Creato da: calmati il 15/12/2004

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a dura prova

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Messaggio n° 19 04-03-2005  
 

Post N° 19

Di prossima uscita una nuova vicenda di Remo, il barcaiolo


COMMENTI: 0   Inviato da calmati @ 15:05
Messaggio n° 18 23-02-2005  
 

Post N° 18

PAROLE CHIAVE:

notte – limone – barcaiolo – proverbi – apocalisse.

Aveva deciso: il  giorno seguente sarebbe stato il suo ultimo giorno di lavoro. La notte prima, una notte afosa, non riuscendo ad addormentarsi aveva ripensato agli anni trascorsi in quella città a fare quel mestiere.

 

Remo, il barcaiolo, era partito da una piccola cittadina del Canton Ticino per raggiungere la città di Basilea, dove viveva un suo lontano cugino  dal quale avrebbe ereditato il posto come traghettatore a bordo di quella strana imbarcazione.

Il barcone di per sé era simile a tanti altri, sebbene allestito come una piccola casa galleggiante  con tanto di vasetti di fiori ornamentali alloggiati sulle balaustre alle spalle delle sedute sulle quali prendevano posto una decina di persone circa quando era a pieno carico, in altre occasioni trasportava anche solo un passeggero alla volta.

La caratteristica che lo diversificava da altri natanti, era che non venivano usati remi ma semplicemente una lunga corda agganciata ad un filo di acciaio che attraversava il fiume Reno in tutta la sua larghezza.

E lui cosa avrebbe dovuto fare ?

Semplicemente governare il timone perché la barca scorresse agevolmente da una sponda all’altra trascinata dalla corrente, doveva tranquillizzare i passeggeri piu’ ansiosi ed intrattenere i piu’  curiosi e loquaci.

I primi anni furono difficili, conosceva solo grossolanamente la lingua parlata in quel cantone.

Poi grazie anche all’incontro con Winter “der professor”, il professore  la sua vita divenne decisamente piu’ agevole. Quell’uomo uno dei primi e piu’ assidui clienti, aveva un entusiasmo per il linguaggio dal quale non potevi che sentirti contagiato cosi’ lascio’ che gli insegnasse, a volte pedantemente, quante piu’ parole possibili e la molteplicità di significati che esse possedevano. Lo fece aiutandosi con un libro di proverbi, una lettura elementare adatta ad un uomo quasi completamente privo di cultura come il barcaiolo..

Remo ne aveva bisogno: come avrebbe potuto sostenere conversazioni anche formali con chiunque ?

Fu verso la fine di marzo che, dopo circa due anni dal loro primo incontro, il professore non si presento’  come ogni mattina alle nove, si diceva in giro che forse era partito dopo aver partecipato e vinto un concorso come lettore in un ateneo universitario  del nord dell’Italia.

La seconda persona verso la quale provo’ quella che il professore aveva definito empatia, fu una donna, Frühling “das Mädchen der blumen”, la ragazza dei fiori.

Ella gli insegno’ il linguaggio di quel fenomeno che erano i fiori o meglio lo istrui’, nel caso ne avesse avuto bisogno, su quali erano i fiori piu’ adatti alle occasioni, felici o dolorose che fossero. Gli spiego’ che gli innamorati potevano parlarsi con i fiori. Le rose, per esempio, a seconda del loro colore, esprimevano passione, gelosia e quant’altro; le brillavano gli occhi quando parlava della magia che esprimevano, dell’entusiasmo che aveva per il mestiere di fioraia. Non ne avrebbe potuto fare uno diverso. Stessa enfasi, accompagnata da un visibile rossore alle gote, metteva quando parlava del suo innamorato; fu proprio lui, che all’inizio dell’estate, la porto’ via da quella cittä per condurla in un paesino dell’Engadina dove si ritrovo’ a fare composizioni  con fiori secchi …. Non era la stessa cosa.

Poi fu la volta del monaco Herbst “die zitrone”, il limone. Lo avevano cosi’ soprannominato per l’incarnato del colore del prezioso agrume.

Probabilmente soffriva di una malattia ormai cronica derivante dal mal funzionamento del fegato.

Remo non era credente, cosa avrebbe potuto scambiare con un ecclesiastico? Su cosa si potevano intendere? Nulla…. Se non la diversità di pensiero, e fu proprio questa che rafforzo’ il loro legame. Herbst argomentava qualsiasi fenomeno usando una fraseologia che Remo trovava contorta, ridondante, troppo ricca di metafore. Ma quello che a volte faceva infuriare il barcaiolo era la sorpendente pacatezza con cui quell’uomo affrontava anche i peggiori aspetti dell’esistenza, confidandogli che non era la sua veste ad imporgli il linguaggio dello spirito, l’amore per le cose e per le persone, bensi’ la sua natura. Era sempre stato cosi’ fin da piccolo. Ogni giorno prima di accomiatarsi gli ripeteva “ chi ha sempre amato amerà sempre”. Ma anche quella conoscenza era destinata a perdersi. Al contrario dei due precedenti questo fu un abbandono annunciato.

