Creato da Paracarroemigrato il 22/02/2007

L'inferno del Nord

Storie di un ciclista agonista italiano nel cuore delle Fiandre

 

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Zeveneken 1/05/07

Post n°13 pubblicato il 03 Maggio 2007 da Paracarroemigrato

Tanto per cambiare un po’ e per “festeggiare” il primo maggio vado a correre con un altra federazione, denominata WAOD.  La gara della federazione per cui corro abitualmente era abbastanza lontana e il circuito non prometteva nulla di buono, così ho optato per la vicina Zeveneken, o come diavolo si chiama.

Il circuito è breve, solo poco più di 3 km, da ripetere 20 volte ed è un quadrato pressoché perfetto. L’asfalto è ottimo e il vento spira con fortissima intensita.  Alla partenza cerco di guardami un po’ intorno per cercare di capire chi potrebbe essere forte o meno.  Vedo la maglia iridata e mi ricordo che chi la indossa è un ottimo corridore.  I campionati mondiali ai quali ho preso parte anch’io l’anno scorso è una corsa difficile e dal livello super alto, come è ovvio attendersi.  Tutte le federazioni fanno “consulta” tranne la VWF, cioè quella per cui ho il tesserino.  Perciò chi vince il “mondiale” della consulta, vince una corsa a federazioni più o meno unificate con alla partenza anche una bella fetta di corridori stranieri (l’anno scorso ricordo una trentina di inglesi, una cinquantina di olandesi e qualche francese).  Io mi ritirai mestamente dopo 60 km e lui vinse dopo 120 km di gara.  Scontrarsi contro di lui è una bella cartina tornasole per capire se quest’anno vado veramente.

Siamo in 79 al via. Siamo divisi in due categorie per motivi di età (A e B) ed io da buon 33enne sono tra i B.  La partenza comunque è unica. Sono un po’ nervoso per la novità ma al tempo stesso sono convinto di poter dire la mia.

Partiamo e rimango un pochino imbottigliato, devo stare attento perchè il percorso è un quadrato e nei tratti di vento laterale stare oltre la quinta o sesta posizione significa fare una bella faticaccia supplementare.  Ma già al primo passaggio mi porto nelle primissime posizioni e lì rimango agevolmente.  Scatto e attacco testa bassa, non mi va di aspettare.  Al tempo stesso tengo d’occhio il campione del mondo, ogni volta che si muove lo seguo come un ombra.  Dopo 4 giri in un modo stranissimo sei corridori si avvantaggiano.  Mi guardo intorno per cercare la maglia iridata ma non lo vedo.  Improvvisamente sbuca da una pista ciclabile laterale e con una curva sul marciapiede, degna del miglior Valentino Rossi, se ne va lasciando me e il gruppo con un palmo di naso.

Lorenzo stai calmo, nel prossimo tratto di vento laterale prova il tutto per tutto.  Detto, anzi pensato e fatto.  Esco a tutta, nessuno mi prende la ruota e mi avvicino al gruppo di testa.  Mi avvicino ma non entro... rimango a 20 metri sbattendo la faccia contro il forte vento.  Davanti girano in doppia fila e non riesco a colmare l’ultimo gap.  Merda!

Attendo un gruppetto che da dietro si è sganciato a sua volta.  Siamo in sette ma non c’è grande collaborazione.  Tranne un paio di elementi mi sembra che il livello non sia così buono da sperare di rientrare.  Passano due giri dove io tiro il 50% del tempo e il rimanente 50% se lo spartiscono gli altri.  Siamo sempre a 20 secondi.

Decido di riprovarci. Senza scattare butto tutti i watt di cui dispongo sui pedali, rimango solo.  Arrivo nuovamente a 20 metri, ma giriamo la curva e BAM... vento in faccia.  Davanti mi vedono e allungano. Ancora fuori. Merda, e due!

Riaspetto gli altri, probabilmente non saranno rimasti contenti, ma chissenefrega, ho tirato come un mulo prima.  Comunque nessuno dice niente.  Mi rimetto a tirare e a spronare gli altri ma mi sembra che non ci sia più nulla da fare.  Secondo me abbiamo ancora perso qualcosa.  Passano i giri e mi sento ancora forte.  A otto giri al termine mi sento pronto per riprovare il tutto per tutto.  Però questa volta non voglio scattare, non ce la farei mai da solo.  Sono convinto che se porto questo gruppetto a 20 metri dai primi poi ci penserà qualcun altro a chiudere definitivamente il buco, o almeno lo spero.

Faccio cenno di mettersi tutti ben a ruota, calo due denti e via.  L’accelerata della disperazione è partita.  Due km a tutta, chiedo un cambio di 50 metri e poi di nuovo un altro km a gas completamente aperto.   Siamo quasi in scia, sono distrutto, e questa volta fortunatamente gli altri riescono a coprire anche gli ultimi metri.

A sette giri dal termine abbiamo 13 corridori in testa alla corsa.  Non ci speravo più.  Ovviamente inizio a essere un po’ provato per gli sforzi ma confido ancora di poter far bene.  A meno 4 giri iniziano gli scatti.  Sto soffrendo e capisco che devo provare ad anticipare se voglio ottenere qualcosa.  Passa un giro e un corridore (di cui non conoscevo la fisionomia, ma che poi dal nome ho scoperto essere un tra i più forti del Belgio) piazza uno scatto che sembra essere partito per una volata.  Tutti rimaniamo immobili e quello in un attimo prende un vantaggio chiaramente irrecuperabile.

Dopo essere passati nuovamente sotto l’arrivo (-2) parto e mi trovo da solo.  Gli altri si guardano e io prendo vantaggio.  Quello in fuga è della A e così posso sperare di vincere almeno la categoria.  Testa bassa e via a tutta, di nuovo.  Non dura molto e quando suona la campana mi raggiunge il campione del mondo insieme ad altri due corridori.  A questo punto sembra decisa una volata tra il nostro gruppetto per il posto d’onore ma gli altri non tirano e così ci fermiamo. All’ultimo chilometro rientrano tutti.

Volata che chiudo al sesto posto, perciò 7° assoluto e 5° di categoria.

Ancora un piazzamento nei primi dieci, ormai ho capito che quello è il mio posto.  Prima o poi arriverà la botta di fortuna?  Chissà... nel frattempo pedalo.

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