Creato da Paracarroemigrato il 22/02/2007

L'inferno del Nord

Storie di un ciclista agonista italiano nel cuore delle Fiandre

 

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Dworp 15/03/2008

Post n°29 pubblicato il 17 Marzo 2008 da Paracarroemigrato
Foto di Paracarroemigrato

Ovviamente dopo l’influenza è arrivato anche un bel raffreddore. Fino a giovedì ero decisamente mal preso. Forze zero o poco più e sembrava che tutto fosse di nuovo andato a ramengo. Venerdì però ho fatto una piccola uscita per capire come stavo e le forze sembravano essere ritornate… almeno in parte. Una piccola parte. Così sabato sono andato a correre. Dove? A Dworp dove avevo già corso l’anno scorso e l’anno prima. E’ un bel percorso con una salitella di 600 metri seguito da un fastidioso falsopiano.

Finalmente c’è il sole, o qualcosa che gli somiglia, e posso correre imbacuccarmi come Babbo Natale. Come immaginavo siamo in un buon numero alla partenza e tra noi ci sono diversi elite della Vallonia o simili.  Direi che in tutto siamo una settantina.  Ma le strade sono molto larghe e belle per cui non ci sarà il minimo problema. Proprio dopo pochi metri dal via scappano in 4 e prendono un po’ di margine ma non sono molto preoccupato e più che altro sono impegnato a fare un po’ lo scemo.  Scatto un po’ di volte nel tentativo più che altro di vedere come sto.  Mi sento meglio, ma sono imballato. Appena arrivo a 180 pulsazioni per minuto non riesco ad andare oltre e mi sembra di morire.  Prima della brutta influenza arrivavo a oltre 190. Avevo già notato questa cosa e sarà difficile ritornare a posto.

Alla seconda ascesa soffro un po’ troppo… l’hanno fatta forte e il successivo falsopiano è stata una bella coltellata nelle gambe.  Però ho ancora un po’ di margine e la cosa mi lascia soddisfatto, al punto tale da provare ancora e ripetutamente l’attacco nella successiva ampia e facile discesa.

Terzo giro e succede quello che non mi aspetto. Strappata notevole nel tratto più duro e mi trovo alle prese con un buco lasciatomi dal corridore davanti a me. A 20 metri ho 6 corridori e poi io che faccio la cavolata di provare a chiudere invece di girarmi e guardare che il gruppo è sbrindellato e lasciare quest’incombenza ai corridori che sono rimasti alla mia ruota. Così uno dopo l’altro, alla spicciolata, vengo saltato e “fatto fuori”. Sono a corto di fiato e non c’è verso di riprendermi. Ho bisogno della discesa. Appena arrivati alla tanto sospirata discesa il buco non è ancora grande, cento metri al massimo, ma davanti sono in 11 e forti mentre e noi solo in 5. Mi riprendo e tiro al massimo ma la cooperazione è scarsa e piano piano il divario si allarga. Ritornati alla salita rimango solo all’inseguimento ma presto mi rendo conto che sto solo facendo fatica inutile e mi rialzo. Poco dopo il gruppo rientra su di noi e letteralmente ci fermiamo. Bye bye corsa. Nel frattempo in uno dei lunghi rettilinei ho notato che i due gruppetti si sono inglobati e così a condurre la corsa ci sono 15 corridori.

Trascorro gli ultimi due giri nella pancia del gruppo senza tirare più un metro con l’idea di fare qualcosa negli ultimi chilometri per cercare almeno un piazzamento. Arrivati in cima alla salita con il gruppo in fila indiana, butto il massimo rapporto e provo l’impossibile.  Con fatica prendo qualche metro e presto vengo raggiunto da un bel bestione. Testa bassa e a tutta fino all’arrivo. Mamma mia quanto schiaccia questo qui! Faccio una fatica boia a dargli i cambi, ma non voglio saltarli. Se rallentiamo un solo secondo il gruppo ci piomba addosso. In fondo alla discesa c’è ancora uno strappetto da superare e due km di pianura controvento.  Il gruppo è in fila dietro di noi ma forse ce la facciamo. Arrivati all’ultimo km il mio “collega” non tira più perché vuole fare la volata. A me non frega molto, intanto non ci giochiamo nulla, però voglio arrivare per una questione di morale. Agli ultimi 300 metri è chiaro che non ci raggiungeranno e posso anche rialzarmi a riprendere fiato finendo 17° con un leggero anticipo davanti al gruppo.

Che dire… soddisfatto non lo sono di certo.  Ma cosa posso fare?  Posso solo pazientare e continuare ad allenarmi nella speranza di tempi migliori.

Nella foto c’è il mio nuovo mezzo. Prima o poi farò delle foto migliori, magari quando ci sarà il sole… a giugno!

 
 
 
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