Creato da Paracarroemigrato il 22/02/2007

L'inferno del Nord

Storie di un ciclista agonista italiano nel cuore delle Fiandre

 

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Peizegem 08/03/2008 e Essene 09/03/2008

Post n°28 pubblicato il 10 Marzo 2008 da Paracarroemigrato

Come accennato in un mio precedente messaggio… me la sono cercata.  Ho detto a mari e monti che tutta la preparazione è filata liscia e, ovviamente, da buon Fantozzi quale sono è arrivata la punizione.  Esattamente sabato 23 febbraio, dunque 8 giorni prima dell’ipotetico esordio, dopo l’abituale allenamento, arrivo a casa con una brutta sensazione. I brividi e le “ossa rotte” mi danno la certezza che la febbre sta arrivando.  La sera ho la febbre.  Febbre, che poi essere accertata come influenza, che è perdurata addirittura fino al venerdì successivo.  Per 3 giorni consecutivi non ho chiuso occhio per la tosse e il mal di gola.  Un inferno, la peggiore influenza mai avuta.  Quando sono ritornato in sella mi sembrava di essere ritornato al primo giorno di allenamento.  Mi dicevo: “dai è normale… tra poco torni di nuovo in ordine”. Invece niente da fare.  Una seconda settimana con la tosse ad accompagnarmi ma soprattutto un’incredibile e persistente fiacchezza generale.  Con questo desolante scenario decido di andare ugualmente a correre questo sabato. 

Armato di bici nuovissima… un bolide da meno di 7 chili mi presento a Peizegem. Il percorso è pressoché pianeggiante ma ricco di stradine larghe il giusto per farci passare un trattore.  Quello che mi preoccupano sono le condizioni meteo: freddino, nuvoloso ma con soprattutto un vento bestiale.  Prevedo una gara difficile per tutti, con questa condizione è proprio quello che mi serviva… yuppi!!!

Alla partenza siamo in parecchi, direi una settantina e tutti i più forti sembrano essere presenti.  Via… si parte.

Arriviamo al primo tratto con vento laterale e la fuga va. Preso da un attacco di caparbietà provo a entrare ma rimango solo a metà strada facendo una fatica bestiale. Niente da fare, meglio farsi risucchiare dal gruppo e cercare di sopravvivere.

Sopravvivere… mica facile!  Siamo sempre in fila indiana, non c’è un momento di rilassamento. Nei tratti con vento laterale devo cercare di farmi trovare nei primi 5-7 posizioni sennò è la morte.  Ma il vero dramma sono due dannati rettilinei con il vento nel sedere.  Ogni volta che arriviamo in quei punti inizio a sputare sangue: curva secca a destra e via sui pedali a tutta fino a sfiorare i 60 km/h con il 53x12 ingranato. Sempre così… sempre più difficile ogni giro che passa.

Comunque tengo benone la posizione e i 6 in fuga viaggiano con 30-40 secondi di vantaggio mentre noi dietro a ogni giro che passa siamo sempre di meno.  Dopo ogni trenata perdiamo un vagone, incredibile.

In questi casi la cosa migliore è tirare il più possibile per evitare di farsi risucchiare indietro nel gruppo e rischiare di rimanere tagliati fuori nei ventagli.  Purtroppo la gamba non è al massimo, ma cerco di arrangiarmi come posso. In certi casi l’esperienza aiuta parecchio, almeno questo!

Negli ultimi 3 giri il “gruppo”, se vogliamo chiamarlo così conta solo 16 unità… e incredibilmente ci sono dentro.  Ma all’ultimo giro purtroppo la benzina finisce e non riesco a combattere per una posizione dignitosa e così chiudo tagliando il traguardo come 22°, penultimo del gruppetto. Meglio di così non potevo proprio fare.  Fino a che viaggio all’80-90% mi sento ancora decentemente bene… ma l’ultimo 10% è un vero dramma.  Speriamo che con il tempo le cose migliorino.

 

Sorpresa. Oggi è domenica e grazie alla pazienza della mia ragazza mi ripresento al via di una gara.  La gara, a Essene, l’ho corsa anche l’anno scorso e volavo.  Purtroppo oggi sarà diverso.  Era un percorso stranissimo pieno di curve, pavé e sali e scendi e ricordo di aver pensato: “divertente, però non oso pensare potrebbero essere queste strade in caso di pioggia!” Oggi avrò la risposta: piove, c’è vento forte e fa un freddo cane!

Nel giro di ricognizione rischio un paio di volte di cadere nel tratto in discesa sul pavé.  Mi è venuta paura e ho iniziato a tirare i freni e per poco non mi ritrovo la bici per cappello.  Lezione numero uno: qualsiasi cosa accada, NON frenare mai!

Parto con un po’ di terrore ma le condizioni sono uguali per tutti.  Oggi non tutti se la sono sentita di prendere il via e siamo decisamente in meno di ieri. 

Dopo due giri siamo ancora in meno.  Mi sento meglio e partecipo attivamente alla corsa e agli attacchi.  Ma non si possono fare i miracoli e quando a metà gara la fuga decisiva va via non riesco a entrarci. Un po’ per disattenzione ma soprattutto per fiato corto, inutile nasconderlo.

La seconda metà va meglio e provo continuamente a evadere dal gruppo per un piazzamento.  A ogni salitella o dopo ogni curva provo l’allungo. Ma niente da fare. Come detto non riesco a dare la botta buona e vengo sempre ripreso. 

Allo sprint le gambe sono letteralmente finite e chiudo con un principio di crampi al quadricipite... 15° posto finale.  Meglio di ieri, ma sempre non soddisfacente.

 

Quello che mi stupisce ogni volta che prendo parte a questi circuiti è il livello di devastazione che raggiungo.  Se non sei al 100% ti tritano e ritritano fino a che non sei buono per la pappetta del gatto.  Non c’è modo di rifiatare, sembra una corsa di ciclocross… solo che il ciclocross ha come limite massimo un’ora. Qui si fa mezz’ora o tre quarti d’ora in più, che sono quelli decisivi, tra l’altro.

Sabato prossimo rivado a correre a Dworp (per la terza volta) e ci sarà un strappo secco piuttosto lungo da fare 6 volte.  Speriamo di stare un po’ meglio.   

 
 
 
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