Creato da JoyMusette il 22/08/2007

Imperfezioni

la nota stonata

 

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RICORDI VULCANICI

Post n°19 pubblicato il 01 Settembre 2007 da JoyMusette

                                                    

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L’Etna.

A pochi chilometri da casa.

Vedo il vulcano vicinissimo ma al tempo stesso irraggiungibile.

Ho 11 anni e  sogno da sempre che  un giorno andrò lassù, a tremila metri, tra quel mare rosso che scivola lento verso il mare azzurro.

Un contrasto surreale.

I miei finalmente si decidono. Si organizza la gita!

 Sono tutta eccitata.

L’equipaggiamento non è certo professionale, ma chi se ne importa, non devo mica andare ad una sfilata!

Durante il tragitto, il paesaggio lentamente si trasforma:  palme e oleandri  lasciano il posto a montagne infinite sempre più aride. Dapprima giallastre per poi diventare grigie, quasi nere.

Mi sporgo un po’ dal finestrino. Accanto alla strada ripida e deserta, vedo strapiombi infiniti, grandi crateri inattivi, pronti a riprendere forza al primo sussulto della terra.

L’atmosfera, al calar del sole è davvero inquietante.

Arriviamo al rifugio, dove una volta gli impianti sciistici richiamavano migliaia di turisti. Un caseggiato lugubre e decadente che si intona perfettamente al paesaggio circostante.

Fa molto freddo ed è quasi notte.

La guida ci consiglia di stare vicini e di controllare bene dove metteremo i piedi. Il terreno è sdrucciolevole e insidioso.

Dopo due ore di cammino nel deserto più totale, vedo in lontananza una scia rossastra. Ci siamo, penso fra me e me. Fra poco lo spettacolo avrà inizio.

Finalmente, a pochi metri di distanza, posso vedere la lava scorrere, ma con una velocità inaspettata. Sembra un fiume impazzito, ansioso di arrivare alla meta.

Il calore scalda violentemente il mio viso e mia madre, preoccupata, mi da uno strattone per farmi indietreggiare.

Un po’ più avanti, un uomo con degli strani cestelli in ferro raccoglie lava incandescente per farne portaceneri da vendere al mercatino del paese.

E’ uno spettacolo fantastico.

Indimenticabile.

Ma quando è ora di andare, sento qualcosa di strano sotto i piedi… Sollevo lentamente gli stivali e mi accorgo che il calore li fa filare come sottilette nel tostapane.

“Ma mamma!!! Proprio gli stivali di gomma dovevi mettermi!!!”

   

 

 

 

 
 
 
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