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Uno: tracce di muschio sulla pelle
gocce amare e dolci su foglie d’eucalipto
al centro di una quadruplice lanterna accesa
lasciano scuri segni di pece sulle labbra
che si tingono inalterate nel mio precipizio
la mia foce antica d’espedienti
s’avvinghia forte e si disseta chiara
tra capezzoli rosa di bruni pigmenti
sazia nel delta d’orizzonti opachi
poi mite solo al binomio del muschio
si espone ai raggi di una luna assolata
e si acconsente mistica ed attenta
multipla e difforme e infine oscena
Due: pulviscoli circolari
le immagini si frantumano ambigue
tra le gabbie fitte degli occhi incerti
ultimi gli occhi raccolgono in fretta
suoni leggeri di tocchi acquosi
che si distillano lentamente
in canestri violacei di varie forme
e le possibili atmosfere apparenti
tra neri assiomi e bianche assonometrie
si dileguano languide senza armonia
vorrei sfiorare il perimetro del tuo profilo reciso
non raggiunto in tempo dal senso tattile
dei miei polpastrelli adagiati
rosso purpureo e bianco appiccicoso
intatte tracce dei colori obliqui
sulle strisce arrossate della tua pelle
Tre: tu
tu rimbalzi e zampilli
e sei la mia memoria
io sono il tuo ricordo estremo
che si frantuma tra lame di fumo
Quattro: quasi come sfiorarsi
caffè ristretto nella tazzina stinta
piena di panna bianca fino all’orlo
stamani tra le dita appisolate
tenevo in bilico sulle labbra umide
per cancellare il sonno alla finestra
col vetro acceso da un cielo vicino
ho visto un uomo con le mani attente
sopra una scala a pioli e sopra un filo
i panni stesi che una donna incisa
nel cortiletto povero di pietra
in un catino di plastica azzurrina
toccava appena con le mani rosa
e poi sul vetro ho rivisto il mio viso
appiccicato lì sulla finestra
Cinque: ruvido al tocco
in calce all’angolo di un marciapiede
di terra smossa e nero asfalto grattato
per caso un foglio accartocciato giace
e sfiora il piede e la mia attenzione
si ferma pallida tra l’immondizia
con mano incerta colgo quelle frasi
che leggo appena come tra le dita
il fumo grigio di una sigaretta
fruga in volute l’aria della sera
che mi ricorda l’anima assediata
nel corpo arso di sudore e di sete
Sei: il segno del sottinteso
reso opaco il sogno succoso
millimetrico gioco al rialzo
tra l’ostilità di derma e di grano
si scioglie e suscita sopita alla base
la piega mistica del ginocchio
nel suo incavo inalterato ascesa
in forma geometrica impazzita
nei bassifondi noti di un orgasmo
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