Un mattino quando già le foglie iniziavano ad ingiallire e cadere, Herbst ando’ sulla riva del fiume e consegno’ a Remo un libro in segno di commiato e per farsi ricordare. Era la copia di un manoscritto del Libro dell’Apocalisse.

Ne leggeva qualche brano ogni giorno, non tanto per l’interesse dei contenuti, non erano per lui di facile comprensione, lo faceva per sentir meno la nostalgia del monaco o meglio per sentir meno la mancanza del suo linguaggio ascetico.

L’ultima conoscenza significativa fu quella con Sommer “der jougleur”, il giocoliere. Questi era un uomo particolare, un giocoliere/illusionista di nome e di fatto. Giocava con le parole, incantava  Remo con racconti che iniziavano in modo assai serio e si concludevano provocando le risa di entrambe. Il suo linguaggio era ironico e sagace. Remo era felice quando aveva l’occasione di trasportarlo: sapeva che anche avessero parlato di fatti dolorosi Sommer li avrebbe trasformati, parafrasando ed usando termini non sempre pertinenti, in fantastiche ed esilaranti avventure: gli argomenti piu’ seri assumevano la connotazione di aneddoti divertenti. La sua vivacità era accompagnata da una benevola irrequietezza. Confesso’ al barcaiolo che per lui la cosa peggiore, l’unica che lo faceva sentire triste e al tempo stesso smanioso era la stasi; non si sarebbe mai lasciato sopraffare dalla malinconia, questa doveva essere sempre rimossa, con ogni mezzo, nell’arco delle 24 ore.

Non dovette faticare molto per convincere Remo a seguirlo.

Dove, a fare cosa e perché.

DOVE era ovunque.

A FARE COSA era qualsiasi cosa.

PERCHE’ era perché la fantasia offre mille risposte ed opportunità.

Sommer gli aveva fatto capire che la salvezza e la chiave della felicità stanno nell’affrontare la vita, il suo senso ma soprattutto la transitorietà con una vena di passionale e beffardo ottimismo.

Quella notte Remo si senti’ completo, soddisfatto: aveva conosciuto in Winter, il gioco delle parole, in Frühling, la magia dei sentimenti, in Herbst la profondità dello spirito, ed infine in Sommer l’assoluto principio della relatività dei fenomeni e con tutti loro aveva attraversato l’incantevole mondo delle stagioni della vita.

E con Sommer se ne sarebbe andato: tanto qualsiasi cosa fosse successa prima o poi ne avrebbe quanto meno sorriso.

 

 


COMMENTI: 0   Inviato da calmati @ 18:57
Messaggio n° 17 20-02-2005  
 

Post N° 17

Il post precedente ed alcuni altri  riportano fatti realmente accaduti. I nomi dei personaggi spesso sono pseudonimi e i contenuti metafore.


COMMENTI: 0   Inviato da calmati @ 23:00
Messaggio n° 16 19-02-2005  
 

Post N° 16

La legge dei grandi numeri é fondamentale nella teoria delle variabili casuali. Quella che segue é una sua formulazione in termini semplici ed intuitivi.

Essa afferma che, se E é un evento e P é la sua probabilità di successo, cioé la probabilità del verificarsi di E in una prova, allora la frequenza relativa dei successi  in N prove indipendenti converge in probabilità a P, quando N tende all'infinito, dove "converge in probabilità" é un concetto che non definiamo in senso accurato, ma si può intendere in un senso intuitivo (se il numero di prove effettuate é sufficientemente grande, la frequenza relativa dei successi nelle N prove si avvicinerà sempre più alla probabilità di successo nella singola prova, via via che N cresce).

Questo teorema, formulato da Jakob Bernoulli (1645-1705), fornisce una possibile giustificazione della "legge empirica del caso", secondo la quale la frequenza relativa di un evento tende a stabilizzarsi all'aumentare del numero delle prove.

La legge dei grandi numeri stabilisce il comportamento asintonico della frequenza relativa e non dice nulla sulla possibilità di successo di una singola prova condizionata a quelle precedenti (che resta sempre P); quindi, questa legge non dice che l'osservazione di - per esempio - 10 teste aumenta la probabilità che venga croce all'undicesima prova. Questo fraintendimento é l'errore più comune nel quale incorrono i giocatori d'azzardo, che scommettono sull'evento che non si verifica da più tempo, convinti che, per questo stesso fatto, esso si debba verificare.


COMMENTI: 0   Inviato da calmati @ 13:46
Messaggio n° 15 18-02-2005  
 

Post N° 15

Di prossima uscita: una breve interpretazione della "Legge dei grandi numeri" e "La vicenda di Remo, il barcaiolo":


COMMENTI: 0   Inviato da calmati @ 19:20
Messaggio n° 14 30-01-2005  
 

Post N° 14

Superata anche la seconda prova.


