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Messaggi di Maggio 2017

 

La Dolcezza

Post n°302 pubblicato il 31 Maggio 2017 da cavallo140

 

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Elogio delle virtù perdute: la dolcezza

La dolcezza: ecco un'altra virtù femminile a rischio di estinzione. Non ancora drammaticamente in pericolo come la grazia, ma certo minacciata, soprattutto negli ultimi anni. La ragione di questo sfavore? Ancora una volta, la paura che dolcezza significhi debolezza, arrendevolezza, vulnerabilità, scarsa assertività, scarsa "territorialità", non solo nel mondo del lavoro ma anche con il partner. Addirittura, che l'essere "troppo dolce", troppo buona, consegni la donna quasi a un destino di abuso, emotivo se non fisico, e perfino a un vero e proprio destino di solitudine: quello della vittima predestinata.
L'errore più comune è il primo, in cui la dolcezza viene erroneamente assimilata alla debolezza. Da questo sostanziale fraintendimento discendono tutte le altre associazioni negative che inducono a guardare con diffidenza questo magnifico tratto della femminilità. In realtà, la dolcezza vera può essere espressa nella sua pienezza solo dalla donna interiormente forte. Che può cedere, in una discussione, se ritiene che le ragioni dell'altro siano migliori: e questa non è debolezza, è saggezza. Oppure, se ritiene che il farlo allenti la tensione e consenta poi di riprendere il discorso in climi emotivi più favorevoli: e questo è alto senso della strategia della vita, nel microcosmo della famiglia come nel macrocosmo del mondo.
Già, ma come si fa ad essere dolci in un mondo che si basa su guerre e guerriglie, ad ogni livello di interazione personale? Che richiede di mettersi letteralmente addosso l'armatura da guerra, quando si esce di casa? Armatura che finisce per diventare una seconda pelle, così ben assimilata con la nostra da non distinguerla più. In un mondo che non ci aiuta a scaricare in modo sano tutta l'aggressività che ogni giorno accumuliamo?
Quest'ultimo è un nodo importante: la stimolazione cronica della collera-rabbia, che è un'emozione di comando fondamentale, nella donna causa irritabilità, nemica prima della dolcezza, e l'iperstimolazione del nostro sistema di allarme. In termini semplici: provoca un rialzo costante di adrenalina, che causa le sconfortanti risposte fisiche tipiche dello stress cronico da irritazione permanente. Questi cambiamenti biochimici (e psichici) si traducono in un aumento della tensione muscolare generale, con contrazioni somatizzate in quattro nodi di tensione particolari: attorno alla bocca (il digrignare i denti di notte ne è una tipica spia), sul collo (per la contrazione dei muscoli paravertebrali, da cui dipende anche la cefalea tensiva, "a casco"), a livello lombare (con l'epidemia di lombalgie che conosciamo) e a livello dei muscoli che chiudono in basso il bacino (con stitichezza, dolore ai rapporti e perfino cistiti ricorrenti). Causano un respiro superficiale e contratto e la sudorazione "adrenalinica" (che, a livello subliminale, trasmette molta ansia a chi ci sta vicino, specie ai bambini). E provocano anche tensione e rigidità del tono di voce, che diventa più meccanico, monocorde, perdendo le vibrazioni che rendono la voce dolce, carezzevole e acquietante. Più silenziosamente, l'adrenalina fa contrarre le arterie, favorendo l'ipertensione. Altera tutto il processo digestivo, con gastriti e coliti. Incupisce l'umore. In più l'irritabilità, nelle donne, uccide il desiderio, specialmente se il partner è ritenuto - a torto o a ragione - il principale responsabile del nervosismo che la donna ha.
C'è un modo per ridurre l'irritabilità e riconsentirsi quella dolcezza che è un piacere - e un segnale di salute - per la donna, prima ancora che per chi le sta vicino? Sì: innanzitutto diventandone consapevoli. Molte donne, cronicamente irritate e irrigidite dai ritmi di vita, dallo stress, dall'insoddisfazione e dalla frustrazione, non si accorgono nemmeno più di aver perso tutta la loro dolcezza, e pensano che il loro (mal)stare sia normale. Si meravigliano anzi se ricevono dagli altri risposte dure o del pari irritate. La consapevolezza è il primo passo: da qui inizia il cambiamento. Che non è facile, perché la vita d'oggi tende a renderci tutti nevrastenici, in città più ancora che in campagna. E tuttavia bisogna ripartire dai fondamentali: il respiro che - diventando lento, calmo e rilassato - può gradualmente rallentare tutti i bioritmi concitati del corpo, aiutandoci anche in salute. Il movimento fisico quotidiano, che scarica così a livello motorio tonnellate di energie negative. Recuperando un po' di tempo quotidiano solo per se stesse. Consentendosi un massaggio settimanale, se si può, questa carezza surrogata che tuttavia è preziosa per farci sentire più in pace col mondo. E se con il partner non è proprio guerra, recuperando il piacere di due coccole che facciano rilassare e illuminare la pelle e il cuore. Ascoltando la propria voce, e modulandola verso la dolcezza, attraverso un respiro più lento e profondo, una postura del corpo più rilassata e un ritmo dell'eloquio meno concitato.
Si resta sorpresi, nella vita, dell'incredibile effetto positivo che una voce dolce ha sugli interlocutori di ogni età, oltre che su noi stessi. Perché non riscoprirla, questa dolcezza antica?

