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........Ho solo quattro colpi a disposizione.
........Il primo alle gambe. Per ricordarti quanto fa male non poter fuggire.
........Il secondo alla spalla. Non meriti di camminare a testa alta.
........Il terzo al petto. Se c'è un'anima dentro di te, le permetterò di uscire allo scoperto per insegnarle cos'è il rispetto.
........Dopodichè ti bacerò per dirti addio.
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Post N° 22
Post n°22 pubblicato il 03 Settembre 2007 da JoyMusette
_____________________________________ EMOZIONI senza filtro ____________________________________ Per anni ho catturato immagini. Immagini oggi custodite in nastri magnetici che col tempo si ossideranno insieme ai ricordi. La telecamera, una prosecuzione del mio corpo; un terzo occhio elettronico. Una vita chiusa in uno studio televisivo tra registi insoddisfatti e presentatrici isteriche. Ore di prove, cambi di scenografie, regolazioni del bianco, cromakey e messe a fuoco. Centinaia di luci puntate su un soggetto incipriato pronto a lanciare l’ultima notizia. Spazzola sotto la scrivania, penna Montblanc sopra la scrivania. Depressione fuori dallo studio, allegria dentro lo studio. Vaffanculo fuori onda, buonasera in onda. Un mondo in cui l’immagine perfetta vale più di un saluto cordiale tra colleghi. Un lavoro come un altro. A casa: nottate in bianco per ottenere il rosso, programmi di grafica spaccacervello, sincronizzazioni audiovideo, sperimentazioni visive e sonore. La mia stanza sembrava una navicella spaziale ma fortunatamente i tacchi a spillo accanto al letto riportavano quasi tutto ad una dimensione femminile. Ma la mia passione andava oltre. Portavo la mia telecamera ovunque; nei viaggi, alle feste, ai concerti del mio gruppo preferito, alla sagra del paese, a casa dei nonni. Tante piccole sequenze. Pezzi di vita sparsi qua e la. I viaggi. Non li ho mai vissuti in tempo reale: osservare monumenti, piazze, paesaggi e persone attraverso un piccolo monitor in bianco e nero è come fumare un toscano con il filtro. Londra, Copenaghen, Istambul… cosa mi è rimasto? Quello che poi ho rivisto in un secondo momento a casa, facendo partire la cassetta nel videoregistratore. Sensazioni a posteriori pausa, play, rec. Portavo con me un doppio trolley, uno per gli effetti personali, uno per l’attrezzatura video. Non dimenticherò mai la fatica del trasporto e la disperata necessità di trovare una presa di corrente per caricare le batterie in mezzo al deserto turco. I concerti. La parentesi più interessante e gratificante di tutte mie esperienze multimediali. Musica dal vivo, amici, birra e il MIO strumento del piacere in un contesto godurioso. Al centro di ogni cosa il moroso con il SUO strumento del piacere che fa vibrare la pancia. Sembra una descrizione hard ma non lo è. La sequenza hard avveniva dopo, a fine concerto, a telecamere spente. I lieti eventi. Tutti li, catalogati in ordine cronologico: la prima figlia, la prima vocale, il primo passo, il primo giorno di scuola, la prima comunione, la prima superiore, la prima canna. I figli crescono e tu sei li a inquadrare la loro vita speciale mentre la tua scorre velocemente e non te ne accorgi nemmeno. A un certo punto ti accorgi che catturare immagini diventa superfluo, quasi controproducente. Ti accorgi che le sequenze temporali su quel nastro appartengono ad una vita che tu hai creato, ma non è la tua vita, quella vera. Hai solo partecipato a quell’istante attraverso il terzo occhio, quello elettronico. L’anno scorso ho spedito il mio strumento del piacere in Africa, insieme a tutta la navicella spaziale. Da allora non ho più scattato nemmeno una fotografia. Oggi, invece di catturare immagini, catturo emozioni. Senza filtro.
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