COMMENTI: 1   Inviato da calmati @ 22:43
Messaggio n° 13 27-01-2005  
 

Post N° 13

Triste era il suo nome e anche la sua condizione.

Era un piccolissimo topo.

Si trovava, per volontà altrui,

a “fare lo stupido” (cosi’ in effetti si sentiva)

in un carillon.

Lo confortava il fatto di non essere solo.

Di fronte a lui la bambolina,

con un nastro in testa e delle scarpette

rosa tutte lustrini. Che splendore!

Era innamorato, ne era sicuro.

Ogni tanto quando i relativi volteggi lo consentivano

i loro sguardi si incontravano.

Ma, purtroppo, mai si sarebbero potuti avvicinare.

Guardava con invidia i due amici,

davanti alla casetta dell’orologio a cucu’.

Loro si’  erano felici; ogni ora potevano

uscire dalle rispettive porticine, fermarsi al centro,

protendersi l’uno verso l’altra e baciarsi.

A lui non rimaneva che sospirare.

Pero’  la musica, sulle note della quale doveva esibirsi,

ogni qualvolta qualcuno, grande o piccino che fosse,

ne avesse il desiderio, quella si’, gli piaceva veramente.

Lo rallegrava: Triste diventava allegro.

Come non apprezzare la generosità dell’autore !?

Cinguettii, tric-trac, fischietti, cucu’, c’era di tutto.

 “La sinfonia dei giocattoli” di Leopold Mozart.

Da chi lo aveva saputo?

Dallo spocchioso orso musicista che si trovava

alla sua destra.

Accanto alla bambolina, alla sua sinistra, invece chi c’era ?

Lui, il soldatino. In uniforme azzurra, i bottoni d’oro,

le ghette bianche, fucile in spalla, postura impeccabile.

Come poteva sentirsi Triste, se non triste di nome e di fatto?

Continuava a ripetersi:

“Mio dio, che invidia ! Lui è bellissimo.

Io ben che vada posso risultare simpatico.

Se mai dovessimo riuscire a modificare la nostra condizione

di “pupattoli danzanti incollati”, chi pensate che corra a baciare

la bambolina dei miei sogni ?”

 

Perché si danza quando si ha voglia di baci?

In questa breve vicenda il protagonista non poteva fare altro

a causa dell’ottimo collante usato dal costruttore del carillon.

Si consolava affermando che,

in fondo, la danza era sempre stata

la sua passione sin da bambino.


COMMENTI: 1   Inviato da calmati @ 17:10
Messaggio n° 12 26-01-2005  
 

Post N° 12

Il post precedente é un gioco, una prova a cui ho deciso di sottopormi, per cui solo la "giuria" ne é interessata


COMMENTI: 0   Inviato da calmati @ 13:51
Messaggio n° 11 26-01-2005  
 

Post N° 11

Troppe parole, troppe immagini, troppe distrazioni.....
E' possibile fare ordine?
Necessario sicuramente. Sulla o sulle possibilità ho seri e fondati dubbi. Che fare?
Partire con il piede giusto, innanzi tutto, usarlo come un buon calciatore; un attaccante in grado di destreggiarsi, schivare, dribblare e raggiungere l'obiettivo. Ma il suo é elementare, infilare la palla in rete.
Ma qui gli obiettivi sono molteplici, alcuni espliciti, altri enigmatici; sono onde che si scambiano per tempi più o meno lunghi.
Ma almeno vogliamo mettere una buona intenzione?!
Facciamo tutto in nome e per conto dell'intelletto.

La giuria é pregata di valutare quanto sopra superando l'analisi puramente formale del testo.


COMMENTI: 0   Inviato da calmati @ 13:46
Messaggio n° 10 16-01-2005  
 

Post N° 10

bene. Oggi facciamo il pane.

Gli ingredienti, pochi, ci sono.

Le mani hanno la giusta temperatura. Non possono essere troppo fredde, altrimenti l'impasto subisce lo stesso choc che chiunque subirebbe se gli si mettesse una mano gelata su una qualsiasi parte calda del corpo.

Cosa vuoi sapere ?!

Si',  io faccio lievitare la pasta di pane almeno tre volte; ed ogni volta segno una croce sul panetto. No, non è un gesto religioso, io lo considero scaramantico ed utile per assistere al processo di lievitazione. Detto processo puo' andare avanti per tutta la notte; dipende dalla fragranza che si vuole ottenere.

Sei stupito ? Vuoi sapere da chi ho imparato ?

CONCENTRATI: il fornaio è stato uno dei tuoi tanti mestieri, era il mestiere dei tuoi genitori, di tuo fratello.

Eri uno dei migliori panificatori del paese ed io secondo te da chi potrei aver imparato ?

RISPOSTA: Boh ?


COMMENTI: 2   Inviato da calmati @ 19:19

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