Prof.ssa Alessandra Graziottin

 
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La vita è unica

Post n°301 pubblicato il 29 Maggio 2017 da cavallo140
 

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Molti poeti, molti scrittori e filosofi hanno espresso nelle loro opere giudizi amari sulla vita, sul suo valore e significato: basti pensare al Leopardi. Non pochi giovani si danno alla droga, al vizio o alle dissipazioni perché mancano d'ideali e d'aspirazioni per il loro avvenire. Vi sono uomini che se la prendono per contrasti e piccoli dispiaceri, guardando soltanto a se stessi e non ai grossi dolori degli altri. Vi è chi crede che la vita sia soltanto meccanicismo e materialità e chi si cruccia nel masochismo, nella frustrazione e nel continuo disinganno, non sapendo trovare una ragione di gioia e di soddisfazione. Invece nella vita, bisogna sempre trovare un motivo di soddisfazione, di gioia e di esultanza.
Per me il piacere fisico dura poco e lascia un debole semplice tant'è che possono essere dimenticati o sostituiti nel tempo. Quello che è più profondo ed apprezzabile è il piacere spirituale. Esso non consiste nella soddisfazione materiale degli appetiti e dei sensi, ma nel sereno svolgimento dello spirito e di tutte le facoltà ammesse: la psiche, la mente, l'intelletto e il cuore.
Per Dante ogni cosa terrena è ordinata per tendere verso Dio per sollevarsi verso l'alto, per abbandonare i sensi, le passioni, la materia. Ma la dottrina Dantesca implica un profondo senso di religiosità e misticismo, che, in gran parte, era prodotto dalla cultura del tempo. Oggi noi intendiamo come religione il complesso di credenze che rende umile l'uomo di fronte a forze ignote o misteriose, che si collegano con le divinità che hanno sempre unito gli uomini nella preghiera, nel canto, nel culto, nella raccolta in chiesa dei fedeli superiori, insieme con la possibilità di elevarci e di liberarci dalle passioni, è già qualcosa di miracoloso.
E' meraviglioso che noi uomini siamo dotati di un corpo così perfetto e straordinario che, per quanto venga analizzato e studiato, offre sempre nuovi aspetti, come l'universo che, per quanto venga lustrato dalle sonde spaziali e dalle astronavi, si rivela sempre più complesso e grandioso. Noi dovremmo rallegrare delle meraviglie dei nostri sensi, delle percezioni e delle intuizioni che ci privilegiano su tutti gli altri esseri creati e viventi e che ci fanno gustare i cibi che sono a nostra disposizione, gli spettacoli della natura che ci esaltano e ci sublimano come un tramonto, un'alba, una notte di stelle, i prati fioriti in primavera, il verde dei monti visibile in lontananza, il manto della neve ecc. Aristotele affermò che l'arte dell'uomo non è altro che imitazione della natura, e Dante insieme con gli scolastici, ha dimostrato che la natura è figlia di Dio e difatti sono molte le persone che nei giorni festivi, stanchi dagli angusti spazi cittadini, delle vie inquinate, dello smog e cinte da muraglie di cemento sentono il bisogno per dare un po' di pace allo spirito di rifugiarsi sui colli, nei prati e nella campagna per godersi un po' di silenzio e di paesaggio primigenio.
La vita è bella e basta saperla apprezzare e sono molti che giudicano la vita come un dono di Dio, un miracolo, un privilegio per le cose belle che essa ci riserva, come i viaggi, la veduta dei paesaggi e degli ambienti che non abbiamo ancora conosciuto, per le amicizie nuove che possiamo fare per gli esempi di generosità ed eroismo ai quali possiamo assistere.
E' vero che vi sono anche delitti, atrocità, malattie, guerre, stragi e morte, ma sono appunto queste cose brutte che, per contrapposto ci fanno gustare maggiormente quelle belle. Ogni gioia nasce e trova motivazione nel dolore, e questo non va mai considerato in se stesso ma nelle favorevoli conseguenze di cui è portatore.
Io sono sempre attaccato alla vita, ho sempre rifiutato il pessimismo, mi sono guardato dallo sconforto anche nei momenti più tristi, ho sempre nutrito la speranza che ad ogni dolore fa seguito una gioia più grande. La vita è un dono perché ci offre, ogni giorno nuovi motivi di gioia e di esultanza, ci fa assistere a nuovi episodi di generosità e di bontà, ci mostra molte persone più buone di noi che sanno comprendere ed amare anche coloro che sono antipatici o che fanno del male; ci introduce nella chiesa dove i fedeli cantano inni al Signore presentando gioie e speranze ultraterrene.
Potendo constatare che né la ricchezza né la potenza sono fonti di felicità giacché causano maggiori preoccupazioni e portano alla guerra, come ci hanno insegnato i saggi antichi, possiamo trovare la felicità in noi stessi, riscoprendo ogni giorno le più straordinarie doti dello spirito che ci permettono di liberarci dalle passioni e di nutrire altri ideali come l'amore per i nostri fratelli, la fratellanza, l'odio della guerra, la solidarietà contro la delinquenza, l'estensione del bene. Al di là di questi concetti generali più volte mi sono chiesto dove si trova maggior motivo di amare e di stare accanto alla vita. Anzitutto nel fruire di una famiglia sana e unita la quale rappresenta il rifugio, il conforto, l'aiuto, l'affettuosità e l'amore naturale.
Avere una madre confidente, un padre affettuoso, fratelli e sorelle altruisti è sinonimo di sintonia in una famiglia ed in questo modo è più facile confidare i segreti anche per il gusto di sfogarsi con qualcuno. Se in famiglia non si può fare questo ecco che subentrano gli amici o per meglio precisare i migliori amici ai quali si può dire di tutto e ricevere qualche consiglio o semplicemente un po' di conforto.
La vita è unica ed ogni individuo è responsabile della propria vita quindi la può vivere nel modo in cui crede sia più giusto per lui ma anche per gli altri anche perché la propria libertà finisce quando inizia quella degli altri.

