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Post n°19 pubblicato il 20 Novembre 2015 da occhieppos
Noto con rammarico che imperversa la moda di criticare chiunque. Scelgo come esempio gli attentati di Parigi del 13 Novembre. Reazioni di rabbia. A volte violenta. Chi non se la prende con l'Isis colpevolizza tutti i musulmani del mondo, oppure gli immigrati o i rifugiati. Alcuni si accaniscono contro gli americani che avrebbero architettato tutto per interessi economici. Altri riescono addirittura a stigmatizzare coloro che hanno aderito all'iniziativa solidale di sovraimprimere il tricolore francese alla foto del proprio profilo di facebook, tacciandoli di ipocrisia per non avere agito allo stesso modo anche per gli altri attentati nel mondo (a questo proposito potrei obiettare che magari non era stata predisposta anche la bandierina del Kenya, dell'Uganda o della Somalia oppure che qualcuno è più sensibile agli attentati del 13 Novembre perché ha un'amica che vive a Parigi e non può essere biasimabile solo perché non ha dei parenti che vivono a Nairobi, Kampala o Mogadiscio). L'importante è puntare il dito contro qualcuno. Accusare il prossimo sembra l'unica e imprescindibile funzione catartica per affrontare la frustrazione dell'impotenza. Anch'io, con questo scritto, in fondo, sto criticando i criticoni. I social poi, sono la panacea dell'esternazione individuale messa a disposizione della collettività. E proprio lì intervengono in maniera sanzionatoria e contraddittoria molti commentatori che accusano di banalità chiunque abbia espresso il proprio disappunto sulla vicenda. Perciò mi adeguo. E anch'io muovo una seconda stroncatura: voglio rimproverare ME STESSO. Sì, perché non faccio abbastanza per educare alla pace tutti quelli che incontro e continuamente. Perché l'atto stesso del lamentarsi presuppone il voler accusare qualcosa o qualcuno che le cose vanno male per colpa di altri. Gli unici ausili che possono sconfiggere la guerra e la violenza sono la pace e la non violenza. E vanno agiti. Subito e in continuazione. Evviva la solidarietà, quella sana, quella che durante le tragedie ci dà la forza di rialzarci e non consente di cedere alla debolezza della vendetta. Libertà, fratellanza e uguaglianza, e non tutti contro tutti. |
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