come un’ampolla
mite alla lontananza
dei bagliori sull’iride azzurrata
che nella memoria lenta si riempie
di simboli accostati a questi lemmi
dati in cambio impoetici
al caos inaspettato di un amplesso
sciupato lievemente
dall’ebbrezza sugli occhi
di leggerezza è il tratto
del mio gesto poggiato
nei dintorni cedevoli di un ventre
soffice e docile
alla coscienza imperfetta
dell’apparire in cocci
d’inesistenza
e infine alla ragione inefficace
togliere le certezze a mani nude
maciullate ogni giorno
dall’incedere in bilico impreciso
di follia sopra i muri
delle macerie logore
di una logica informe
e indispensabile
agli occhi che non sognano
né volano
eppure mi sorprendo
privo del disincanto
ad osservare un corpo
nudo di femmina
che remissiva indugia
al sonno spudorato
in un attimo cavo di affezione
al fragore dei sensi
sparsi a caso nebbioso
sulle pieghettature lacunose
del mio giaciglio bordeaux
tiepido all’alba
e nello stesso tempo sbigottito
da quella prima luce che bisbiglia
il clamore del giorno germogliato
dai suoni fievoli della finestrella
sopra un cortile interno
misurato di cose
dove un piccolo mucchio di colombi
alla rinfusa becca il selciato
con gli occhi schiusi indugio
a mitigare il vuoto delle frasi
e nel silenzio ascolto il soffio quieto
dentro di me della tua dolce anima
e mi stupisco
dei lineamenti teneri
nudi e ammucchiati
da quei sensi adagiati
dentro un sogno
è una presenza vaga
gocciata dalla resa
di questo stupido corpo
alla memoria
ed è un dettaglio
offerto all’esistenza
quella sua schiena chiara
docile e ed inarcata
dalla mia noncuranza
al passo raddoppiato
dell’apparenza
mentre dormiva ho scritto
frasi affrettate in versi
sputati all'orizzonte
freddo di nuvole
e adesso non mi resta
che bere un altro calice
di vino rosso all’occhio
ed accostarmi
di stupore al giaciglio
per tornare in quel corpo
di terra rossa a pelle stropicciata
ed appaiare l'anima strappata
al cielo fulvo d'amore
29 agosto 2007