una busta che piega e ripone in tasca. Raccoglie dal pavimento una bottiglia piena, una stecca di sigarette e un libro a caso. Trascina con sé un altoparlante che continua a mandare musica. Entra nella botola aperta e la chiude. Soffia dentro la stanza, improvviso e forte, un vento caldo di Siria.

 


cala il sipario

 applausi e fischi

 silenzio

 si sbaracca

domani si ricomincia




(riscritto in prosa il 16 luglio 2003)

 

 
 
 
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