Creato da: infernodeivivi il 16/09/2006
L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni...

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Spirito libero

Vien detto spirito libero colui che pensa in modo diverso da come ci si aspetterebbe in base alle sue origini, al suo ambiente, al suo ceto sociale e al suo ufficio, o in base alle opinioni dominanti. 
 

Città invisibili

"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando tutti insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."
 
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Il nuovo terrorismo dello spirito

Post n°12 pubblicato il 04 Ottobre 2006 da infernodeivivi
 

Il Papa e l' Islam: ecco perché, a mio parere, Benedetto XVI non ha insultato il mondo musulmano. Prima constatazione: le parole incriminate, le famose parole che si presume abbiano insultato due miliardi di musulmani, occupano appena qualche riga di un lungo discorso teologico sui rapporti tra fede e scienza, sull' universalità, la trascendenza, il kantismo. Seconda constatazione: contrariamente a quanto cercano di farci credere, sin dall' inizio della vicenda, i «disinformatori» di professione, la conferenza in questione non era una conferenza sull' Islam, ma sulla religione in generale e su quella cristiana in particolare, per quanto abbia la tentazione di volgere le spalle alla sua eredità greca e di rinunciare, così, al suo patto millenarista con la ragione. Infine, la terza constatazione si delinea quando, nell' ambito di questa riflessione d' insieme, il Papa abborda l' esempio dell' Islam, quando arriva al caso particolare di rinuncia alla razionalità che, nell' Islam, è il fenomeno della conversione forzata e cita - senza che nulla, fra parentesi, permetta di dire se fa sua o meno tale citazione - la frase di un imperatore bizantino che discute con un erudito persiano del XIV secolo e attribuisce il fenomeno della conversione forzata, dunque la tentazione del fanatismo, all' eccessiva, troppo pura, troppo perfetta, trascendenza di Dio. In tal caso si poteva, naturalmente, discutere questa trattazione. Si poteva obiettare all' imperatore bizantino, o a Benedetto XVI, che il fenomeno della conversione forzata non è una specialità dell' Islam: vedi l' Inquisizione. Era un sogno, anzi è un sogno immaginare teologi musulmani che a un professor Ratzinger forse accecato, dopotutto, dalla sua disputa con la cristianità bizantina (infatti è qui, sia detto en passant, il fulcro, l' intenzione segreta delle sue parole) ricordino, sullo stesso tono di amicizia litigiosa e senza concessioni, che l' Islam di Averroè e di Avicenna, l' Islam dei liberi pensatori mutaziliti dell' VIII secolo, l' Islam che, per secoli, fu il vettore della penetrazione dei testi greci in terra giudeo-cristiana, non è chiuso, tutt' altro, agli insegnamenti della ragione: vedi Granada, Cordoba, il Secolo d' oro spagnolo, e così via. Non è accettabile, ancora una volta, come nella vicenda delle caricature, la levata di scudi, come la protesta generale, l' urlo di rabbia planetario, il clamore organizzato, orchestrato, pavlovizzato. Non soltanto è intollerabile, ma inquietante, il terrorismo dello spirito. Sì, il terrorismo che vorrebbe vietare a un non-musulmano il pur minimo commento sull' Islam e se il non-musulmano lo fa ugualmente, se in nome del dialogo delle civiltà e delle religioni, che era l' obiettivo manifesto del discorso di Ratisbona, esso persevera nel progetto di dare il proprio avviso su l' uno o l' altro punto di dottrina del Corano e incita a gridare all' offesa e alla bestemmia. Non solo c' è qualcosa di inquietante, ma di francamente ridicolo nel vedere tutti coloro che in Occidente interiorizzano il ragionamento e giustificano in anticipo, o comprendono, o scusano, i peggiori eccessi ai quali questa paranoia può condurre (le chiese di Naplus e di Gaza attaccate a colpi di molotov; in Somalia, una religiosa italiana assassinata ); non solo è grottesco, ma odioso, lo spettacolo dei commentatori da strapazzo che vivono sotto la pressione della famosa «via araba» eretta in chissà quale tribunale popolare e permanente, di cui non si fa che anticipare, annunciare, temere i terribili verdetti. Il Papa - occorre dirlo e ripeterlo - non ha insultato i musulmani. Il Papa - non bisogna cedere su questo punto - aveva il diritto, come chiunque, di esprimere il proprio parere su una religione che non è la sua ma che è sorella, cugina della sua. Il Papa, pur supponendo che si sia sbagliato, che abbia dato della jihad un' interpretazione giudicata offensiva, in coscienza, per talune persone, le ferisce un milione di volte meno di chi giustifica in nome dell' Islam le bombe umane, l' 11 settembre, la lapidazione delle adultere, la decapitazione di un giornalista ebreo, il massacro di musulmani del Darfur, e mi fermo qui. Il problema, così, sarebbe di sapere perché sono tanto numerosi coloro che scendono in piazza quando un' autorità spirituale straniera propone, nell' ambito di un dibattito di fondo, un' interpretazione erronea della loro fede e sono invece così pochi, così atrocemente e tragicamente pochi quando sono i musulmani che, come nel Darfur dunque, o in Iraq, uccidono altri musulmani, a migliaia, alle porte delle moschee. (traduzione di Daniela Maggioni)

Levy Bernard Henri

FONTE : CORRIERE.IT

 
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