Creato da Paracarroemigrato il 22/02/2007

L'inferno del Nord

Storie di un ciclista agonista italiano nel cuore delle Fiandre

 

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Oordegem 1/03/2009

Post n°39 pubblicato il 06 Marzo 2009 da Paracarroemigrato
Foto di Paracarroemigrato

Una nuova stagione è al via, sono a Oordegem per la classica di apertura della stagione. Se volete sapere di più sul percorso andate qui: http://blog.libero.it/infernodelnord/view.php?id=infernodelnord&mm=0703&gg=070305 Dove potete leggere cosa avevo scritto due anni fa subito aver corso sul medesimo tracciato.

Sono nervoso e carico come una molla. L’avvicinamento in queste ultime settimane non è stato perfetto come i mesi precedenti. Con mia moglie siamo impegnati nel trasloco e ieri ho dipinto muri e soffitti mentre stamattina ho portato il letto nella nuova casa (leggi: smonta il letto, caricalo in macchina e rimonta il letto) e ho fatto più scale oggi che quando sono stato sulla Torre Eiffel!

Ma niente scuse, sono qui per far vedere che sono pronto e sono gli altri a doversi preoccupare, forse ;-) In totale ci aspettano 10 giri. Il gruppo è sorprendentemente numeroso e le facce nuove non si contano. Evidentemente anche quest’anno altri Elite hanno fatto il passaggio al mondo amatoriale.

Il primo giro è all’insegna del nervosismo. Si fa fatica a stare davanti e la strada non è larghissima, è chiaro che non c’è posto per tutti. La cosa comunque non mi sorprende più di tanto: è la prima corsa e ognuno cerca il suo posto. Tra un paio di giri molti sceglieranno che il posto migliore per loro è la pancia o la coda del gruppo.

Ogni tanto seguo gli attacchi ma non sono propositivo, è decisamente troppo presto. Intanto nessuno va via. Verso la fine del terzo giro provo ad accelerare in prima persona. Una, due volte e sono via. Qualche centinaia di metri da solo mi fanno capire di non sentirmi veramente al 100% ma che poi, proprio schifo non faccio. Inizio del terzo giro e durante lo strappetto in pavé se ne vanno via in 4. Fiuto il pericolo e parto insieme ad un altro. In un chilometro rientriamo sulla fuga e siamo via. Dentro ci sono dei bei corridori e si va via piuttosto bene anche se uno rimane quasi sempre passivo a ruota.

Due giri così e il gruppo ci piomba addosso. Gli altri si rialzano ma io tiro dritto e proseguo per la mia strada. A quanto pare faccio bene perché dopo meno di un chilometro mi ritrovo nuovamente in fuga. Adesso siamo in 7. Con noi c’è anche il campione belga che sembra avere una marcia in più di tutti… me incluso. Passano i giri e la fatica inizia a sentirsi, soprattutto a causa della rampa dell’arrivo che proprio non riesco a digerire con quel dannato pavé!

Oltretutto invece di andare regolari, ad ogni giro si fanno le “prove di volata” e quando arriviamo in cima perdiamo tempo prezioso per ricompattarci e rifiatare. Come se non bastasse uno ha deciso che il ritmo è troppo elevato per lui e che non avrebbe più tirato un metro.

Con queste premesse entriamo negli ultimi due giri. Ennesima salitella ed ennesimo sfaldamento del gruppetto. Questa volta rimango indietro. Il gruppo si avvicina velocemente e riusciamo a rientrare con i primi solo dopo 4 km. Ormai l’accordo è andato e il gruppo è sempre più vicino e quando stiamo per sentire la campana dell’ultimo giro ci riprendono. E’ volata di gruppo, dalla quale cerco di starci ben lontano e, a giudicare dal mega-mucchio di 20 corridori a 200metri dall’arrivo, ho fatto proprio bene.

Che dire? Boh, me lo aspettavo. Questo era un percorso troppo veloce per andare via con una fuga. Ci ho provato, due volte (!), ed è andata male… ma almeno ci ho provato.

Sabato sarà diverso, promesso.

 
 
 
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