Creato da Paracarroemigrato il 22/02/2007

L'inferno del Nord

Storie di un ciclista agonista italiano nel cuore delle Fiandre

 

« Oordegem 1/03/2009

Riassunto puntate precedenti e Zele 29/03/2009

Post n°40 pubblicato il 30 Marzo 2009 da Paracarroemigrato
Foto di Paracarroemigrato

Rieccomi qui! Finalmente posso scrivere qualcosa sul blog, non perché non abbia più corso dall’esordio ma semplicemente perché ho traslocato e sono rimasto senza connessione internet a lungo.

In questo periodo ho corso a Essene dove nonostante una gran gamba ho cavato mooolto meno di quello che meritavo (14°).  Poi è stata la volta di Hamme-Sint Anna dove mi sono presentato al via distrutto da due giorni di trasloco durante il quale mi è pure letteralmente volato l’armadio della camera da letto dal primo piano atterrando nel giardinetto sottostante…

Ad Hamme la corsa è stata furiosa e con un bel venticello che però non ha portato ad alcuna selezione e dopo una cavalcata a 44 km/h di media siamo arrivati a un volatone generale.

La domenica successiva mi sono presentato a Wortegem dove c’era un bellissimo percorso con una salitella leggera e dalla sede stradale molto ampia di un km e mezzo da fare ben 18 volte! La parte in discesa poi era una specie di toboga strettissimo spazzato da un forte vento con tanto di un pezzetto in pavé.

Era il mio percorso ma come sempre accade la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo e, infatti, al terzo giro mi trovo in fuga senza grossi problemi poiché mi è bastato seguire il forcing di un team sulla salita, ma una volta entrati in discesa un tizio davanti a me ha pensato bene di mettersi la bici per cappello bloccando letteralmente la strada a me e ad altri 3. Risultato la fuga è via e noi veniamo ripresi immediatamente dal gruppo.  Poi con in passare dei km stavo sempre meglio e allora a 7 giri dal termine ho iniziato ad attaccare con costanza. La costanza viene premiata ed eravamo via in 4 e con la fuga finalmente a vista ma ricordate la sfiga? Ecco… a 5 giri alla fine la gomma posteriore si è afflosciata lasciandomi mestamente a bordo strada.

 

Oggi invece sono a Zele, luogo dove ho corso già due anni fa. Come due anni fa c’è molto vento sul percorso e visto il mio stato di forma è un bene. Purtroppo subito dopo il via mi sento un po’ imballato e faccio mooolta fatica nei ventagli. Così quando partono in 9 non riesco a trovare la forza per seguirli.

La fuga va… ha 40 secondi e dietro andiamo piano. Mi riprendo e insieme ad altri 4 o 5 corridori troviamo un tacito accordo per cercare di ricucire lo strappo. Purtroppo siamo in troppo pochi a tirare e quelli dietro (una cinquantina) sembrano stare seduti sul divano del soggiorno da quanto sono comodi.

Però troviamo un bel ritmo e grazie al vento laterale si forma un ventaglio e una ventina di corridori si staccano da dietro. La fuga è sempre più vicina e dopo 3 giri li riprendiamo. Non tutti però, tre sono ancora davanti e pestano sui pedali molto bene…  se ne vanno via.

Continuiamo a tirare ma con meno convinzione anche perché di aiuto continuiamo a non riceverne. Se proviamo a scattare una squadra numerosa con l’uomo in fuga chiude immediatamente e ci fermiamo.

Davanti vanno… hanno sempre 30/40 secondi di vantaggio e ormai ho capito che non li riprenderemo più. Mi sento bene, molto bene. Tiro ma ho ancora un discreto margine, mi sembra assurdo portare a spasso così tutto il gruppo, o quello che ne è rimasto. A tre giri dal termine decido che ne ho avuto abbastanza: devo provare a fare qualcosa!

In un tratto di un chilometro di strada statale, bella larga, con il vento che spinge ma leggermente laterale provo un attacco suicida.  Con il 53x13 mi metto sulla riga bianca che delimita la carreggiata e spingo a più non posso in progressione. Mamma mia, non vedo ancora la fine del rettilineo e il cuore è in gola, sto facendo una faticaccia per niente… ne sono sicuro. Non ho nemmeno il coraggio di voltarmi, la paura di vedere tutti a ruota impegnati a chiacchierare del più e del meno è troppo grande. Vabbé però ora mi giro. Bingo! Sono tutti in fila e vedo chiaramente un paio di buchi nella fila, sto facendo male. Butto dentro il 12 e via… di nuovo sulla linea bianca fino alla fine. Faccio la curva e ho ancora gente a ruota, rilancio e basta. Non riescono più a seguirmi.  Solo uno riesce a rientrare e con lui andiamo via di comune accordo.

All’ultimo giro, nonostante la vicinanza del gruppetto dietro di noi, sembra fatta per giocarsi il 4° o 5° posto. Ma a tre km dall’arrivo il mio “socio” mi dice che suo fratello (una moto a pedali, fidatevi) stava arrivando e che non avrebbe più tirato. Così a due km dall’arrivo rientra il “fratello” con un altro e andiamo alla volata. Curiosamente davanti sono fermi e per pochi metri non li riprendiamo. Parto lungo controvento (credevo che l’arrivo fosse più vicino dietro una curva…ops) e mi saltano a 50 metri dalla linea. Settimo.

Viste le sfighe durante le ultime corse non mi posso lamentare.  Il Giro di Sardegna si avvicina!

 
 
 
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