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« la taverniera mesce | vortice all'occhio » |
ed è forse poiesis
questo fare allusivo
di parole il ristoro
all'anima errabonda
nel richiamo velato
d'immaginario e vero
tra l'eros ed il logos
tra il desiderio e il dire
per raccontarsi a cenni
di una mancanza attonita
dietro un lessico sparso
sottinteso all'esistere
del ricominciamento
a cerchio anello mantra
che ci fu dono e kaos
dall'infinito imago
obliqua di riflesso
tra suoni e segni
significati e simboli
di un altro vivere
in un altrove qui
ed ora accennato
nel frullo magico
di una danza ebbra
dell'assoluto a gocce
dentro di noi sprizzato
fuori dall'ego angusto
dove la morte è solo
sciogliere i nodi all'essere
e ritornare in sogno
di misticismo e luce di visione
di noi due in uno
nel tutto indistinguibile
tinto di rosso al cuore
come l'alba e il tramonto
che si assomigliano
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