 
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Divorzi in crescita

Post n°300 pubblicato il 20 Maggio 2017 da cavallo140
 

Le ragioni di un matrimonio finito

Matrimoni finiti, uomini e donne avviliti per il progetto di vita a due fallito in un divorzio.
I figli soffrono, i padri separati balzano agli onori della cronaca per la precarietà economica ed emotiva della loro esistenza. I soldi non bastano più, molti di loro devono lasciare la casa alla famiglia e si riducono a dormire in auto. E le madri separate devono accudire i figli ancora più di prima, l'ex marito riesce a vedere i bambini solo nel fine settimana e non può, a volte non vuole, occuparsi di loro.
Tutti conducevano una vita dignitosa mentre ora tutto è spazzato via con un colpo di vento, magari odi e risentimenti complicano ancor di più i rapporti. Non sono contro il divorzio e nemmeno avverso il matrimonio, ma rifletto sul fatto che si dovrebbe pensare a lungo prima di fare il grande passo.
Riflettere sull'azione che si sta per compiere, riflettere e cercare dentro di sé le ragioni che spingono alla scelta matrimoniale e al desiderio di diventare genitori. È importante comprendere se è la cultura in cui si è immersi a far percorrere il sentiero dell'unione per la vita, oppure se lo si fa perché lo fanno tutti gli amici, lo hanno fatto i genitori o semplicemente perché è la strada più comoda per uscire dalla casa paterna e spiccare il volo verso una maggiore libertà.
O magari perché ci si convince di non essere in grado di trovare la persona adatta e allora si sposa chi appare, al momento, come la soluzione migliore.
Queste ragioni sono troppo deboli per sposarsi e dove non c'è una forte motivazione, il tracollo è in agguato. E se poi la persona adatta la si trovasse dopo il matrimonio? Un bel guaio!
Lo so, se ora vi dico che alla base del matrimonio ci vuole l'amore mi direte in coro: lo sappiamooo! Vero, lo sappiamo tutti, ma allora perché molti, troppi, si sposano per motivi diversi e non per amore?
Questo discorso può apparire banale ma non lo è, desidera solo riportare l'attenzione sulle basi solide di un'unione.
Gli esseri umani sono, a mio parere, liberi di agire, sbagliare e correggersi senza però coinvolgere persone innocenti come i figli. I figli, nonostante si dica da più parti che prima o poi accettano, capiscono e si adattano, in realtà la separazione dei genitori rimane per loro la promessa disillusa di avere una famiglia.
C'è chi prosegue a vivere insieme nonostante comprenda di non amarsi più, ma anche qui forse non fa la cosa giusta...difficile trovare il comportamento migliore. Ecco perché una sana riflessione sul senso del matrimonio andrebbe fatta a partire dalla scuola: educare alla scelta più consona alla propria natura può rendere migliori molte vite.
Per fortuna esistono genitori separati in grado di condurre egregiamente la loro condizione affiancando i figli nella crescita e preoccupandosi di non far loro mancare affetto, vicinanza, comprensione...purtroppo non sono la maggioranza.

 

 
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