Avere sempre ragione, farsi sempre strada, calpestare tutto, non avere mai dubbi: non sono forse queste le grandi qualità con le quali la stoltezza governa il mondo?
(William Thackeray)
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« La foglia | Due laghi » |
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"Sembra a volte che il destino di una persona sia legato fatalmente al suo stesso nome."
Dalla nota al testo de "Questo è il bosco" e altre poesie, di Eunice Odio.
Un "libretto" di poco più di trenta pagine. Pochi grammi, che incendiano la mente.
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Io vorrei essere bambina
per accoppiare le nubi a distanza
(alte claudicanti della forma),
per giungere all’allegria delle piccole cose
e domandare,
come chi non lo conosce,
il colore delle foglie.
Com’era?
...
Essere la bambina
che cadeva d’improvviso
dentro un treno con angeli,
che arrivavano così, in vacanza,
a correre brevemente tra le uve,
o attraverso notturni
fuggiti da altre notti
di geometrie più alte.
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Questo è il bosco
e qui, per un momento,
il mio cuore spia...
Vanno e vengono
i discendenti degli alberi
-nascosti animali geometrici.
Si chiudono nelle proprie materie concave,
tempie aeree, lontani fantasmi con ali sommerse.
...
-
Però adesso, che cosa devo essere?
Se mi sono nati questi occhi così grandi
e questi chiari desideri di sbieco.
...
se mi dolse moltissimo dire
per raggiungere nuovamente la parola
che fuggiva,
saetta scappata dalla mia carne,
e mi ha addolorato molto amare a tratti,
impenitente e sola
e parlare di cose incompiute,
tinte cose di bimbi,
di candore dissimulato,
o di semplici api
aggiogate a tristi rosari.
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Questo è il bosco distante
e qui, in una forma di sete
lascio il mio cuore a riposare,
a retrocedere,
un pensiero di foglie che fu mio.
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Questo è il bosco
e qui il mio cuore, denudandosi,
è solo un rumore,
un’allegria che deviò dentro me
e incessantemente si perse
e non si può trovare
e nemmeno può assomigliare a se stessa.
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Come potrò essere ora,
bambina in tumulto,
forma mutevole e pura,
o semplicemente, bambina alla leggera,
divergente in colori
e adatta per l’addio
in ogni momento.
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[Vorrei essere bambina]
Qui il mio cuore
-questo è il bosco-
riposa celebrando la sua morte.
Se ne va,
andrà presto in cammino,
come un domani,
come un tempo,
come se “andarsene sempre”
fosse il suo pronome. …
Se ne va oggi,
se ne andò ieri,
sempre andrà in cammino
…
Andiamo, àlzati,
è ora di partire.
Dove andiamo, compagno, senza nulla al sole?
Andiamo alla sacra forma
che più non dorme;
…
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Ho freddo. Abbiamo.
Non dovevamo uscire per essere scrutati,
per avere qualcosa di nostro,
e strappati
e divisi
come albero che siamo
che ci sogna.
Camminiamo.
Entriamo
per non uscire mai più:
per compiere il nostro obbligo di palpitare,
di singhiozzare,
di morire in sola compagnia
dell’ultima delle nostre ossa
che udì chiamare la terra.
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[Questo è il bosco]
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Raccontami
come sono lì cose di consumo:
libri,
rose,
tinitinnii di rondini.
…
Riassumimi ora che tremo
benignamente
dietro una rondine,
ora che mi propongo pubblicamente
per nudo di farfalla
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o sto come le rose
disordinando l’aria.
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[Ricevimento di un amico]
Come quando nell’infanzia
sognavo che un sogno mi doleva,
ricordo il ragazzo che amavo:
una sera attraversavamo il mio corpo
con allegria d’arpe appena colte
…
Poi vogliono che io non ascolti,
che non salti la bambina,
(la bimba fa un salto di lampada che s’apre,
da nord a sud percorre un giglio).
Che nessuno la veda!
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[A Natalia, la bimba del pittore Granell]
Eunice Odio, nata a San José nel 1919 e morta in estrema solitudine a Città del Messico nel 1974.
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